Il caso

Operazione Grand Hotel Imperial, i dubbi di tecnici e politici sulle convinzioni di Villotti

La questione aveva creato un clima di tensione sia all'interno della Patrimonio del Trentino sia tra il presidente di quest'ultima e la Provincia: tutto emerge chiaramente dagli atti dell'inchiesta, così come si evince che l'allora numero uno della società pubblica avesse difeso la vendita. Ecco passo dopo passo come l’affare alla fine è sfumato

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di Patrizia Todesco e Marica Vigano'

TRENTO - Che l'affare Grand Hotel Imperial di Levico avesse creato un clima di tensione sia all'interno della Patrimonio del Trentino che tra Andrea Villotti e la Provincia emerge chiaramente dagli atti, così come emerge che l'allora presidente, soprannominato «il pacchero» per le sue preferenze a tavola, abbia su ogni fronte difeso a spada tratta gli Agostini e cercato di mandare in porto il progetto di acquisizione sul quale il gruppo stava lavorando da mesi.

In particolare, stando alle intercettazioni e ai documenti acquisiti nell'ambito dell'inchiesta dalla Finanza, è emerso che in occasione del Cda per il bando, uno dei revisori legali, il dottor Renato Fanara, avrebbe contestato a Villotti le modalità con cui erano state prese le decisioni in merito al bando e il fatto che gli Agostini risultavano «segnalati alla Finanza». 

Emergono poi le perplessità sollevate dal sindaco di Levico, Gianni Beretta, che aveva contestato la vendita di un bene simbolo del paese. Dalla Provincia, invece, arrivarono dubbi sui requisiti morali e penali degli Agostini.

Tutte questioni che Villotti ha cercato di risolvere per quel «debito di riconoscenza» che - come si legge negli atti - lo aveva portato a dire che «farà di tutto per agevolare» Alessio Agostini. Decine e decine le telefonate e le intercettazioni ambientali che precedono la stesura della manifestazione di interesse.

Anche il giorno precedente al Consiglio di amministrazione di Patrimonio del Trentino ci sono telefonate penalmente non rilevanti ma non opportune, come quelle dell'avvocato Andrea Merler, vice presidente del Cda, che ha chiamato Alessio Agostini per dirgli che l'indomani avrebbe votato «qualcosa di interessante».

Nel corso della conversazione i due ridono della cosa, Agostini invita Merler a votare bene alludendo al fatto che la famiglia Agostini è molto generosa. Nell'intercettazione emergerebbe che Merler si mostrò compiaciuto della cosa confermando a parole che Agostini era uno di buon cuore. Sempre nell'ambito dell'organizzazione del Cda la Finanza ha intercettato telefonate di Villotti con i membri del Cda stesso e anche con il direttore generale della Provincia Paolo Nicoletti, nelle quali si prodigava a spiegare i problemi legati alla disdetta da parte dei gestori del Grand Hotel e la necessità di accogliere la manifestazione d'interesse arrivata dagli Agostini. 

È dopo la pubblicazione del bando che iniziano ad arrivare le telefonate perplesse di tecnici e politici. Tra coloro che si fanno avanti c'è il leghista Roberto Paccher, ma anche dirigenti della Provincia che riportano le preoccupazioni del sindaco di Levico.

All'interno di Patrimonio del Trentino perplessità vengono avanzate da uno dei revisori legali e anche dalla presidente del collegio sindacale, dottoressa Mariangela Sandri. Anche in questo caso Villotti si adopera - soprattutto con la consigliera Barbara Balsamo - per difendere il bando e gli Agostini.

È a quel punto che interviene anche la Provincia, con il dirigente Mauro Groff che chiede informazioni e approfondimenti in merito al bando. Arrivano sollecitazioni a Villotti anche sulla questione morale dei soggetti che vorrebbero acquistare il Grand Hotel Imperial, ma anche in questo caso, in una telefonata con Michele Maistri, Villotti, difende «l'amico» Alessio dicendo che «se uno va a donne sono affari suoi» e aggiunge «È una famiglia di albergatori, tutto il resto e tenendo presente che, questi controlli qui, dico è meglio se li fate su qualcun altro in certe società per vedere cosa faceva prima. Non su qualcuno che lavora da quando aveva 14 anni e che viene da una famiglia di albergatori». 

Quanto al sindaco di Levico, viene definito «un comunista» che vuole che l'immobile rimanga in mano pubblica. È all'interno della Giunta che matura l'idea che quel bando vada ritirato e quell'affare non debba concludersi. Quando l'assessore Simone Marchiori ha informato Villotti della decisione di effettuare immediatamente un conchiuso di giunta sulla questione, l'ex presidente di Patrimonio del Trentino chiede un rinvio almeno di un giorno per discutere di persona della cosa. 

Seguono tante telefonate, ma alla fine la giunta va dritta per la sua strada. Quindi sulla convinzione che Villotti «si impegnerà fino alla morte» per fargli ottenere la gestione del Grand Hotel Imperial Alessio Agostini ha dovuto ricredersi. Non immaginava certo che l'affare non sarebbe andato a buon fine quando parlando di Villotti diceva che non gli interessava se gli «scrocca un piatto di pasta ...un po' di spa» spiegando che è «uno scroccone che gli sta facendo guadagnare 20 milioni».

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