Giustizia

Infortunio in caserma, vince la battaglia legale dopo anni: 450mila euro di risarcimento

L'incidente si verificò nel 2012 nel cortile della caserma del corpo permanente, in piazza Centa a Trento: il pompiere che a seguito dell'incidente ebbe gravissime conseguenze psicofisiche aveva chiesto che gli fosse riconosciuto un danno pari a 600mila. Dopo 13 anni di battaglia giudiziaria, non si è però ancora giunti a mettere la parola fine ai procedimenti, i legali del lavoratore annunciano infatti un appello

TRENTO. Dopo 13 anni di battaglie giudiziarie, il Tar di Trento ha condannato la Provincia a risarcire poco più di 450mila euro a un vigile del fuoco rimasto gravemente ferito nell’agosto 2012 nel cortile della caserma di piazza Centa. L’incidente si era verificato durante le operazioni di riavvolgimento della fune di un’autogru: il pompiere si era fermato a pulire alcune macchie d’olio, ma nessuno dei presenti aveva controllato se fosse sceso dal mezzo prima di chiudere gli stabilizzatori. Rimasto schiacciato con il busto tra lo stabilizzatore e il corpo macchina, riportò gravi fratture e traumi, con un’inabilità lavorativa durata sei anni e conseguenze permanenti.

Il vigile del fuoco aveva chiesto un risarcimento complessivo di 616mila euro, di cui 200mila per le sofferenze fisiche e morali subite, aggravate dall’impossibilità di praticare sport come corsa, bici, immersioni e trekking, che prima dell’incidente facevano parte della sua vita quotidiana. Il Tar ha riconosciuto la responsabilità della Provincia di Trento, in qualità di datore di lavoro, ma ha anche stabilito un concorso di colpa del 50% da parte della vittima, riducendo così l'importo da risarcire. Sulla base delle consulenze tecniche d’ufficio, i giudici hanno quantificato i danni in 216mila euro per il danno biologico, 100mila euro per le spese mediche e 149mila euro per le retribuzioni e le indennità non percepite.

Non sono invece stati riconosciuti i 50mila euro richiesti per il demansionamento, né una somma a titolo di personalizzazione del danno non patrimoniale legata all’impossibilità di svolgere attività motorie.

Gli avvocati del pompiere – Attilio Carta, Lorenza Cescatti e Stefano Tomaselli – hanno annunciato ricorso al Consiglio di Stato, ritenendo infondato il concorso di colpa: «Il nostro assistito operava sotto la direzione di un caposquadra, che non ha seguito fino alla fine le operazioni e lo ha lasciato solo mentre stava ancora lavorando sul mezzo, senza accertarsi che avesse concluso prima di attivare gli stabilizzatori». I legali contestano anche il mancato riconoscimento del danno da demansionamento e del danno personalizzato.

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