Chiesa

Don Lauro richiama all'essenza del cristianesimo: vivere per gli altri, non per esibire sé stessi

Duomo gremito per la domenica delle Palme: monsignor Tisi invita a seguire l'esempio del Cristo che si dona

di Claudio Libera

TRENTO. Il tempo meteorologico ha consigliato di non effettuare la tradizionale processione nella domenica delle Palme dalla basilica di Santa Maria Maggiore alla cattedrale. Così il rito si è svolto all’interno del Duomo, gremito di fedeli per l’inizio dei riti della Settimana Santa; al termine della processione lungo le navate, l’arcivescovo Lauro Tisi ha benedetto i rami di ulivo posti all’ingresso del Duomo.

Poi ha avuto inizio la concelebrazione solenne. Con la benedizione dei rami d’ulivo, la Chiesa ricorda l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, incamminato in verità verso la sua passione e morte, narrata nel lungo testo evangelico che caratterizza la liturgia.

Nel seguire Gesù ed il suo “modo di stare al mondo” – ha detto il vescovo Lauro all’omelia - c’è però il “pericolo di sbagliare bersaglio”, il “concreto rischio di dare la vita per esibire sé stessi”, riducendo “l’esperienza credente a un po’ di sana filantropia”. Davanti ai fedeli riuniti in duomo e collegati in diretta streaming e tv, l’arcivescovo ha citato la “splendida l’intuizione di Bonhoeffer”, ad 80 anni dal suo martirio, che vede nel Crocifisso l’”Uomo per gli altri”.

Per monsignor Tisi questa è l’autentica identità di Dio, la “vera trascendenza”. “Solo nella libertà da sé, nell’esserci per gli altri abbiamo – ha aggiunto l’arcivescovo – l’autentica onnipotenza”. “Debolezza mortale” e “violenza”, come quella di chi ha mandato a morte Gesù sono, viceversa, l’”habitat di chi vive per sé stesso”.

“Lì dove la vita diventa esodo, esistere per gli altri, lì – ha ribadito monsignor Tisi – abita il Dio di Gesù Cristo, lì incontri il Regno. Non c’è possibilità di errore: quando la vita diventa pro-esistenza, dono di sé, lì Dio è presente. Non si tratta di mettere in gioco abilità, capacità organizzative, servizi; niente meno di sé stessi deve essere messo a disposizione degli altri”.

“Per vivere – è stato un ulteriore passaggio della Messa delle Palme, animata dai cori congiunti delle parrocchie del Duomo e di S. Maria Maggiore – non basta avere salute, benessere economico, visibilità. Ci serve poter essere ospitati nella vita degli altri”.

“Fatichiamo – ha ammesso don Lauro – ad accogliere questa modalità di vivere del nostro Dio, apparsa in Gesù”. Nel gesto della lavanda dei piedi, con cui il “Maestro vuol consegnarci il suo modo di interpretare la vita”, una lezione non solo per i credenti “Quanto ha bisogno oggi la Chiesa di lasciarsi lavare i piedi!”, per non ridursi “a una triste Ong senz’anima” retta solo da “prestazioni e servizi” ma “quanto ha bisogno di questo Dio l’umanità, in quest’ora tragica dove a dominare la scena sono uomini ossessionati dal vivere per sé stessi. Lo squallore, la bassezza inaudita delle loro parole, delle loro narrazioni piene di odio e di disprezzo, la menzogna fatta sistema che abita i loro discorsi, ci porti – ha concluso l’arcivescovo di Trento – a batterci il petto ed a tornare all’Uomo della Croce, alle sue parole che sono spirito e vita”.

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