Allarme polveri sottili: Trento soffre, Bolzano respira. L'analisi della Commissione europea
Entrambe le province, pur con valori differenti, si posizionano comunque meglio rispetto alle regioni del Nord Italia maggiormente industrializzate come Veneto (56,65%), Lombardia (55,45%) e Piemonte (43,43%), che guidano la classifica negativa nazionale.
TRENTO/BOLZANO. Le province autonome di Trento e Bolzano presentano situazioni differenti riguardo l'inquinamento da particolato fine (PM2,5), come emerge dal cruscotto sull'inquinamento zero pubblicato dalla Commissione europea con dati relativi al 2020. La provincia di Trento supera il valore limite annuale stabilito dall'UE (10 µg/m³) del 10,75%, posizionandosi nella fascia medio-bassa tra le regioni italiane che eccedono tale soglia. Questo dato evidenzia come il territorio trentino, nonostante la sua conformazione prevalentemente montuosa e la presenza di vaste aree boschive, non riesca comunque a mantenersi entro i parametri europei per la qualità dell'aria.
In contrasto, la provincia di Bolzano si trova in una situazione decisamente migliore, superando il limite UE solo dell'1,24%, collocandosi così come l'area del Nord Italia con la minore concentrazione di particolato fine. Questo risultato potrebbe essere attribuito alle politiche ambientali implementate, alla minore densità industriale o a fattori geografici favorevoli.
Il divario tra le due province autonome è significativo (9,51 punti percentuali), nonostante condividano caratteristiche territoriali simili e appartengano alla medesima regione geografica alpina. Questa differenza merita un'analisi approfondita per comprendere quali fattori determinino performance così diverse in territori contigui.
Entrambe le province, pur con valori differenti, si posizionano comunque meglio rispetto alle regioni del Nord Italia maggiormente industrializzate come Veneto (56,65%), Lombardia (55,45%) e Piemonte (43,43%), che guidano la classifica negativa nazionale.