Riforma dello Statuto, Fratelli d'Italia impallina la Lega e Kompatscher: «è tutto da rifare»
L’onorevole Urzì (della Commissione dei 6) manda tutto all’aria. E pensare che Fugatti annunciava il via libera del governo «nelle prossime settimane». Il PD trentino attacca, il Patt si preoccupa, Fugatti replica: "Percorso combattuto e accidentato"
TRENTO. È tutto da rifare. Fratelli d’Italia propone la riscrittura del disegno di legge costituzionale di riforma dello Statuto di autonomia del Trentino Alto Adige consegnato dal presidente altoatesino Arno Kompatscher alla premier Giorgia Meloni l’anno scorso e che, superato il vaglio tecnico del Dipartimento per gli Affari regionali, è da mesi bloccato, in attesa di un via libera politico da parte del consiglio dei ministri che non arriva.
Quel testo, per altro, era stato condiviso anche dalle altre autonomie speciali sulla comune richiesta principale dell’introduzione del principio dell’intesa per la modifica degli Statuti. Ma secondo il deputato altoatesino di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì, presidente della Commissione paritetica dei 6 e membro della Commissione Affari costituzionali della Camera, così com’è non è condivisibile perché introduce un diritto di veto nei confronti del Parlamento che è inaccettabile e poi perché il testo non contiene il ripristino delle competenze erose dalle sentenze della Corte costituzionale, né nuove competenze, mentre elimina i limiti dell’interesse nazionale e i principi delle grandi riforme economiche e sociali al potere legislativo delle Speciali.
Onorevole Urzì, perché Fratelli d’Italia è contro il principio dell’intesa contenuto nella proposta delle Speciali per la riforma dello Statuto?
Noi siamo per il recupero delle competenze del ’92 e l’adeguamento dello Statuto. Il testo riguarda solo l’intesa e l’eliminazione dell’interesse nazionale e della necessità di operare in sintonia con le grandi riforme economico sociali. Quindi diciamo: facciamo un testo che comprenda subito tutto, un’intesa che sia realmente una intesa e non un potere di veto e il recupero delle competenze del ’92 e l’adeguamento dello Statuto. Invece il testo attuale prevede solo l’intesa e l’eliminazione dei vincoli sull’interesse nazionale e le riforme economico sociali.
Ma non si può dare intanto il via libera all’intesa e poi pensare a nuove competenze?
Il rischio è che se aspettiamo che il primo percorso si concluda rimanga veramente poco tempo per il secondo passaggio, che è quello che invece deve interessare totalmente le realtà locali, ossia le competenze, il merito delle questioni. Noi non nascondiamo che, per esempio, siano necessari anche alcuni interventi di adeguamento all’epoca storica in cui viviamo, soprattutto per quanto riguarda l’Alto Adige. Si sta discutendo sulla scuola plurilingue per il gruppo italiano. Lo Statuto però pone chiari vincoli che ne impediscono uno sviluppo pieno. Oppure c’è il tema per esempio dei quattro anni di residenza per poter votare in Provincia di Bolzano, mentre in Trentino sono ridotti ad uno.
Quindi vuol dire che il disegno si legge presentato dal presidente Kompatscher va completamente riscritto? Non ci sarà il via libera del consiglio dei ministri «nelle prossime settimane» come ha detto il presidente trentino Fugatti?
Sul tema dell’intesa, come detto, è ragionevole che le due parti, ossia lo Stato e le autonomie, come previsto peraltro proprio nella nuova normativa per l’autonomia differenziata, provvedano eventualmente a definire un testo condiviso, a scriverlo assieme, un po’ come si fa attraverso le commissioni paritetiche per le norme di attuazione. Il principio che invece è inserito nella proposta, ferma non a caso per valutazioni serie al Dipartimento affari legislativi della presidenza del Consiglio dei Ministri, è che un testo arriva in Parlamento, viene votato, poi viene trasmesso ai consigli regionali e provinciali e se questi non esprimono un’intesa di fatto il silenzio si trasforma in veto. Dal punto di vista tecnico si tratta di una limitazione del potere sovrano del massimo organo legislativo della nazione, il Parlamento, depositario della democrazia, a cui verrebbe negata la prerogativa legislativa da un organo diverso dello Stato. Non esiste in nessun altro caso. Va studiato un metodo di condivisione a monte. Senza precludere le prerogative del Parlamento sovrano. Non si capisce perché per le negoziazioni che riguardano l’autonomia differenziata questo sia possibile anzi è previsto, per l’autonomia speciale no.
Chiederete ai presidenti di riaprire il confronto per elaborare un nuovo disegno di legge condiviso?
La proposta di Kompatscher non è nata da una deliberazione di una giunta provinciale, o di un consiglio provinciale o regionale, o di una discussione pubblica, o di un confronto pubblico. Sono testi scritti personalmente diciamo dai presidenti delle regioni a statuto speciale, ma sappiamo scritti da Kompatscher. Quindi il tema è che nessuno anche nella nostra regione ha discusso né in maggioranza né all’opposizione del testo presentato, che infatti nessuno conosceva. Ora la discussione sta proseguendo con una trattativa assolutamente personale di Kompatscher a Roma, a vari livelli. Non sono le giunte a discutere e trattare. Noi come forza di governo, sia a livello locale che nazionale, riflettiamo ad alta voce sulla necessità di una più ampia condivisione per arrivare alla soluzione che tutti auspichiamo, ossia un rafforzamento della nostra autonomia, soprattutto partendo dalle competenze.
Ma quanto tempo pensa che ci vorrebbe, se mai riusciste a trovare l’accordo con Svp e Lega?
Penso sia stato un errore unire la nostra discussione con quella delle altre quattro regioni a statuto speciale, perché noi siamo più speciali degli altri con l’aggancio internazionale. In un mese potremmo avere un testo per il Trentino Alto Adige con il ripristino delle competenze e quelle nuove e entro la fine dell’anno il primo voto in Parlamento.
Un testo che comprende l’intesa?
Un’intesa preventiva e pattizia non un diritto di veto.
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L'ATTACCO DEL PARTITO DEMOCRATICO
"Con la consueta elegante diplomazia, Fratelli d'Italia, in un colpo solo, riesce a smentire sé stessa e manda in archivio l'accordo sul quale si regge risicatamente la maggioranza provinciale di Bolzano e la Giunta regionale. In un'intervista, il partito di Giorgia Meloni rinnega infatti, con tutta evidenza, gli impegni assunti in tema di riforma degli Statuti delle autonomie speciali e soprattutto cancella il principio dell'intesa, vero perno di quegli accordi". Lo scrivono, in una nota congiunta, i consiglieri provinciali del gruppo del Pd, Alessio Manica e Andrea de Bertolini.
"Dopo un anno di attese ed approfondimenti, peraltro incomprensibilmente gestiti dentro un'aura di segretezza che non depone in favore del dibattito democratico, sembra che il disegno di legge, presentato al governo dal presidente Arno Kompatscher, anche a nome dei suoi colleghi e delle regioni a statuto speciale e della Provincia di Trento, debba essere riscritto in toto, rinunciando a quel principio d'intesa sul quale l'intera proposta legislativa si regge", affermano i due consiglieri, citando questa ntervista al presidente della Commissione dei sei, Alessandro Urzì.
Manica e de Bertolini parlano di un "mai dimenticato centralismo" da parte di Fratelli d'Italia, che "nega alle autonomie speciali un passo essenziale nel processo di tutela e di sviluppo", nel "silenzio assordante dei partner trentini di maggioranza".
LA DICHIARAZIONE DI FUGATTI
"Gli autorevoli interventi nel corso della Giornata dell'Autonomia lo hanno ricordato bene: il percorso del nostro Statuto speciale è sempre stato lungo, combattuto e partecipato. È così anche oggi, in un tempo però che vede una forte convergenza di intenti fra la Provincia autonoma di Trento e quella di Bolzano". Lo ha dichiarato all'agenzia Ansa il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, interpellato sul dibattito in corso con Roma per la riforma dello Statuto di autonomia. "Abbiamo piena fiducia nella competenza e nell'operato del presidente Kompatscher - aggiunge Fugatti - con il quale il confronto su questo come su altri temi è costante e che sta portando avanti la delicata partita delle riforme in accordo e su mandato delle altre autonomie speciali che arricchiscono la nostra Repubblica".
IL PATT: RISPETTARE I PATTI
"La trattativa in atto fra le Regioni a Statuto speciale e lo Stato parte da due principi cardine sui quali da mesi è stata trovata la convergenza e che ora devono essere perfezionati e tradotti in proposte legislative: l'Intesa e il ripristino delle competenze erose.
Tali principi, comuni a tutte e cinque le Regioni, devono essere la base di partenza per la successiva trattativa bilaterale fra Stato e singole Regioni per definire i nuovi spazi di autonomia e le nuove competenze.
Il percorso appare limpido e cristallino: prima si trova l'accordo su ciò che unisce e poi si scende nel dettaglio.
Il cambio di percorso auspicato da alcuni esponenti politici che mira a mettere in secondo piano l'Intesa, non solo rappresenta uno snaturamento dell'essenza stessa di Autonomia, ma mette in discussione gli impegni già concordati con il governo. Tale posizione è inaccettabile ed essendo il testo dell'accordo fermo da alcuni mesi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, auspichiamo che il Governo sappia mantenere gli impegni presi e sblocchi al più presto l'iter così come concordato finora. Iter procedurale proposto dal Governo stesso tramite il ministro Calderoli.
Come PATT, assieme alla SVP con la quale manteniamo rapporti costanti di consultazione, compreso un confronto odierno con l'Obmann Steger, terremo monitorata la situazione e non saremo disposti a fare passi indietro, in particolare sul principio dell'Intesa".
LA CONTRO-REPLICA DI URZI'
Alla fine di una giornata di fibrillazione, Urzì ha ritenuto di tornare sull'argomento in una nuova dichiarazione.
" "In questa legislatura non solo terremo fede agli impegni, ma realizzeremo tutto quello che la sinistra non è riuscita a fare: ossia a ripristinare gli standard di autonomia erosi dalla riforma costituzionale. Sarà proprio il centrodestra unito sotto la guida di Giorgia Meloni a restituire all'autonomia la sua dimensione precedente alla devastante riforma costituzionale imposta dalla sinistra a colpi di maggioranza". Lo scrive - in una nota - il parlamentare e coordinatore di Fratelli D'Italia per il Trentino Alto Adige, Alessandro Urzì.
"Il centrodestra a Roma come a livello locale, a Trento come a Bolzano, non è mai stato così unito, non solo nella quotidiana amministrazione, ma anche nella visione di prospettiva. Siamo determinati a riparare a iniziare dagli impegni sul recupero degli standard del '92, ossia la sostanza della questione, le competenze. Comprendiamo che la sinistra che nulla ha fatto in 25 anni oggi faccia difficoltà ad accettarlo aggrappandosi ad ogni pretesto per fare polemica", aggiunge Urzì.
Il coordinatore regionale precisa che "Fratelli d'Italia ritiene che la discussione su competenze e il tema della leale collaborazione che porta all'intesa fra regioni, province e Stato sulle riforme dell'autonomia debba avvenire il più possibile". Inoltre Urzì ha rilevato come nel lavoro "ci sarà bisogno anche delle opposizioni, se la smetteranno di adottare la tattica dell'essere contro a prescindere su tutto".