In pensione Lauro Versini, pediatra omeopata: “Dopo 35 anni di servizio credo di aver dato tutto”
Dal primo ottobre il noto medico smetterà di lavorare. Al suo posto arriverà, almeno momentaneamente, la dottoressa Alice Marzatico (i due nella foto, ndr): “Una professionista eccezionale, con una gran voglia di lavorare e sono contento di lasciare i miei piccoli pazienti in buone mani”
TRENTO. Con il primo ottobre il dottor Lauro Versini andrà in pensione. Dopo 35 anni di servizio, cesserà di lavorare come pediatra di libera scelta. «Continuerò comunque nel mio ambulatorio privato di via Degasperi. L'intenzione è quella di rallentare i ritmi. Sette anni fa ho subito un intervento chirurgico e ho effettuato delle cure. Sono ancora vivo, ringrazio chi mi ha curato e non voglio tirare troppo la cinghia». Classe 1957, laurea in medicina e specializzazione in pediatria a Padova, dal 1988 Versini è punto di riferimento per tanti piccoli trentini. Ora al suo posto arriverà, almeno momentaneamente, la dottoressa Alice Marzatico. «Una professionista eccezionale, con una gran voglia di lavorare - assicura Versini - e sono contento di lasciare i miei piccoli pazienti in buone mani».
Dottor Versini, lei va in pensione per raggiunti limiti di età o per scelta personale?
A dire il vero avrei potuto rimanere ancora qualche anno perché ho 66 anni, ma dopo 35 anni come pediatra di base credo di aver dato tutto. A parte qualche sostituzione, ho sempre lavorato a Trento facendo anche l'omeopata.
Omeopatia e pediatria: come ha conciliato le due cose?
L'omeopatia è vista come una medicina alternativa, mentre in realtà è complementare. Nessuno di noi omeopati si sognerebbe di curare una polmonite o una meningite con l'omeopatia. Ci sono dei limiti sia da una parte che dall'altra, ma le due cose possono integrarsi. L'omeopatia ti apre un campo enorme su quello che è l'aspetto comportamentale, di costituzione: tutta una serie di aspetti del bambino che la medicina cosiddetta "tradizionale" non ha mai considerato. Quella che va di moda ora, la medicina ad personam, noi l'abbiamo sempre usata come omeopati.
A chi dice che l'omeopatia è acqua cosa risponde?
Dico che dal punto di vista scientifico non c'è ancora una validazione, ma in tutto il resto d'Europa è utilizzata. Sicuramente fornisce un aiuto enorme soprattutto a livello preventivo e anche dal punto di vista emozionale, grazie ad un approccio completamente diverso. Questo mi aiuta a risolvere tanti problemi dei bambini legati al sonno, ad atteggiamenti. Ritengo ci siano tanti campi in cui medicina e omeopatia possono andare insieme.
Essendo lei medico ha anche la possibilità di scegliere il miglior approccio caso per caso.
Certo, ci sono anche genitori che all'omeopatia non credono e allora non c'è problema. Non ho preclusioni di sorta, fornisco la terapia tradizionale cercando di non caricare i bambini di farmaci. Purtroppo i nostri bambini già lo sono, e un po' per la medicina difensiva e un po' per i protocolli. Chiaro se ho bisogno di un antibiotico, lo prescrivo ma bisogna sempre stare attenti e valutare volta per volta se ce n'è effettivamente bisogno.
Lei ha iniziato 35 anni fai. Sono cambiati sia i bambini che i genitori?
No, i bambini sono rimasti stupendi e uguali. Entrano, sorridono o piangono, aprono la bocca se vogliono. Sono sempre fantastici, 35 anni fa come oggi. I genitori, invece, sono peggiorati perché per colpa della cosiddetta alfabetizzazone digitale abbiamo " dottor google" sempre in ambulatorio.
Arrivano già con la diagnosi in mano?
Più di uno. Fortunatamente con la maggior parte dei genitori dei miei pazienti c'è rapporto di estrema fiducia e sincerità.
Negli anni è cambiata anche la possibilità di effettuare accertamenti diagnostici.
Ecografia, risonanze e tac negli anni '80 cominciavano ad esserci, ma non erano ancora utilizzate come oggi. Per non parlare degli esami diagnostici. Anche per le allergie ad esempio. Avere questi strumenti ci permette di fare diagnosi migliori . Il rischio è di lasciare perdere la clinica. Io credo che mettere le mani, toccare, auscultare e guardare siano metodi ancora validi.
Lei lascia circa 800 pazienti e migliaia ne ha curati negli anni. Quale è dal suo punto di vista l'emergenza sanitaria che dovremmo affrontare, dal punto di vista pediatrico, nei prossimi anni?
Sicuramente si dovranno valutare i danni causati dal Covid, non solo quelli dovuti all'isolamento dei ragazzi. Poi c'è il fronte dell'emozionalità e ritorno di vecchie malattie. Poco tempo fa abbiamo avuto un'epidemia scarlattina a livello mondiale che erano vent'anni che non si veda più.
Accennava ai problemi emozionali, legati quindi alla sfera psicologica.
Purtroppo con i genitori che devono lavorare entrambi, nonni che non sono a disposizione come un tempo, costringe a dover utilizzare nidi e tagesmutter. Strutture validissime, per carità, però alla fine questi bambini fanno i "pacchi" con le conseguenze che questo comporta.