Trento / L'evento

Il Festival dell'economia si prepara per il gran finale, in scena anche altri tre premi Nobel

Dopo un'altra giornata fitta di appuntamenti, domenica 28 maggio sono attesi fra gli altri Lech Walesa, Muhammad Yunus e Adam Riess. Sabato l'intervento del ministro Urso: "Sforzi per aumentare la produzione di auto in Italia" 

TRENTO. Domenica 28 maggio, giornata conclusiva per il Festival dell'economia a Trento.

Numerosissimi gli eventi in programma (vedi l'elenco completo in basso), che saranno aperti da un nuovo sipario dedicato ai protagonisti di Radio 24: alle 9 "Si può fare" con la giornalista Laura Bettini, nella postazione di piazza Cesare Battisti, dove si alternano i conduttori di molte trasmissioni amate dal pubblico.

"L’innovazione tecnologica al servizio della salute" è il dibattito delle 9.30 alla sede Ocse.

In scena anche "Gioca in piazza con il Monopoly life size, dalle 10 alle 19, in piazza Fiera.

Alle 10.15, al teatro Sociale, l'atteso "Solidarietà e valori nel XXI secolo", con Lech Walesa, premio Nobel per la pace 1983, ex Presidente della Repubblica di Polonia. Walesa dialogherà con Gigi Donelli, caporedattore centrale news di Radio 24.

Oltre a Walesa, interverranno altri due Nobel: Muhammad Yunus (per la pace nel 2006) e Adam Riess (per la fisica nel 2011). Quest'ultimo propèorrà "Sorprese dall’espansione dell’Universo", alle 16.15 nel palazzo della Regione; Yunus interverrà alle 12 in sala Depero (Provincia), sul tema "Sostenibilità e sviluppo economico".

Oggi, sabato, intanto, altra giornata intensa al Festival che anima le vie di Trento colorate di arancione.

In scena anche una nuova contestazione, con un corteo contro la guerra.

Nel frattempo sul palco della kermesse sono sfilati altri esponenti del governo Meloni.

Sul tema "Politica industriale e made in Italy per vincere sfide" è intervenuto iIl ministro Adolfo Urso: "Credo - ha detto - che oggi la politica industriale sia assolutamente necessaria, a fronte anche dei fenomeni e degli obiettivi che ci siamo posti come Unione europea in merito alla transizione economica e digitale".

Urso cita l'esempio degli Usa: "Gli Stati Uniti lo scorso anno hanno realizzato misure quali mai si erano viste in termini di impegno finanziario che hanno delineato una politica finanziaria. Parlo di due mila miliardi di dollari".

Secondo il ministro, "è politica industriale" il disegno di legge sul Made in Italy, che verrà presentato la prossima settimana al Consiglio dei ministri, "una legge quadro che serve a incentivare, sostenere le filiere strategiche del made in italy italiano".

Per quanto riguarda le risorse, ha aggiunto Urso, "credo che partiremo da un miliardo di euro". sul Made in Italy il ministro si è augurato "che nell'anno scolastico 2024/2025 possa sorgere un liceo Made in Italy anche qui a Trento. Non ci sono abbastanza ingegneri in Italia per rispondere alle esigenze di un'unica grande multinazionale. Figuriamoci il resto. Non solo ingegneri. Tutte le professioni tipiche del Made in Italy. Noi siamo la fabbrica del lusso e del bello del mondo", ha aggiunto. Sul Pnrr, ha proseguito, "spostiamo le risorse su progetti realizzabili nel tempo dovuto.

Le prime risorse che potremmo ottenere da questa revisione che riguarda il Repower eu e il Pnrr - ha aggiunto Urso a margine dell'intervento - noi le destineremo per quanto riguarda il mio dicastero al Piano transizione 5.0, cioè all'incentivo, attraverso crediti fiscali significativi, alle imprese, per innovare i propri impianti ai fini della sostenibilità ecologica e ai fini della digitalizzazione".

Il ministro alle Imprese e al Made in Italy ha aperto un capitolo sul settore delle automotive. "Concentreremo anche su questo i nostri sforzi, con un obiettivo: produrre più automotive e più veicoli commerciali nel nostro Paese. Siamo passati da una produzione di due milioni di veicoli nel 1990 con una diminuzione sempre di 780.000 veicoli lo scorso anno", ha detto Urso. "Stiamo elaborando un nuovo piano per consentire di cambiare la vettura anche a chi non può permetterselo.

Abbiamo il parco vetture più vecchio d'Europa, che è posseduto da chi non può permettersi di cambiare macchina. Il mio problema - ha aggiunto - non è rottamare l'euro 5, ma l'euro 0, 1, 2, 3". Urso ha parlato anche dei rapporti con la Cina. "La Cina è un grande partner, con cui possiamo e dobbiamo avere partnership commerciali e produttive". Sulla via della seta, Urso ha detto che "è una riflessione che il governo italiano farà" e ha auspicato un rapporto "sempre fifty-fifty di partnership industriale e produttiva".

IL PROGRAMMA COMPLETO

 

Di telecomunicazioni europee ha parlato l'amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola.

Le tlc, sostiene, sono in una "tempesta perfetta" con tutti gli operatori che hanno difficoltà economiche.

Labriola attribuisce le responsabilità ad una "politica industriale impostata 30 anni fa".

Su questa posizione è anche il presidente di Tim, Salvatore Rossi, che attribuisce le responsabilità alla concorrenza "delle multinazionali americane del settore tech". Nelle settimane scorse dal settore delle telecomunicazioni europee sono arrivati segnali negativi, con alcuni big che hanno annunciato tagli al personale a causa di difficoltà economiche.

E l'analisi del manager di Tim punta il dito su quelle regole che, impostate anni e anni fa, ora non sono più adatte. Quello che sta succedendo "oggi dimostra che bisogna cambiare", evidenzia Labriola.

"Il regolatore però - conclude - non lo può fare guardando nello specchietto retrovisore che è il modo migliore per far schiantare una macchina. Sono sicuro che qualcosa cambierà".

Prima le telecomunicazioni era molto chiaro cosa "fossero oggi la situazione è cambiata. Su cosa sono whatsapp o istagram non sappiamo. Whatsapp usa un numero di telefono ma non ha le nostre regole", aggiunge. Non si può chiedere di regolare whatsapp perchè ha la sede dall'altra parte dell'oceano ma "bisognerebbe fare in modo di lasciarci la possibilità di competere con le stesse regole".

E sulle multinazionali tecnologiche americane interviene anche il presidente di Tim secondo il quale "si stanno affacciando sul mercato delle telecomunicazioni utilizzando scorciatoie tecnologiche".

Si pensi a Whatsapp che ha sostituito "completamente gli sms che erano una fonte di ricavi per tutti gli operatori".

Ma tra qualche anno i "consumatori non potranno più godere di questa concorrenza perché gli enormi investimenti necessari per tenere il passo in questi avanzamenti tecnologici non possono essere fatti", conclude Rossi.

Al Festival, Pietro Labriola, con un format molto originale, ha conversato con una studentessa affrontando diversi tempi, come le nuove generazioni, la gestione delle aziende e l'importanza del dialogo. E, rispondendo ad una domanda sul dialogo tra gli azioni di Tim, il manager di Tim ha ribadito che il "dialogo in azienda è sempre importante.

Tra azionisti, tra generazioni. Il dialogo è un elemento importante che unisce. L'importante è dialogare. Il dialogo porta sempre a soluzione", conclude. Tim si avvia ad affrontare una serie di appuntamenti importanti.

Il primo è il consiglio d'amministrazione previsto per lunedì 29 maggio quando sul tavolo del board, verosimilmente, ci sarà la nomina di un nuovo consigliere dopo che il principale socio del gruppo, Vivendi, è uscito dal consiglio lo scorso gennaio e, dopo l'assemblea, ha proposto il nome dell'ex presidente di Leonardo, Luciano Carta. Nei giorni scorsi sul tema si è confrontato il comitato nomine e remunerazioni che probabilmente porterà di fronte al consiglio un'istruttoria, come da prassi di mercato. Questo passaggio si inserisce in un momento in cui la società attende, entro il 9 giugno, un'offerta finale per la sua rete fissa, la cosiddetta Netco.

Nei mesi scorsi il fondo Kkr e il tandem Cdp-Macquarie si sono fatti avanti con le loro offerte che il cda di Tim ha giudicato non ancora adeguati; il fondo statunitense, in particolare, ha già dato la disponibilità a migliorare la propria proposta. Il consiglio dovrebbe poi riunirsi il 22 giugno per valutare le eventuali nuove offerte migliorate.

Sullo sfondo resta uno scenario in cui i due pretendenti potrebbero cercare di unire le forze. Un'offerta congiunta sarebbe lo "scenario migliore per Tim: eliminerebbe il rischio di veti incrociali, assicurerebbe maggior potenza di fuoco per eventuali rilanci e, col pieno supporto del Governo, renderebbe meno probabile che Vivendi possa tenere il deal in ostaggio", spiegava nei giorni scorsi un analista di Intermonte.

[nella foto di Alessio Coser, l'economista ed ex premier Romano Prodi, al Festival, ieri]

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