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L'anagrafe negata ai figli di coppie omosessuali, sit-in a Trento: "Una violenza ispirata dall'esecutivo Meloni"

Oggi, 4 maggio, la manifestazione promossa dalle Famiglie arcobaleno davanti al commissariato del governo: "Preoccupazione per la diffida inviata dal prefetto al sindaco Ianeselli dal firmare atti di nascita per bambini e bambine nati in coppie omogenitoriali"

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TRENTO. "A nostro avviso questo atto è l'ennesimo nel quale si scatena una violenza ingiustificata, ispirata purtroppo dal governo attuale".

Lo ha detto Giuseppe Lo Presti, referente di Famiglie arcobaleno del Trentino Alto Adige, in occasione del sit-in (foto) organizzato oggi davanti al Commissariato del governo assieme ad Arcigay e ad Agedo del Trentino. L'iniziativa - hanno spiegato gli organizzatori - intendeva "esprimere la nostra preoccupazione per la diffida del prefetto Filippo Santarelli verso il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, dal firmare atti di nascita per bambini e bambine nati in coppie omogenitoriali".

"Ci auguriamo - ha detto Lo Presti - che la Procura, che può richiedere al Comune gli atti di nascita e sottoporli al Tribunale per chiedere se sono o non sono conformi alla legislazione, tenga conto non solo di quello che viene chiesto da Roma, ma possa far prevalere il senso di responsabilità e i diritti dei minori. Noi continueremo a gridarlo: giù le mani dai nostri figli e dalle nostre figlie".

"In Italia, oggi, sono circa cinque mila le famiglie arcobaleno", ha riportato Lo Presti, che ha ringraziato pubblicamente il sindaco di Trento per "essersi preso la responsabilità di creare atti di nascita dei figli di coppie omogenitoriali".

La diffida in questione risale alla fine di aprile e si inserisce nelle iniziative del governo Meloni per bloccare i Comuni che trascrivono atti di nascita di figli con genitori dello stesso sesso.

La diffida che il rappresentante di Roma ha inviato al primo cittadino indica che le norme attuali "non consentono di formare atti di nascita con genitori dello stesso sesso".

Anche i sindaci di altre città in cui le registrazioni avvenivano (o avvengono tuttora) sono stati oggetto di queste attenzioni da parte dell'esecutivo guidato dalla leader della destra italiana.

A Trento le registrazioni al momento risultano essere tre, la prima all'inizio dell'anno, riguardava la figlia di due mamme.

Ianeselli, commentando le posizioni e le ingiunzioni del governo Meloni, ha sottolineato che la priorità, in assenza di una norma nazionale, va data alla tutela dei bambini, che hanno il diritto di vedersi riconosciuti i propri genitori.

Sulla questione il 12 maggio è in progamma una iniziativa a Torino: "Le città per i diritti. Contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, per i diritti di tutte le famiglie".

È attesa la partecipazione di numerosi sindaci, compreso lo stesso Ianeselli: obiettivo sarà sia rilanciare l'appello per una legge giusta, sia ragionare sulle contromisure praticabili oggi, a fronte di un atteggiamento di chiusura totale espresso dal governo di destra.

Fra l'altro, sulla condotta dell'esecutivo si sono levate nelle settimane scorse si levano voci critiche anche da esponenti di paèrtiti di maggioranza, come quella del sindaco leghista di Treviso, Mario Conte, presidente dell'Anci Veneto.

Il primo cittadino del capoluogo della Marca sostiene infatti le trascrizioni anagrafiche e, intervenendo sui media in questi giorni, ha spiegato che serve un intervento normativo per consentire questi atti. Atti, ha sottolineato, che riguardano sia famiglie con genitori omosessuali, sia coppie miste, uomo donna, in situazioni particolari: basta fare una verifica con gli uffici anagrafici per evidenziare quanto sia articolata questa realtà, ha detto.

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