Sanità / Il giudizio

I sindacati bocciano il ricorso alla sanità privata: “Non è quella la strada per ridurre le liste d’attesa”

Lo dicono Cgil, Cisl e Uil commentando il documento che traccia le linee guida della sanità trentina per i prossimi otto anni. I sindacati ritengono positive le scelte su telemedicina, prevenzione, rafforzamento del personale. Restano scoperte, però, molte questioni che il Piano sfiora appena

FUTURO Il programma dell'Azienda sanitaria
INDAGINE Prestazioni sanitarie: il Trentino è decimo, l'Alto Adige penultimo
APSS "Oltre mille part-time non attribuiti", la Uil annuncia una causa

IOPPI «Deleterio il ricorso alle cooperative per il pronto soccorso»
L'ANALISI Stanchi e preoccupati, la fuga dei medici dagli ospedali

 

TRENTO. “Il piano strategico dell’Azienda sanitaria si incanala nella giusta direzione. C’è però il rischio che questo insieme di obiettivi si traduca in poco più di un libro dei sogni se da subito la Giunta non investirà le necessarie risorse. Non basta dire di tirare la cinghia per quattro-cinque anni. Senza investimenti veri immediati sul personale saremo fatalmente punto e a capo senza aver risolto nulla. Il banco di prova quindi sarà l’ormai imminente variazione di bilancio”.

Lo dicono Cgil, Cisl e Uil commentando il documento che traccia le linee guida della sanità trentina per i prossimi otto anni. I sindacati decidono di vedere il bicchiere mezzo pieno e quindi ritengono positive le scelte su telemedicina, prevenzione, rafforzamento del personale.

Restano scoperte, però, molte questioni che il Piano sfiora appena o che non tiene nemmeno in considerazione e da cui dipende, invece, il raggiungimento degli obiettivi annunciati. A cominciare dalla prevenzione, impossibile da attuare senza un rafforzamento anche della dimensione socio-assistenziale, grande assente del progetto di via Degasperi.

“Il presidio sociale è indispensabile per ridurre la domanda di interventi sanitari, per prevenire il disagio sociale e sanitario, per accompagnare i soggetti con cronicità, per portare l’assistenza vicino al cittadino – fanno notare i segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti - . Il piano strategico deve aprirsi anche a questa dimensione se vuole raggiungere risultati ambiziosi nel campo della promozione della salute. Se non si potenzia questo asset, se non si investe sul personale, migliorando le condizioni retributive di 10mila addetti delle coop sociali senza contratto né nazionale né provinciale. Se non si investe su questo fronte non ci sarà domiciliarità, non ci sarà prevenzione, non ci sarà vera territorialità”.

Cgil, Cisl e Uil chiedono, dunque, di stanziare subito le risorse necessarie sia per rinnovare i contratti collettivi del settore sanitario e socio-sanitario, sia per potenziare i servizi di assistenza socio-assistenziale gestiti dalle Comunità di Valle.

Altro nodo critico è la territorialità. “Cure territoriali non vuol dire ospedali sotto casa, come pensa questa Giunta, ma una rete di assistenza sanitaria e socio-sanitaria che oggi arranca anche per la carenza di personale tra i medici di base, gli infermieri di territorio e così via. Non ci possiamo rassegnare ad attendere 4-5 anni per affrontare il problema. La questione va messa immediatamente tra le priorità e anche questo richiede risorse. Non è chiaro poi come il piano strategico si intreccia con la riforma sanitaria finanziata dai fondi Pnrr”. Senza dimenticare infine che ci sono territori privi di servizi come Primiero.

Cgil, Cisl e Uil guardano poi con sospetto al ricorso alla sanità privata. “Non è quella la strada per ridurre le liste d’attesa perché più avanza il privato più arretra il pubblico. E rischia di ampliarsi il divario salariale tra personale della sanità pubblica e liberi professionisti che invece va colmato”.

Infine il nodo punti nascita periferici su cui la Giunta conferma la propria scelta. “E’ un controsenso oltre che un gioco pericoloso per la salute della mamma e del bambino. Affrontiamo un periodo di emergenza per la carenza di medici. E’ paradossale pensare di spostare le poche risorse umane su micro punti nascita, senza assicurare adeguata sicurezza. Questa scelta va ripensata lasciandosi alle spalle logiche legate solo al consenso elettorale. L’Alto Adige l’ha già fatto da tempo. Il Trentino continua pericolosamente a temporeggiare”.

comments powered by Disqus