Economia / Il caso

Dipendenti delle Famiglie Cooperative in stato di agitazione: “Disdetta contrattuale scelta inaccettabile"

Sindacati all’attacco: “Nel 2020 il Consorzio Sait ha visto incrementare il suo fatturato rispettivamente di oltre 23,50 milioni euro e oltre 19,50 milioni di euro. Nonostante ciò la Cooperazione non ha fatto nulla negli ultimi dieci anni per rilanciare le Famiglie Cooperative, oltre alla scelta di ridurre il costo del personale"

IL FATTO "Integrativo non più sostenibile"
L'ACCORDO Soldi per il "tempo tuta"

TRENTO. Proclamazione dello stato di agitazione e sospensione di tutto il lavoro straordinario fino a fine giugno. È questa la prima mossa con cui le dipendenti e i dipendenti rispondono alla disdetta unilaterale del contratto integrativo da parte delle Famiglie Cooperative (decadrà il 1° luglio 2023), sottoscritto a settembre 2014. Lavoratrici e lavoratori chiedono anche il riconoscimento degli arretrati congelati.

"La disdetta contrattuale resta una scelta inaccettabile e incomprensibile, che le Famiglie Cooperative hanno assunto nonostante l'estrema disponibilità dei dipendenti, che con flessibilità e grande dedizione e disponibilità gestiscono negozi come se fossero di loro proprietà, in strutture spesso poco adeguate", sottolineano in una nota i segretari di Filcams, Fisascat e Uiltucs, Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Walter Largher.

Famiglie cooperative, disdetto il contratto integrativo: lavoratori in agitazione

Si fanno sempre più tesi i rapporti tra Federazione della Cooperazione, sindacati e lavoratori delle famiglie cooperative dopo la scelta di disdettare il contratto integrativo, con conseguente riduzione della retribuzione stimata in circa 130 euro netti al mese. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs hanno proclamato lo stato di agitazione con blocco del lavoro straordinario. E potrebbe essere solo l’inizio.

"Dal 2014 al 2017 il contratto provinciale ha previsto, in un contesto di pesantissima crisi del settore consumo, il blocco di uno scatto di anzianità e una ulteriore riduzione dei permessi retribuiti che a tutt'oggi, per volere della delegazione datoriale, non hanno ancora ripreso la corretta maturazione", ricordano i sindacalisti. Per questa ragione, si legge ancora nella nota, "è inaccettabile che la contrattazione provinciale sottoscritta dalla Federazione Trentina della Cooperazione non sia rispettata dalle Famiglie Cooperative e che la delegazione sindacale che le rappresenta, con le più disparate modalità, tergiversi e posticipi nel tempo il riconoscimento di quanto dovuto ai lavoratori del settore. Sono trascorsi 6 anni".

I sindacati sottolineano che nel 2020 il Consorzio Sait "ha visto incrementare il suo fatturato rispettivamente di oltre 23,50 milioni euro e oltre 19,50 milioni di euro. Ad un andamento in risalita si somma anche il sostegno della Provincia di Trento che ha stanziato più di 3,2 milioni di euro a favore dell'insediamento e della permanenza di esercizi multiservizi in zone svantaggiate, un milione in più rispetto agli anni precedenti. Nonostante ciò la Cooperazione non ha fatto nulla negli ultimi dieci anni per rilanciare le Famiglie Cooperative, oltre alla scelta di ridurre il costo del personale". 

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