Animali / La sentenza

Azzannato da un pitbull, perde il dito indice: risarcito con tredicimila euro

Il cane, lasciato libero, si era avventato contro un padre che, con un cagnolino tra le braccia, stava uscendo con la figlia di sei anni dalla zona recintata. Il proprietario del pitbull è stato condannato a versale 8 mila euro di danni non patrimoniali e 5 mila euro di spese di lite

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di Marica Viganò

TRENTO. La consueta passeggiata serale con il cucciolo si è trasformata in un incubo per un padre che con la figlioletta di 6 anni si era fermato all'area cani di via Marsala. Un pitbull, sfuggito al controllo del suo padrone, ha azzannato l'uomo alla mano staccandogli l'indice destro.

L'episodio è accaduto in una tiepida serata di fine aprile del 2017. Non essendo stato possibile recuperare la parte amputata, l'uomo da allora è privo di una falange. Giunto al pronto soccorso in ambulanza nell'immediatezza dell'incidente, presentava una ferita tale «da non consentire nemmeno un tentativo chirurgico di salvaguardia».

Per il medico legale incaricato della consulenza tecnica, l'amputazione ha comportato un danno biologico temporaneo parziale pari al 75% (ossia massimo) per sette giorni, al 50% per sette giorni e pari al 25% (ossia minimo) per altri quindici, ma con danno biologico permanente del 5% tenendo conto che la vittima è destrorsa e che all'epoca dei fatti aveva 51 anni.

Per il tribunale civile di Trento alla vittima spetta una somma di poco più di 8 mila euro per danni non patrimoniali: condannato al risarcimento è il proprietario del cane. Lo stesso proprietario dovrà anche versare 488 euro più interessi per danni patrimoniali, pari alla spesa sostenuta dalla vittima per la relazione del medico legale di parte, oltre a rimborsare le spese della consulenza tecnica di ufficio e le spese di lite per oltre 5mila euro. Il conto totale è di 13mila euro.

Il proprietario del cane è stato dichiarato contumace: non è comparso in aula e nessuno si è costituito in giudizio per lui. Come la giudice Giuliana Segna ha evidenziato nella sentenza, non ci sono dubbi in merito alla persona che al momento dell'incidente aveva in custodia l'animale. Agli agenti di polizia intervenuti sul posto, era stato lo stesso proprietario del pitbull a qualificarsi come tale. A confermare le sue dichiarazioni è stata la lettura del microchip dell'animale; inoltre l'uomo era stato visto anche da testimoni condurre al guinzaglio il pitbull e chiamarlo per nome.

All'interno dell'area cani l'animale era libero e senza museruola. L'aggressione è avvenuta mentre il padre, tenendo in braccio il suo cagnetto, assieme alla figlia stava uscendo dall'area recintata: il pitbull gli si era lanciato contro mordendolo alla mano destra e staccandogli di netto l'indice. Nell'area cani quella sera erano presenti altre due persone, poi sentite dai poliziotti come testimoni.

Il proprietario del pitbull non essendosi costituito in giudizio è stato riconosciuto responsabile del danno causato dal suo animale. Come ha evidenziato la Cassazione «se la prova liberatoria richiesta dalla norma non viene fornita, non rimane al giudice che condannare il proprietario dell'animale al risarcimento dei danni per l'intero». Nella sentenza la giudice Segna evidenzia che «omissis è certamente proprietario del cane di razza pitbull che ha causato il danno e, dunque, l'evento lesivo oggetto della presente controversia».

«Del resto, omissis non si è costituito in giudizio al fine di assolvere l'onere della prova o di dimostrare la presenza di un evento imprevedibile, inevitabile o eccezionale che lo esonerasse da responsabilità e interrompesse il nesso di causalità fra il comportamento dell'animale e l'evento lesivo - si legge nella sentenza - In conclusione, la determinazione e la certezza che l'evento lesivo e, conseguentemente il danno, sia ricollegabile al resistente (ad omissis, ndr) è facilmente riscontrabile e desumibile in base alle asserzioni e ai fatti fin qui ampiamente riportati».

Accertata la responsabilità del proprietario dell'animale, la richiesta della vittima, assistita dall'avvocato Lorenzo Eccher, è stata accolta: l'uomo che aveva liberato il pitbull nell'area cani è stato condannato al risarcimento dei danni patrimoniali, non patrimoniali e delle spese.

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