Giustizia / La sentenza

Morì investito, condannate anche casa di riposo e Apss

La donna che era al volante non riuscì ad evitare l'impatto e l'uomo, ottantenne ospite di una casa di riposo, in una valle trentina, batté la testa sull'asfalto e morì qualche giorno dopo nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Santa Chiara

MORI. L'incidente accadde una mattina di fine maggio di 8 anni fa: il pensionato venne visto attraversare la strada come se non si fosse accorto dell'arrivo di un'auto. La donna che era al volante non riuscì ad evitare l'impatto e l'uomo, ottantenne ospite di una casa di riposo, in una valle trentina, batté la testa sull'asfalto e morì qualche giorno dopo nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Santa Chiara.

Per quell'investimento, che strappò l'anziano all'affetto dei suoi cari, il tribunale di Trento ha condannato l'automobilista e la sua compagnia assicurativa, ma anche la casa di riposo e l'Azienda sanitaria provinciale: dovranno pagare, in solido tra loro, a favore della moglie e dei tre figli della vittima 168mila euro ciascuno per danno non patrimoniale e 3mila euro per danno patrimoniale.

È stato inoltre deciso che siano a carico della casa di riposo, dell'Apss e dell'assicurazione le spese di causa e delle consulenze tecniche. Alla donna che era al volante è stata contestata la violazione delle norme del codice della strada, ma in quel tragico investimento il tribunale ha ritenuto che le responsabilità fossero più ampie.

La vittima soffriva di Alzheimer e di "wandering", ossia di una pulsione verso gli spostamenti. Da un paio d'anni era ospite della casa di riposo, con permesso - concordato tra familiari e direzione della struttura - per poter uscire quotidianamente per raggiungere la casa familiare, distante circa cinque chilometri, e così trascorrere la giornata con la moglie. Nel tardo pomeriggio-sera, l'uomo veniva riaccompagnato dai familiari nella struttura.

La mattina dell'investimento - erano circa le 8.30 - il pensionato stava percorrendo il consueto tratto di strada per andare a trovare la moglie. Alla casa di riposo il giudice ha contestato la violazione dell'obbligo di garanzia, sia contrattuale che extracontrattuale, mentre all'Azienda sanitaria è stato rimproverato che «la mancata individuazione di una struttura più adeguata (ovvero più specifica per i malati di Alzheimer) presso cui ricoverare il paziente e l'errata terapia farmacologica da somministrargli siano idonee ad integrare un profilo di responsabilità concorrente in capo all'Apss».

Alla sentenza di primo grado l'Azienda sanitaria ha deciso di fare appello, sostenendo che la consulenza tecnica d'ufficio avrebbe evidenziato nel corso del giudizio che non ci sarebbero stati errori nella gestione del paziente. Il mese prima dell'incidente mortale l'uomo era stato valutato dall'Unità multidisciplinare che ne aveva chiesto il trasferimento in una struttura specifica per malati di Alzheimer (il paziente era in attesa di un posto disponibile).

Il pensionato era seguito dall'Unità operativa di psichiatria: come era emerso dalla consulenza tecnica d'ufficio, i medici non avevano ritenuto necessaria una modifica della terapia per la psicosi da Alzheimer in quanto una maggior sedazione avrebbe potuto peggiorare il rapporto fra rischi e benefici per il paziente.

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