Politica / Fisco

Trento dice no al “condono”: non saranno cancellati debiti e interessi di mora a 4.837 evasori

L’assessora Franzoia: “È una questione di equità”. La percentuale più significativa, pari al 86,10%, è riferita a violazioni al Codice della Strada, il 9,29% riguarda altre sanzioni a regolamenti comunali, il resto è distribuito in percentuale non significativa tra ICI, canoni di concessione, occupazione suolo, rette nidi, scuole materne e altre voci residuali

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TRENTO. Anche il Comune di Trento, come ha fatto tra le polemiche giovedì sera il consiglio comunale di Rovereto, dirà "no" al condono sulle quote di interesse maturate su multe e sanzioni amministrative comminate e non pagate dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. La proposta di non aderire al condono è prevista in una delibera predisposta dall'assessora alle finanze Mariachiara Franzoia che verrà discussa e messa ai voti a Palazzo Thun martedì prossimo, ultimo giorno utile per le amministrazioni creditrici per smarcarsi dalle previsioni del governo Meloni e dire no ai condoni.

Quella a cui l'amministrazione comunale non vuole rinunciare non è una grande cifra. Si tratta di 4.387 posizioni oggetto di potenziale stralcio per un ammontare complessivo di 270.000 euro, somma riferita agli interessi per ritardata iscrizione a ruolo, sanzioni e interessi di mora rispetto a un capitale dovuto di 1.311.764 euro.

La percentuale più significativa, pari al 86,10%, è riferita a violazioni al Codice della Strada, il 9,29% riguarda altre sanzioni a regolamenti comunali, il resto è distribuito in percentuale non significativa tra ICI (essendo crediti risalenti ai primi anni Duemila non era ancora vigente l'IMIS che parte dal 2015), canoni di concessione, occupazione suolo, rette nidi, scuole materne e altre voci residuali.

Si tratta di cifre che certamente non risultano decisive per riequilibrare un bilancio che mai come quest'anno risulta in affanno e anche senza condono non sono soldi che rientreranno tanto facilmente nelle casse comunali, trattandosi di debiti accumulati da almeno otto anni.

«É anche possibile che si riferiscano a persone decedute o società fallite» conferma Franzoia. Ma la decisione della giunta Ianeselli di non condonare è stata presa per questioni di principio. «È prima di tutto una questione di equità, perché non è giusto condonare debiti a chi non ha pagato le sanzioni soprattutto nei confronti di coloro che invece lo hanno fatto regolarmente» sottolinea l'assessora Franzoia.

Una contrarietà ad un malcostume tutto italiano di perdonare a distanza di tempo favorendo così i furbetti rispetto a chi aveva pagato i suoi debiti ma anche semplicemente non aveva preso sanzioni. C'è poi nel caso di Trento una ragione ulteriore per rinunciare. Franzoia ricorda come dal primo gennaio del 2013 le attività di riscossione coattiva, prima affidate all'Agenzia delle entrate, sono passati a Trentino Riscossioni, società locale a cui fanno riferimento la maggior parte dei comuni trentini.

Da noi perciò il condono avrebbe valore solo per gli interessi maturati sui debiti da sanzione fino al 31 dicembre 2012 anziché fino al 2015. Se Trento e Rovereto adottano la linea dura confermando in toto debiti e sanzioni dagli altri Comuni trentini non arrivano notizie di analoga mobilitazione.

«In Consiglio delle Autonomie è un tema che non abbiamo affrontato ufficialmente - spiega il presidente Paride Gianmoena. - I sindaci di Trento e Rovereto, Ianeselli e Valduga, mi avevano detto di questa loro intenzione ma credo che i tempi stretti concessi e le cifre poco significative in ballo abbiano impedito che le realtà più piccole si attivassero. Io comunque per quel che vale sono completamente d'accordo con chi dice che i condoni sono da bocciare, per un principio di equità nei confronti di chi ha invece fatto il proprio dovere fino in fondo».

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