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Denatalità, sindacati trentini: «Miglioriamo la stabilità occupazionale»

I segretari di Cgil, Csil e Uil del Trentino hanno ribadito: «Sono dati davvero preoccupanti che tra l'altro sembrano aumentare, anche sul versante demografico, il divario con l'Alto Adige, nonostante i massicci investimenti della nostra Provincia sulle politiche familiari»

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TRENTO. «Le nascite in Trentino continuano a calare di anno in anno: sono ben 190 in meno i bambini venuti alla luce in provincia rispetto al periodo pre-pandemia, con neppure 3.850 nuovi nati nel corso del 2022 contro i 4.900 di dieci anni fa. Ciò dimostra che per invertire una tendenza demografica non bastano le migliori intenzioni, né servono a nulla misure spot che coprono periodi limitati o peggio lotterie di cui beneficiano solo pochi privilegiati». Così in una nota i segretari generali di Cgil, Csil e Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.

«Servono invece interventi strutturali a 360 gradi che rafforzino l'attrattività del nostro territorio, migliorino la stabilità occupazionale e le condizioni economiche dei giovani e qualifichino i sostegni e i servizi verso tutti i nuclei familiari che vogliono dei figli o che già ne abbiano» hanno evidenziato.

«Sono dati davvero preoccupanti che tra l'altro sembrano aumentare, anche sul versante demografico, il divario con l'Alto Adige, nonostante i massicci investimenti della nostra Provincia sulle politiche familiari - hanno aggiunto - Servono politiche lungimiranti e strutturali che sostengano il lavoro dei giovani e l'occupazione femminile in particolare oggi che il potere d'acquisto di salari e stipendi è falcidiato da un'inflazione a due cifre e da costi energetici che, seppur in contrazione, restano significativamente alti».

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