Carcere / L’aggressione

Situazione sempre più tesa nel carcere di Trento: detenuto manda in ospedale 6 agenti

Mercoledì scorso erano finiti al pronto soccorso altri quattro agenti della polizia penitenziaria e una detenuta con un principio di intossicazione da fumo (aveva appiccato un incendio per protesta)

L'ALLARME Scoppia la rivolta nel carcere
CARCERE Due agenti aggrediti
IL FATTO Agente ferito alla testa da un detenuto

TRENTO. Aveva mostrato la sua aggressività, dovuta anche a problemi psichici, in precedenti episodi. Ieri però è andato oltre, mandando al pronto soccorso sei agenti della polizia penitenziaria intervenuti per calmarlo. Il responsabile è un detenuto nigeriano, che ha dato in escandescenza e colpito con calci e pugni gli agenti «con violenza inaudita», come raccontano i sindacati.

Il più grave, accompagnato subito in ospedale per la medicazione, ha riportato una lesione al volto, una al torace, tagli al braccio ed al polso, con prognosi di guarigione di sette giorni. Gli altri cinque agenti coinvolti, manifestando professionalità e un grande senso del dovere, hanno atteso la fine del turno per la medicazione, per evitare di lasciare soli gli altri colleghi: sono stati visitati nel pomeriggio al Santa Chiara e dimessi con prognosi di guarigione di qualche giorno.

«Un'altra aggressione al personale all'interno del carcere di Spini - scrive in un comunicato il Sappe, il Sindacato autonomo polizia penitenziaria- Sei agenti, intervenuti per tentare di calmare e riportare in cella un detenuto problematico andato in escandescenza per futili motivi (sembra per un diverbio avuto poco prima con altro detenuto), sono stati dallo stesso, a più riprese, aggrediti con calci e pugni».

Riportare lo straniero alla calma non è stato semplice. Spiega ancora il sindacato: «Mentre veniva successivamente curato in infermeria, si è scagliato contro il personale di polizia penitenziaria presente. Un agente è stato addirittura morso sul braccio. Le prognosi vanno dai 7 ai 3 giorni. Dal Sappe la vicinanza ai colleghi coinvolti e l'augurio di pronta guarigione». Ciò che è accaduto ieri mattina, tuttavia, non è un caso isolato. I sindacati sono preoccupati perché, come evidenziato dall'Adige nei giorni scorsi, nel carcere di Spini un detenuto su 10 soffre di problemi psichici.

Nelle case circondariali è presente l'infermeria per le patologie e per i malesseri, ma i letti sono limitati e non è possibile riservarli a coloro che hanno altri tipi di disturbi. I detenuti con problemi di equilibrio mentale sono difficili da gestire e di cattivo esempio per gli altri, tenendo conto del contesto delicato, del passato di ognuno e delle difficoltà di una vita comunitaria e allo stesso tempo "blindata", con regole da osservare e contatti con l'esterno limitatissimi.

Con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari sono state create le Rems, le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, per garantire cure adeguate. Tali strutture però hanno un numero non sufficiente di posti ed i detenuti che soffrono di problemi psichici, in attesa di entrare in una Rems, rimangono in cella.

Nel carcere di Trento è stata una settimana difficile. Mercoledì scorso erano finite al pronto soccorso quattro agenti della polizia penitenziaria e una detenuta con un principio di intossicazione da fumo. Ad appiccare l'incendio era stata proprio la detenuta, al culmine di una protesta che, come ricostruito, era partita con una rumorosa manifestazione contro le condizioni detentive e in parte per esternare il malcontento per l'esito delle elezioni.

Dopo la chiusura delle stanze, nel pomeriggio, le detenute avevano iniziato a sbattere pentole e coperchi sulle cancellate delle camere e alle inferriate delle finestre. All'improvviso era scattato l'allarme antincendio: una detenuta aveva tentato di dar fuoco al materasso, ma grazie all'immediato intervento del personale si era evitato che le fiamme si propagassero.

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