Trento / Lavori pubblici

Bypass ferroviario, il ricorso al Tar che potrebbe bloccare tutto

È stato presentato da 24 cittadini direttamente interessati dalla realizzazione della mega opera da 1 miliardo e 200 milioni

TRENTO. C'è un ricorso al Tar contro il progetto di circonvallazione ferroviaria di Trento, la mega opera da oltre 1 miliardo e 200 milioni finanziata con 930 milioni con i fondi Pnrr. Lo hanno presentato 24 cittadini direttamente interessati, o perché sottoposti ad esproprio e abbattimento della casa dove abitano o perché vivono comunque nella zona dove passerà il tracciato.

Lo hanno presentato lunedì sera, ultimo giorno utile per contestare la relazione finale della Conferenza dei servizi che ha dato il via libera al progetto, con il sostegno dei Comitati e delle associazioni che da sempre si battono contro l'opera progettata da Rfi.

Il ricorso sarà illustrato nei dettagli sabato in una conferenza stampa. Ma Elio Bonfanti, miltante "no tav" e uno dei maggiori esperti della materia, ha acconsentito a darci qualche anticipazione sui contenuti.

Bonfanti, cosa viene contestato a Rfi e al Consiglio superiore dei lavori pubblici?

Innanzitutto c'è un ragionamento generale: tutta la procedura è inficiata da un elemento di fondo e cioè che il parere numero uno del Consiglio superiore dei lavori pubblici, documento che risale al dicembre dell'anno scorso, è stato secretato. In quel parere, reso noto solo pochi giorni fa grazie alla richiesta di accesso agli atti di una cittadina interessata dagli espropri, si facevano moltissime osservazioni circa il tracciato della galleria sotto la Marzola e se ne chiedeva lo spostamento. Rfi ha nascosto questo parere per farsi approvare il progetto dal Dibattito Pubblico, tenuto a cavallo tra dicembre e gennaio, e il risultato finale risulta inficiato da questa mancanza di trasparenza. Noi tra l'altro non è che arriviamo adesso a scoprire questa cosa, ma insieme ad Antonella Valer, Franco Tessadri e Lorenza Erlicher avevamo chiesto ufficialmente a Pillon, il coordinatore del Dibattito pubblico, di mostrare questo documento. La risposta fu che aveva un'importanza marginale rispetto al progetto. Invece era talmente importante che in agosto il Comitato speciale dei lavori pubblici dice: «Non capiamo perché non abbiate preso in considerazione le nostre richieste».

Lo stesso Comitato però in quest'ultimo frangente ha approvato l'opera. Segno che effettivamente si trattava di cose marginali?

No, proprio per questo col ricorso si chiede l'annullamento anche di quest'ultimo parere. Il Consiglio superiore dei lavori pubblici avrebbe dovuto avere un po' più di coraggio e non approvare l'opera, visto che ne aveva la possibilità.

Quindi contestate la mancanza di coerenza di uno degli organismi deputati ad approvare il progetto. Ma basta per annullare tutto?

Non contestiamo certo solo questo. Contestiamo anche il fatto che tutte le prescrizioni richieste dal Comune di Trento e dalla Provincia per migliorare e aggiustare il progetto, compreso l'allungamento della galleria verso nord e i "cameroni" per il futuro prolungamento sotto la Marzola, avrebbero dovuto essere recepite prima della chiusura della Conferenza dei servizi, permettendo così a Rfi di modificare il progetto, cosa che non è stata fatta. Il progetto è stato mandato al Consiglio superiore dei lavori pubblici senza prescrizioni. Non solo in questo modo sono vanificate le prescrizioni degli enti interessati, ma sono vanificate a tal punto che non potranno più essere inserite.

In realtà il bando di gara, recentemente pubblicato, riprende la questione dicendo che le prescrizioni dovranno essere inserite successivamente in fase di progettazione esecutiva, affidata all'impresa che si aggiudicherà progetto e lavori. Non basta?

Il bando dice una bugia. Perché il comma 3 dell'articolo 27 del codice dei contratti pubblici dice testualmente: «Salvo circostanze imprevedibili le conclusioni adottate dalla conferenza dei servizi in merito al progetto e al tracciato nonché alle interferenze e alle opere mitigatrici e compensative... non possono essere modificate in sede di approvazione dei successivi livelli progettuali a meno della presentazione di un nuovo progetto di fattibilità». Quindi è vero che Rfi scrive questo, ma innanzitutto dice che "si riserva" di chiedere l'inserimento delle prescrizioni in fase di progettazione, non che le impone. Inoltre non può farlo per legge. Aggiungo, ma è una mia considerazione non inserita nel ricorso, che si configurerebbe una turbativa d'asta perché l'opera messa a bando ha un progetto ed a quello bisogna attenersi.

Sono così importanti le prescrizioni?

Certamente sì. Cambia il tracciato e in più, nonostante Rfi dica che non deve essere modificato il valore della gara, cambia il valore dell'opera. E non si è mai visto che qualcuno faccia modifiche al progetto in modo da pagare decine o centinaia di milioni in più.

Poi c'è la grande questione dell'attraversamento delle aree ex Sloi a Trento Nord. Anche di questo si occupa il ricorso?

Certo. L'attraversamento delle aree ex Sloi ha a che fare con un Sito di interesse nazionale nel quale le prescrizioni di natura sanitaria e ambientale sono prevalenti rispetto a un'opera del Pnrr. E siccome sono prevalenti voglio vedere come fanno a passare con un progetto che è stato cassato dall'Agenzia provinciale per l'ambiente in termini molto netti.

Cassato? In realtà la Conferenza dei servizi dice che non si registrano pareri negativi.

Ma anche su questo siamo di fronte a una bugia. In realtà c'è una delibera della Provincia che dice testualmente che "non ci sono le condizioni per dare un parere positivo". E lo stesso dice anche una delibera successiva. Mai scrive che c'è il parere positivo di Appa.

Il Comune di Trento invece pare fidarsi del parere di Rfi e dell'iter così come è andato avanti. Anche ora ripete con sicurezza che le prescrizioni saranno inserite.

Ma come fa a fidarsi? Quando c'è scritto "mi riservo di inserirle" più che fiducia c'è francamente mancanza di intelligenza. Anche perché l'inserimento successivo non è previsto dalla legge, anzi sarebbe una palese violazione.

Non sentite però la responsabilità di provocare quantomeno un prolungamento dei termini stretti imposti per i progetti finanziati col Pnnr, col rischio di perdere quasi un miliardo di euro di fondi europei?

No perché per la città fare il progetto sarebbe un disastro maggiore rispetto al valore economico che gli viene dato. Inoltre se si perdono questi soldi è perché ci si ostina su un'opera che non serve, mentre ci sarebbe la possibilità data dallo stesso Pnrr e dal regolamento attuativo del recovery fund, di cambiare strada. È infatti facoltà degli stati, quando si rendono conto che non riescono a raggiungere un obiettivo o hanno cambiato idea su un progetto, di proporre una soluzione alternativa. Noi l'abbiamo proposta e corrisponde al risanamento e alla bonifica integrale delle aree inquinate di Trento Nord più il risanamento dei 1.200 alloggi Itea che sono oggi sfitti e che potrebbero costituire non solo una risorsa abitativa ma anche il luogo di una sperimentazione per fare alloggi ambientalmente ed energeticamente sostenibili, in linea con gli intenti del Pnrr.

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