Energia / L’intervista

Bollette, la controproposta del sindacato: si possono garantire 438 euro a 57mila famiglie. Ecco come

Fa discutere la retromarcia della giunta sul bonus bollette. Dopo avere annunciato che tutte le famiglie avrebbero ricevuto 180 euro di aiuto, ora Fugatti ha annunciato di voler concedere il bonus solo a chi ha un reddito inferiore ai 40mila euro. Una misura che non cancella le iniquità, secondo le categorie sindacali

di Domenico Sartori

TRENTO. Xe pèso el tacòn del buso. Mica prende a prestito il detto veneto, Andrea Grosselli. Ma il concetto è lo stesso: «Di male in peggio, l'improvvisa retromarcia della giunta provinciale sul bonus bollette da 180 euro». Il segretario della Cgil del Trentino, assieme ai colleghi di Cisl e Uil, l'ha detto a caldo, non appena, venerdì, il presidente della giunta provinciale, Maurizio Fugatti, ha annunciato il ripensamento ed un ritorno all'"equità".
Non 180 euro di sconto in bolletta fatti piovere su tutti, ricchi e poveri, magistrati e manager, lavoratori precari e pensionati con la minima, ma una erogazione più mirato, che tiene conto del reddito degli utenti intestatari della bolletta. Fugatti ha spiegato che allo studio è l'ipotesi della soglia di 50 mila euro. «Ma non c'è equità, non c'è sostegno alle famiglie del ceto medio» dice il sindacato.
Grosselli, proviamo a entrare nel merito. Perché la retromarcia, di fronte ad una misura giudicata iniqua, non vi convince?
«Perché dal punto di vista dell'equità, il problema non è solo dare 180 euro a tutti, quindi anche a Zobele, Manzana e Fugatti. Il problema è non dare un aiuto in proporzione alle condizioni economiche: a un pensionato con reddito fisso e casa in proprietà che dovrà pagare oltre 2 mila euro in più per le bollette di gas ed energia, 180 euro non basteranno mai».
In ogni caso, i 40 milioni stanziati non sono sufficienti…
«L'impatto sociale, vero, della crisi sarà nel 2023, con le bollette dei prossimi mesi. Impatto sociale e occupazionale, posto che Fmi e Mef (Ministero dell'economia e delle finanze, ndr) prevedono che saremo in recessione tecnica: meno posti di lavoro, meno soldi ed inflazione alta. Quindi è scontato che la Provincia, a breve, predisponendo la manovra finanziaria per il 2023, dovrà prevedere altre risorse per l'emergenza, 100-120 o più milioni, come ha fatto con l'assestamento di luglio».
Bene, allora…
«Certo, è positivo che siano previste nuove risorse. Ma responsabilità sarebbe prefigurare una misura strutturale, per un intervento tutto l'anno, non soluzione una tantum, a blocchi, come il bonus di 180 euro».
Qual è la proposta alternativa al ripensamento del bonus che Fugatti vuole ora legare ad una soglia di reddito?
«Noi alla giunta provinciale proponiamo di fare come a Bolzano. La Provincia di Bolzano opera in due modi. Primo, sui dividendi di Alperia: Alperia è tutta pubblica, e la decisione è di non riscuotere i dividendi, lasciandoli alla spa per ridurre il costo delle bollette, per tutti, anche per i ricchi. Di fatto, una partita di giro. Una cosa che Trento non può fare essendo Dolomiti Energia partecipata dai privati. Secondo, per la parte più rilevante di aiuto, Bolzano considera l'Isee (Indicatore della situazione economica equivalente, ndr)».
Fugatti farebbe quindi bene a "copiare" il modello di Bolzano?
«Sì. Oggi in Trentino ci sono circa 240 mila nuclei familiari tra single, coppie con figli coppie senza figli e nuclei monogenitoriali; 33 mila nuclei hanno ricevuto o riceveranno a breve il bonus bolletta della Provincia perché beneficiari dell'assegno unico provinciale in base all'Icef, con uno stanziamento di 25 milioni, pari ad un sostegno medio di 757 euro per nucleo. Quindi restano 207 mila nuclei che fino ad oggi non hanno ricevuto alcun aiuto contro il caro bollette».
Cosa significa, quindi?
«Se si decidesse di suddividere, tra un intervento a pioggia e uno più selettivo, i 40 milioni annunciati da Fugatti (che sappiamo per certo nel 2023 diverranno 100-120 milioni) si potrebbe fare più o meno così: 15 milioni potrebbero essere distribuiti a pioggia a 150 mila nuclei, per mettere loro nelle tasche circa 100 euro a testa, non molto meno dei 180 promessi dalla giunta».
E per gli altri?
«Venticinque milioni potrebbero essere distribuiti ai restanti 57 mila nuclei, individuando una soglia Isee congrua e modulando l'intervento in base a specifici scaglioni, garantendo però una erogazione significativa, in media pari a 438 euro. Se poi questo intervento venisse reiterato nel 2023 aggiungendo 40 milioni per primo semestre e altri 40 nel secondo, si garantirebbero 200 euro pro capite complessivi distribuiti a pioggia, che non sono pochi. E avremmo a disposizione altri 50 milioni da distribuire selettivamente tramite Isee a 90 mila nuclei, per altri 555 euro medi per famiglia».
Quale sarebbe il vantaggio?
«Sarebbe un intervento più efficace e nessuno si lamenterebbe di dover fare un Isee se in media garantisce ai nuclei meno abbienti circa mille euro di sostegno medio in un anno. E si può modulare la erogazione in base sia alle condizioni reali di bisogno, sia al periodo. Si può decidere di dare copertura con una prima tranche fino a marzo, e poi valutare se i prezzi del gas rientrano...».
Troppa burocrazia, controbatte Fugatti.
«Ma non è vero! L'Isee lo fai solo una volta all'anno. Già oggi la Provincia eroga 41 milioni di euro alle famiglie con minori - assegno unico - sulla base dell'Icef che viene rifatto ogni anno dai Caf: vale per 33 mila famiglie. Perché, per distribuire 40 milioni di bonus bollette, destinati a diventare 120 milioni o di più, non fa lo stesso? Bastano tre documenti: depositi bancari, dichiarazione dei redditi, situazione patrimoniale, 20 minuti al Caf. La giunta non vuole usare l'Icef, perché poi deve rimborsare i Caf? Bene, utilizzi l'Isee, che alla Provincia non costerebbe un euro».
Il 730, quindi, non basta.
«Non solo non basta. C'è anche il fatto che, in questo modo, la Provincia risparmia un sacco di soldi: oltre che essere iniquo. Con il 730, ne beneficiano prima di tutti i contadini che non pagano le tasse e pure i gioiellieri di Trento che non denunciano più di 20 mila euro di imponibile. Non solo. Fugatti dice di fare riferimento al 730 dell'intestatario-utente della bolletta, che magari è quello che ha il reddito più basso in casa: un errore non considerare il reddito familiare. E, poi, c'è il problema di chi fa la dichiarazione dei redditi congiunta: come si fa, in questo caso? Un caos. All'assessore Spinelli l'ho detto: vi state incartando. La retromarcia sul bonus per tutti è fatta anche per andare incontro alle riserve del Consiglio delle autonomie, in un momento in cui i Comuni rischiano di dover alzare le tariffe di nidi e palestre per coprire i costi. Ma non è una soluzione».
Fugatti prenda nota di cosa fa Kompatscher, nella sostanza?
«La giunta di Bolzano ha aperto un confronto con il sindacato su come distribuire le risorse utilizzando l'Isee. Un confronto per fissare scaglioni e soglie massime, definire la platea dei beneficiari. Noi abbiamo scritto tre volte a Fugatti: nessuna risposta. Ora, rilanciamo. Gli diciamo: metta finalmente attorno ad un tavolo tutti, il sindacato, le imprese, gli enti locali. Vivaddio, perché non farlo in un periodo di crisi!? Vorrei essere chiaro e dire a Fugatti: la campagna elettorale è finita. E nonostante l'annuncio del bonus per tutti, ha perso le elezioni. Scelga di trovare un accordo con tutti i diversi portatori di interesse. Sarà una crisi dolorosa, pesante. Solo assieme, possiamo affrontarla».

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