Sanità / L’emergenza

Fuga di infermieri? Per l’Azienda sanitaria è un «turnover fisiologico»

«Una forzatura dare una immagine catastrofica della sanità pubblica». L'Apss a proposito delle partenze verso il settore privato trentino o quello pubblico altoatesino parla di un «tasso trascurabile»

IL CASO Infermieri via dall'Apss fra part-time negati, orari pesanti e offerte

di Patrizia Todesco

TRENTO. Per l’Azienda sanitaria non esiste alcuna emergenza per quanto riguarda il personale infermieristico e in merito ai professionisti che in questi mesi si sono dimessi per andare lavorare nel privato o in Alto Adige parla di “turnover fisiologico”.

«Nei primi sei mesi del 2022 il tasso di dimissioni volontarie senza diritto alla pensione del personale infermieristico a tempo indeterminato è stato del 1,5% circa contro lo 0,8% circa dello stesso periodo del 2021, un tasso pertanto trascurabile e assolutamente fisiologico. A questi dati va aggiunto che nei due anni presi in considerazione i ricoveri e le prestazioni specialistiche non sono aumentate rispetto agli anni pre-Covid e quindi i volumi di attività sono sostanzialmente stabili».

Considerazioni discutibili soprattutto perché la percentuale delle dimissioni è quasi raddoppiata e nel giro di un anno, nei primi 8 mesi, si è passati da 24 dimissioni volontarie a 45. Quanto alle prestazioni e ai ricoveri non aumentati, non si tiene conto del fatto che in questi anni di Covid il lavoro nei reparti è stato completamente rivoluzionato e che sono comunque aumentate le assenze per malattia e le sospensioni, solo in parte sostituite.

Per l’Azienda «è una forzatura dare un’immagine catastrofica della situazione della sanità pubblica trentina che potrebbe incidere negativamente sull’immagine dell’Azienda e quindi sulla nostra capacità di attrarre nuovi professionisti. Si fa presente che da sempre c’è un fisiologico movimento di dipendenti in entrata e in uscita e che Apss si è sempre attivata per coprire le carenze di personale».

Dunque le lamentele che arrivano dai sindacati e i tanti mal di pancia registrati tra il personale non hanno ragion d’essere? Leggendo il comunicato dell’Azienda tutto sembra andare bene nonostante chi lavora nei reparti sappia perfettamente il numero di domande di part time respinte, le richieste di trasferimento dai reparti “caldi” inevase, i tanti che si sono rivolti a specialisti per burnout o il monte ore di straordinari complessivo che denotano carichi di lavoro sempre più difficili da sostenere.

«Da anni Apss ha attivato forme innovative di conciliazione lavoro famiglia impostando politiche del personale che vanno oltre il mero istituto del part-time con interventi quali l’asilo nido aziendale, il progetto lunghe assenze, l’orario personalizzato (in particolare peri non turnisti) e un forte investimento nella formazione (in Trentino, ad esempio, le iscrizioni del personale infermieristico ai master sono coperte con un contributo medio del 60% della tassa di iscrizione, sono stati 153 i master finanziati in 4 anni) - scrive ancora l’Azienda - . Per quanto riguarda il part time in base alla disciplina decentrata del 2009 i contingenti di personale da destinare al tempo parziale sono calcolati con riferimento al personale in servizio a tempo indeterminato di ciascun profilo professionale e distribuiti proporzionalmente tra le articolazioni organizzative fondamentali dell’Apss con una quota di massima concedibile del 35% dei dipendenti a tempo indeterminato». Paolo Barelli, direttore delle professioni sanitarie del Sop, conosce bene la situazione come conosce le istanze dei colleghi infermieri.

«L’Azienda sta lavorando per migliorare alcuni aspetti, mentre per altri ci vuole una negoziazione a livelli più alti. Per quanto riguarda il part-time, ad esempio, sarebbe auspicabile andare a ridiscutere i criteri ma questa non è una cosa che può decidere in autonomia l’Azienda. Sappiamo tutti che da anni stiamo attraversando un periodo difficile e faticoso. Una serie di iniziative di conciliazione ci sono, tenendo conto che l’Azienda deve anche garantire ogni giorno i servizi». Anche sul fronte stipendi Barelli spiega che questo non è un campo in cui l’Azienda ha margini di trattativa. «Anche su questo punto gli accordi si fanno su altri tavoli».

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