Politica / Genere

Meloni, una donna a guida dell'Italia. Poggio: «Però è un brutto segno che ci siano voluti 76 anni»

La professoressa dell’Università di Trento ci spiega il «fenomeno Giorgia»: messaggio chiaro ed identificazione dell’elettore, ma «è significativo che a farlo sia stato un partito che si chiama Fratelli d’Italia»

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di Matteo Lunelli

TRENTO. «Professoressa, finalmente una donna alla guida dell'Italia», esordiamo - sorridendo - sentendo la prorettrice dell'Università di Trento Barbara Poggio.

«Più che il fatto che sia Giorgia Meloni mi colpisce che sia la prima nella storia della Repubblica, che sia la prima in 76 anni».

Una delle analisi delle elezioni riguarda le questioni legate al genere. E Poggio, che da anni studia proprio queste dinamiche, è garanzia di spunti e chiavi di lettura interessanti e mai banali.

Professoressa, partiamo dal Trentino: su 7 eletti 5 sono donne.

È un dato che va salutato positivamente. Ma, pur non avendo ancora tutti i dati a disposizioni, possiamo già dire che il Trentino rappresenta un'eccezione, perché a Roma le donne rischiano di essere meno degli uomini.

Passo indietro: candidature. C'è stata parità?

La legge fissa un limite minimo del 40% di donne nelle liste. I partiti non si sono spinti molto più in là: nel complesso le candidate sono state il 44,3% (una percentuale inferiore alle elezioni del 2018, quando erano 45,4%). Se confrontiamo i diversi partiti/coalizioni troviamo la percentuale più alta nel Movimento 5 Stelle (46,8%), mentre la più bassa nel Centrodestra (41,5%). Nel Centrosinistra la percentuale era pari al 45,1%, mentre nel cosiddetto Terzo polo al 44,7%.

A vincere, anzi a stravincere, è stata Meloni.

In generale le donne rappresentano un elemento di novità e di cambiamento. Ma stupisce che a mettere una donna al vertice sia il partito meno attento al tema della parità di genere. E non per nulla si chiama Fratelli d'Italia.

Quindi perché hanno scelto una donna per il ruolo più delicato?

È un aspetto che può essere letto da diversi punti di vista. Non solo in Italia spesso la destra esprime leader femminili: questo perché i volti femminili sono più rassicuranti, soprattutto per chi non è uno storico elettore di quel partito. Questo nonostante i partiti di destra siano storicamente maschilisti e infatti affondano le loro radici nel fascismo. Insomma uno stesso messaggio espresso da una donna ha un effetto differente sul cittadino/elettore. E anche se il messaggio è forte, quando a dirlo è una donna allora diventa meno "grave".

La donna addolcisce, è vero. E rassicura anche lo zoccolo più duro e puro, perché una donna non metterà in discussione le istanze conservatrici che vengono portate avanti.

La leader di Fratelli d'Italia è riuscita a far passare il messaggio: tutti la chiamano confidenzialmente Giorgia, ha saputo essere riconosciuta e riconoscibile da tutti.

La sua frase "sono Giorgia, sono una donna, sono una madre" la posiziona subito e con precisione nella mappa dei valori di genere. Però poi sul palco lei era attorniata da soli uomini.

Nonostante il messaggio sulla famiglia tradizionale, a livello privato Meloni come gli altri due leader della coalizione, Salvini e, ça va sans dire, Berlusconi, non sono propriamente fedeli alla formula fidanzamento, matrimonio, figli dentro il matrimonio, fedeltà, finché morte non ci separi.

L'elettore medio è distratto, servono pochi e semplici messaggi, che poi non vengono approfonditi. La destra lavora sugli slogan, sull'immediatezza, e questo funziona. Ma anche la sinistra è responsabile del fatto che tutto ciò funzioni: la comunicazione ha meno appeal, la maggior cultura e competenza non possono essere una giustificazione e da qui nascono le accuse di perdita di contatto con la realtà.

Si diceva della Meloni come novità della politica italiana: è stata eletta la prima volta nel 2006, quindi è in parlamento da oltre 16 anni.

Il voto a Giorgia Meloni è un voto di protesta. E i venti di protesta cambiano, basta vedere negli ultimi anni gli "innamoramenti" degli italiani per Renzi, poi per i 5Stelle e poi per Salvini. Fratelli d'Italia era all'opposizione da anni e quindi rappresentava qualcosa di nuovo, con Giorgia Meloni percepita come un qualcosa di nuovo e diverso. Questione temi: quello dei diritti è importante e, pur con opinioni diverse, coinvolge tutti.

Ma non porta voti. Credo che questi anni di pandemia e il ruolo che hanno i social abbiano spinto verso una crescente individualizzazione dei problemi. C'è meno senso collettivo, ognuno si concentra sui propri bisogni. Pensiamo alle bollette: al singolo interessa quanto pagherà lui stesso quel mese, non ne farà una questione di classi sociali o di collettività. La destra su tutto questo ci ha marciato, ma di certo la sinistra poteva lavorare meglio e diversamente. Ultima domanda: che appello si sente di fare alle cinque donne che ci rappresenteranno a Roma per quanto riguarda i "suoi" temi? I

l primo passo e obiettivo è mantenere quello che c'è già. Diciamo no a fare passi indietro. Ci sono voluti anni, anzi decenni, per determinate conquiste e a mettere la retromarcia si fa presto, come dimostrano altri Paesi, che tra l'altro sono quelli "modello" per chi ha vinto le elezioni.

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