Economia / La crisi

Allarme rincari, a rischio la lavanderia cooperativa che lavora per le case di riposo

La coop sociale di inserimento lavorativo Venature lancia un grido disperato: a fronte di un fatturato annuale di 400 mila euro, adesso bisogna far fronte ad aumenti che fra materie prime e bollette portano i costi a 160 mila euro. E in ballo ci sono i destini di 172 dipendenti di cui 142 donne. Il presidente, Domenico Zalla: «Eppure abbiamo risparmiato oltre 200 metri cubi di gas, riorganizzando i turni di lavoro per comprimere gli orari d'uso della caldaia»

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di Daniele Battistel

TRENTO. Come si fa a pensare di andare avanti con l’attività quando, a fronte di un fatturato annuale di 400mila euro, ci sono aumenti dei soli costi energetici per ben 160mila? È quello che si stanno chiedendo ormai da diverse settimane alla cooperativa sociale di inserimento lavorativo Venature.

Una realtà nata nel 2009 come spin off della coop sociale Le Coste e che da 10 anni gestisce servizi di lavanderia per case di riposo e strutture comunitarie. Attualmente conta 172 dipendenti di cui 142 donne e 30 uomini. I lavoratori definiti “deboli” sono 113. L’attività è divisa in due reparti: un servizio è quello di lavaggio e lavanolo della cosiddetta “biancheria piana” (asciugamani, spugne, lenzuola), l‘altro riguarda la gestione del guardaroba degli ospiti delle case di riposo e delle divise del relativo personale.

Due anche le sedi: la più grande in via Alto Adige, l’altra dentro la sezione maschile della casa circondariale di Trento in cui lavorano complessivamente 31 persone.

«Per il nostro settore la situazione si sta facendo di giorno in giorno sempre più insostenibile» spiega Domenico Zalla, presidente di Venature. «Il continuo rincaro delle materie prime, che per noi significa tessile, asciugamani, lenzuola, sostanze detergenti, polietilene per imballaggi, e i rincari di energia e gas oltre che dei costi di trasporto fanno sì che sia in pericolo la sostenibilità economica della cooperativa e con essa il progetto sociale che ci sta dietro, con tutti gli sforzi che in questi anni abbiamo sostenuto per costruire opportunità lavorative per persone in situazione di difficoltà».

A sostegno della sua preoccupazione, porta alcuni numeri relativi alla lavanderia di via Alto Adige: la bolletta di luglio 2021 era di 2.100 euro per il gas e 1.300 euro per l’energia elettrica. Un anno dopo siamo a 10.400 euro di gas metano e 6.300 euro di luce.

«E questo – sottolinea Zalla – nonostante a luglio di quest’anno avessimo risparmiato più di 200 metri cubi di gas e riorganizzato i turni di lavoro in modo da comprimere gli orari di uso della caldaia». «Il fatturato del nostro servizio di biancheria piana raggiunge i 400mila euro l’anno, ma con il perdurare di questo trend avremo aumenti di costi per 160mila euro – calcola Zalla -. Significa che è impossibile chiudere quanto meno con il pareggio di bilancio, soprattutto perché risulta non è praticabile girare la totalità d’incremento delle spese sui nostri clienti».

E qui nasce il dilemma, non solo a livello imprenditoriale ma pure etico e di progettualità sociale: che fare? «La vicenda purtroppo è abbastanza chiara – continua Zalla – O viene messo un tetto al prezzo di energia e gas, o magari vengono decisi ristori a livello nazionale e provinciale per le imprese, oppure il progetto sociale di Venature è a rischio». C’è una lucidità amara nelle parole del presidente, che evidentemente si sente responsabile del futuro di tante persone che nel lavoro dentro la cooperativa hanno trovato un’opportunità di riscatto: «Faremo di tutto per preservare i posti di lavoro delle persone e i loro redditi ma a queste condizioni è insostenibile. So di altre lavanderie industriali più grandi di noi che hanno già fatto sapere di essere fortemente a rischio».

In questi mesi Venature non è rimasta con le mani in mano: «Abbiamo scritto ai nostri clienti, informato l‘Agenzia del lavoro che ci dà supporto nell’attivare i progetti di inserimento lavorativo, e sentito la Federazione trentina della Cooperazione e condiviso le preoccupazioni con l’assessorato provinciale al lavoro, quello alla cooperazione. I clienti sono consapevoli dello stato di difficoltà ma anche per loro è dura e temo che non si sia ancora arrivati al picco. Confidiamo in qualche risposta dalla politica perché è un tema caro a molte imprese e quindi ancora più richiede una risposta generale».

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