Giustizia / Nomina

Corte Costituzionale, rebus dopo-Amato, la trentina De Pretis in lizza, domani potrebbe essere la prima volta di una magistrata

ROMA. Il tetto di cristallo lo ha infranto tre anni fa l'attuale ministra della Giustizia Marta Cartabia, che nel 2019 è stata eletta presidente della Corte costituzionale, rompendo la tradizione che dalla sua istituzione aveva visto solo uomini al vertice della Consulta. Un'esperienza che ora potrebbe ripetersi.

Domani la Corte costituzionale è chiamata a decidere chi succederà a Giuliano Amato il cui mandato è scaduto il 18. Alla vigilia dell'appuntamento il rebus non è stato ancora risolto ma l'ipotesi di una donna resta uno degli scenari possibili, anche perchè la platea dei candidati è per la prima volta a maggioranza femminile. La partita si giocherà tra i tre vicepresidenti: Silvana Sciarra, Daria De Pretis e Nicolò Zanon

La giornata si aprirà con il giuramento in mattinata al Quirinale del nuovo giudice costituzionale nominato in sostituzione di Amato da Sergio Mattarella, il professore di diritto amministrativo Marco D'Alberti. Alle 15, il collegio, tornato a ranghi completi, si riunirà in camera di consiglio per l'elezione del presidente, che poco più di un'ora più tardi incontrerà i giornalisti, per la tradizionale conferenza stampa. Stavolta è inservibile il criterio dell'anzianità di servizio, la bussola che i giudici costituzionali hanno sempre seguito nella scelta del loro presidente.

Tutti e tre i concorrenti sono alla pari: hanno giurato lo stesso giorno, l'11 novembre del 2014, e chiunque di loro sarà scelto potrà assicurare un anno e due mesi di presidenza, visto che il mandato di giudice costituzionale è di 9 anni e scadrà nel 2023. Difficile quindi capire quale parametro orienterà la decisione dei 15 giudici, che hanno bisogno di un accordo per arrivare all'elezione del presidente: almeno nelle prime due votazioni serve la maggioranza assoluta dei consensi, cioé 8 voti su 15, mentre dalla terza si procede al ballottaggio tra i più votati.

I profili dei tre giudici sono molto differenti. Eletta dal Parlamento, Sciarra è una giuslavorista, allieva di Gino Giugni, con cui si è laureata all' Università di Bari. Alla Consulta ha firmato tra le altre la sentenza che a luglio ha dichiarato indifferibile la riforma delle norme sui licenziamenti, e quella che ha ritenuto discriminatoria la limitazione del bonus bebè ad alcune categorie di migranti. Ha 74 anni e se la Corte decidesse di seguire il criterio anagrafico nella scelta del presidente, la bilancia penderebbe dalla sua parte.

E' un'esperta di diritto amministrativo De Pretis, che è stata Rettrice dell'Università di Trento (dove, lei che è nata a Cles 65 anni fa, si è anche laureata) e prima ancora preside della facoltà di Giurisprudenza. Nominata alla Consulta da Giorgio Napolitano, ha redatto la sentenza che ha ritenuto lesiva anche della dignità sociale l'esclusione dei richiedenti asilo dall'iscrizione anagrafica.

E' un costituzionalista il torinese Zanon, che del terzetto è il più giovane (61 anni). Titolare di cattedra all'Università di Milano, prima di arrivare alla Corte su nomina di Napolitano, è stato membro del Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa e componente laico del Csm. Il suo nome è legato alla pronuncia con cui la Corte ha ritenuto incompatibile con la Costituzione la norma che impedisce agli ergastolani ostativi mafiosi di accedere alla liberazione condizionale , se non collaborano. 

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