Economia / Il problema

Boom dell'inflazione e guerra, le conseguenze della crisi anche sui mutui: si arriva a 100 euro in più al mese

Diverse banche per non far scappare i clienti a gambe levate, propongono formule miste, ovvero mutui a tassi variabili ma con un tetto sopra il quale l'interesse non può salire, oppure rimborsi a rate costanti (in questo caso all'aumentare del tasso d'interesse si paga meno quota capitale e il mutuo si allunga)
 

di Daniele Battistel

TRENTO. Anche 100 euro in più al mese da versare nella rata. Questa cifra devono mettere in conto coloro che nei mesi scorsi hanno aperto un mutuo a tasso variabile per l'acquisto della casa. Un balzello che tocca la maggioranza di coloro che nei mesi scorsi sono andati in banca a chiedere denaro per l'acquisto di immobili.

L'incremento del valore delle rate è dovuto al rialzo del tasso di sconto dello 0,75 per cento deciso l'altro giorno dalla Bce (dopo un ritocco dello 0,5 per cento operato luglio) per tentare di frenare l'impennata dell'inflazione. E nelle prossime settimane famiglie e imprese che dovranno affacciarsi al mercato del credito per reperire liquidità si troveranno a che fare con incrementi non considerati solo qualche mese fa.

Gli effetti non si vedranno invece su coloro i quali a ridosso della pandemia hanno scommesso sul tasso fisso. Il grafico che riporta l'andamento dell'indice Irs 20 anni (riferimento per i mutui a tasso fisso) ha subìto un'accelerazione spaventosa ed è schizzato al 2,40 per cento. Ma fino ad un anno fa oscillava attorno allo zero.

Che significa? Che chi ha scelto un mutuo a tasso fisso l'anno scorso per altri 19 anni è sicuro di pagare un interesse davvero basso. Al contrario, l'incertezza che regna sovrana sul quadro macroeconomico globale lascia punti di domanda piuttosto pesanti su cosa accadrà per i mutui a tasso variabile. Di sicuro i crediti di nuova emissione, anche a tasso fisso, saranno erogati a tassi maggiori rispetto al passato.

Da giugno, infatti, l'Euribor 3 mesi, che è uno dei tassi presi universalmente a riferimento, è salito dell'1,35 per cento. Ma vediamo qualche caso pratico. Un mutuo casa di 25 anni per la prima casa a tasso variabile aperto nella primavera del 2021 per una cifra di 200mila euro nei primi mesi è costato all'intestatario attorno ai 720 euro al mese (quota interessi e quota capitale). Dall'estate di quest'anno, in coincidenza con il primo ritocco del tasso Bce, la rata mensile è salita a 740 euro, che toccherà gli 800 euro questo mese e si avvicinerà agli 830 euro ad ottobre.

E poi? Difficile immaginarlo. Gli economisti sostengono che entro fine anno la Banca centrale europea darà un altro "colpetto" ai tassi, poi la situazione dovrebbe stabilizzarsi e nel medio/lungo periodo si dovrebbe assistere ad un calo del saggio d'interesse.Gli analisti notano che una situazione simile a quella che stiamo vivendo ora si era concretizzata anche nel 2008 con i tassi in veloce ascesa prima che il crack della Lehman Brothers desse il via alla valanga dei mutui subprime e provocando la recessione che tutti ricordiamo.

La frenata dell'economia riportò ben presto i tassi a livelli più bassi. Probabilmente la Bce aumenterà il tasso ancora da qui a fine anno, e dunque le rate si faranno ancora più care, ma è altrettanto facile immaginare che ci sarà presto una discesa se - come tutto lascia pensare - ci sarà un rallentamento dell'economia. I segnali ci sono tutti, a partire dal deprezzamento delle materie prime come greggio (da 120 a 85 dollari nelle ultime ore) e rame, escluse naturalmente quelle legata alla guerra e alla situazione geopolitica nell'Europa dell'est (gas e minerali).

Che fare allora se si vuole comperare casa? Diverse banche per non far scappare i clienti a gambe levate, propongono formule miste, ovvero mutui a tassi variabili ma con un tetto sopra il quale l'interesse non può salire, oppure rimborsi a rate costanti (in questo caso all'aumentare del tasso d'interesse si paga meno quota capitale e il mutuo si allunga).

Capitolo a parte per il credito al consumo praticato dalle finanziarie, quasi sempre a tasso fisso. Per questa fattispecie si registrano incrementi attorno all'1 per cento, il che significa su un finanziamento di 10mila euro (per esempio per l'acquisto di un'automobile) un aumento del capitale da restituire di 100/120 euro l'anno, pari a 10/12 euro al mese.

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