Trasporti / Il progetto

«La funivia Trento-Bondone? Su un progetto concreto si potrebbe investire»

Parla Lino Benassi, che presiede La Finanziaria Trentina spa: 78 soci, 117 milioni di euro di attivo consolidato nel 2021, il salotto buono dell'imprenditoria locale. «Da cittadino, sono assolutamente favorevole. Come investitore sono disponibile a valutare se ci sono le condizioni»

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di Domenico Sartori

TRENTO. Da cittadino di Trento, dice un sì convinto alla futura funivia di collegamento tra la città e il Monte Bondone. Da imprenditore, si dice pronto ad investire, una volta che però avrà davanti un progetto "pratico", non un semplice preliminare. Lino Benassi presiede La Finanziaria Trentina spa (in sigla Lft): 78 soci, 117 milioni di euro di attivo consolidato nel 2021, con un patrimonio netto consolidato di 98 milioni. Una public company che è il salotto buono dell'imprenditoria trentina.

Nel capitale sociale di Lft, di cui è amministratore delegato e direttore generale Massimo Fedrizzi, ci sono, con le loro aziende, Matteo Bruno Lunelli (vicepresidente), Diego Mosna, Antonello Briosi, Marcello Poli, Enrico Zobele, Alessio Miorelli, Luciano Dallago, Nicola, Salvatore e Vincenzo Abbasciano, i Misconel, gli Arcese e via elencando... Pure Mediocredito Trentino Alto Adige spa.

Lftm che ha deliberato un aumento di capitale per 17 milioni, può vantare il fatto, nei diciassette anni di vita, di avere distribuito 38 milioni di dividendi, soprattutto grazie alla partecipazione (attraverso FT Energia spa) a Dolomiti Energia Holding: una vera e propria gallina dalle uova d'oro, al netto del disastrato 2022, poverissimo di acqua in grado di far girare le turbine delle centrali idroelettriche.Non è un caso che (vedi l'Adige di ieri), presentando la richiesta di accesso fondi del Ministero delle infrastrutture e dalla mobilità sostenibili per il trasporto rapido di massa, per co-finanziare la funivia Trento-Vason, l'assessore Roberto Failoni abbia invocato l'imprenditoria locale: «Ci sono finanziarie importanti che operano a Trento, e ci sono imprese che tanto hanno dato alla città, ma anche che tanto hanno ricevuto. Doppelmayr e Leitner possono avere un interesse diretto. Ma qui, per questo progetto, deve uscire l'orgoglio dell'imprenditoria trentina».

Verifichiamo, dunque, se questo orgoglio, almeno in potenza, esiste.

Presidente Benassi, allora, ci siete? Siete disposti a "salire" sulla futura funivia Trento-Vason?

«Diciamo che è prematuro dire qualcosa, perché va prima esaminato il progetto e dobbiamo prima parlarne in cda. Posso parlare a titolo personale».

Da questo punto di vista, come valuta il progetto preliminare presentato al governo per la richiesta di finanziamento, al 100%, 37,49 milioni (sui quasi 75 complessivi) per il primo lotto tra l'ex Sit e Sardagna?

«A titolo personale, dico che è un'opera che valorizza la città e valorizza il Bondone. E spero davvero possa andare avanti, dopo decenni che se ne parla. Da cittadino, sono assolutamente favorevole».

E come possibile investitore?

«Come investitore, sono disponibile a valutare se ci sono le condizioni. Oltre la finanziamento pubblico che sgrava un percorso irto di difficoltà, ci deve essere un progetto che stia in piedi. Ci dev'essere prima di tutto un costruttore che presenta un progetto "pratico" ed esce allo scoperto, in modo da convincere i potenziali investitori a crederci. Solo di fronte ad un progetto concreto, si può valutare se e come sostenerlo. Le premesse mi piano siano credibili».

L'assessore al turismo, Failoni, fa appello all'orgoglio degli imprenditori trentini...

«Mi pare giusto che il pubblico faccia la sua parte portando il suo contributo con il progetto preliminare. Ma per dire "ci sto" e come, serve chiarezza sulla parte realizzativa: chi la fa? Chi la gestisce? Come la nuova opera si collega con la società esistente che gestisce gli impianti sci... Oggi, la funivia Trento-Sardagna è una cosa, Trento Funivie un'altra. È chiaro che il progetto di nuova funivia dovrebbe inglobarle entrambe».

Da Candriai in su, il Monte Bondone è una lunga teoria di strutture (come l'ex Centro Degasperi) e alberghi chiusi, in abbandono da anni. Nonostante la montagna di risorse che il patto territoriale ha distribuito. La nuova funivia rischia di essere una "vittima" di questo contesto, o sarà il propellente per il rilancio?

«Per me, può essere il propellente. Il modello di riferimento è Innsbruck: da quando è partita la funivia per il collegamento in quota, il territorio ne ha beneficiato in modo significativo. Molto dipenderà anche dal costo della benzina...».

Per erodere traffico privato, facendo preferire la funivia. Che però sarà pronta, se va bene, nel 2029...

«Appunto. Quanto costerà, allora, la benzina? Quanto la ricarica elettrica delle vetture? Non lo sappiano e non lo possiamo sapere, ora. Se il prezzo è quello attuale, è chiaro che ad una famiglia conviene salire in funivia: costa un decimo!».

E per quanto riguarda il sistema alberghiero in affanno?

«Gli alberghi hanno funzionato bene in un certo periodo, era l'epoca di eventi internazionali come il Trofeo Topolino. Con l'A22 è cambiato tutto. Al tempo si sciava in Bondone e c'era una solo pista, brutta, in Paganella. Con l'autostrada, i bolognesi e altri turisti hanno scoperto le piste dell'Alto Adige e altre località».

Viene presa a riferimento la funivia del Renon, che collega la città di Bolzano ad un paese. Qui è diverso.

«Vero, non c'è un paese vero e proprio, eccetto Sardagna, e questo è un handicap. Ma con la funivia non serve un paese in quota: è Trento, è la città, il "paese". Trento, che è una città sempre più turistica, e che con l'impianto di collegamento lo diventerà molto di più. Il turista di passaggio, che visita il castello o il Muse, può salire in Bondone per una sciata o per osservare i fiori... Come investitore, dico che servono elementi concreti di valutazione. Più è forte il contributo del ministero, più facile sarà definire il partenariato pubblico-privato».

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