Sanità / Lo studio

Il tragico dato: morti a causa del Coronavirus, il Trentino è quarto in Europa

A rendere pubblico lo studio dell’Ue è stato il consigliere provinciale Alex Marini. Grosselli e Zeni: “Dati inquietanti e scelte sciagurate”. Nel mirino la decisione di tenere aperte le Rsa nel marzo 2020

COVID I dati resi pubblici nella giornata di ieri

di Matteo Lunelli

TRENTO. Trentino quarto in Europa per eccesso di mortalità Covid. Il dato, tragico e inquietante, è contenuto in uno studio dell'Unione Europea: dopo la regione di Madrid (+44%), la Lombardia (+39%), la Castiglia-La Mancia (+34%) troviamo il Trentino.

Un più trentadue per cento che ci pone tristemente nei primissimi posti su un totale di 242 territori regionali censiti grazie al lavoro del Comitato europeo delle Regioni (CdR), l'assemblea politica dell'UE in cui siedono 329 rappresentanti di tutti i 27 Stati membri.

Uno studio, quindi, di sicuro e indiscutibile valore. A renderlo pubblico è stato il consigliere provinciale Alex Marini, che ha interrogato il presidente Fugatti e l'assessora Segnana per sapere se fossero a conoscenza di questi dati e se intendano fornire una disamina per capire i perché di questa drammatica classifica.

L'analisi dell'Unione Europea riguarda il 2020: in Trentino quell'anno ci furono 997 decessi legati al Covid. Di questi meno della metà (460 in tutto, il 45%) sono avvenuti durante la prima ondata, ovvero tra marzo e giugno (quasi tutti a marzo - 165 - e ad aprile - 245), mentre i restanti 537 avvennero nella cosiddetta "seconda ondata", ovvero tra settembre e dicembre (ben 216 a novembre e 288 a dicembre).

L'anno scorso, che non è oggetto di questo studio ma lo sarà di un altro in arrivo nei prossimi mesi, i decessi Covid in Trentino furono 481 (picco a gennaio 2021, sull'onda lunga di novembre e dicembre 2020, con 205 vittime del maledetto virus), mentre quest'anno siamo a quota 164. Il totale della nostra provincia è così di 1.642 decessi Covid, maggiore rispetto all'Alto Adige a quota 1.528.

Questi freddi numeri - anche se vale sempre la pena ricordare che dietro ai dati ci sono storie di sofferenza e lacrime, ci sono tanti nonni che ci hanno lasciato - hanno innescato alcune reazioni.

Tra i primi il segretario Cgil Andrea Grosselli, che ha sempre seguito l'evoluzione della pandemia in maniera attenta e scientifica. «Questo studio e questa classifica rappresentano l'ennesima prova della cattiva gestione dell'emergenza Covid-19 in Trentino. L'eccesso di mortalità è registrato nel corso di tutto il 2020: quindi non solo durante la prima ondata, ma anche in autunno. Quando, ricordiamo, la Provincia e l'Azienda sanitaria evitavano di dare trasparenza al reale livello di contagio».

Il riferimento di Grosselli è agli ormai famosi oltre 13.000 "positivi fantasma": a novembre 2020, infatti, Provincia e Apss non comunicavano ufficialmente i numeri dei trentini risultati positivi ai tamponi antigenici rapidi (pur ovviamente curandoli e garantendo loro la stessa assistenza di quella dei positivi con molecolare).

Il segretario prosegue sottolineando che «nonostante la tante richieste, la giunta del presidente Maurizio Fugatti ha impedito il varo di una commissione d'inchiesta sulla gestione del Covid e ad oggi non risulta sia mai stato promosso uno studio terzo sugli effetti della pandemia in Trentino, a partire proprio dai dati sull'eccesso di mortalità. Questo è grave, perché fare chiarezza servirebbe a far sì che i vertici di Provincia e Azienda sanitaria non commettano gli stessi errori in futuro, vanificando l'impegno indefesso di migliaia di operatrici e operatori sanitari. Ma forse a qualcuno conviene mantenere tutto nell'opacità».

Infine una stoccata al direttore generale dell'Apss Antonio Ferro (tra l'altro al momento della nomina Fugatti spiegò che era stato scelto «per aver dimostrato il suo valore nella gestione della pandemia»), che nei giorni scorsi al Corriere ha giustificato questa classifica dicendo che «la motivazione è legata ai tanti posti letto residenziali nelle Rsa del Trentino». Commenta Grosselli: «Peggio di quel +32% ci sono le giustificazioni del direttore Ferro, perché non sono suffragate da nessun dato oggettivo».

Anche Luca Zeni ha commentato i dati dell'Unione Europea, parlando di scelte sciagurate della giunta Fugatti. “Il Trentino, purtroppo, è la dimostrazione di come le destre al governo della provincia abbiano affrontato la pandemia, facendo scelte di cui oggi possiamo valutare le conseguenze. La giustificazione della giunta provinciale e dell'azienda sanitaria è che "qui abbiamo tante case di riposo". Si "dimenticano", però, due cose: in quel tragico 2020, mentre dalla Lombardia arrivavano notizie di una epidemia devastante in corso, noi, che avevamo un paio di settimane "di vantaggio", invece di intervenire, avevamo la giunta che spingeva per non chiudere gli impianti sciistici e per non chiudere alle visite proprio le case di riposo (il 6 marzo 2020 l'assessora Segnana annunciò che «nonostante Upipa e Spes non vogliano, noi riteniamo opportuno e importante che un parente possa continuare a entrare nelle Rsa ad aiutare gli ospiti»)”.

"Un ritardo nella reazione che ha poi portato ad un'impennata dei casi - e dei decessi - proprio nei luoghi più a rischio. Quello fu un grosso errore di valutazione, figlio della stessa mentalità che portò a un'azione di una gravità inaudita nel novembre-dicembre 2020, quando la giunta leghista si inventò degli escamotage sui tamponi per avere meno positivi ufficiali, e comunicare a Roma dati migliori di quelli reali. Trucchi che ero stato il primo a rilevare. Sono stati migliaia i casi non rilevati nelle statistiche (appunto gli oltre 13 mila in poche settimane), e questo ha consentito al Trentino di rimanere zona gialla, nella speranza di salvare la stagione turistica invernale. Alla fine gli impianti sono rimasti chiusi comunque, e abbiamo avuto il record di morti nella fase 2 in Italia. Una pagina nera della storia della nostra autonomia, che rimarrà un macigno politico e morale sulla valutazione di questa giunta”.

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