Sicurezza / Cifre

In Trentino nove incidenti mortali sul lavoro in otto mesi, e migliaia di feriti (anche fra i minorenni)

I dati dell’Inail per la nostra provincia: infortuni in industria ed edilizia, preoccupante il dato di 311 ragazzi fra i 15 ed i 19 anni feriti in un anno. L’allarme dei sindacati: «Servono più ispezioni»

TRENTO. «Siamo al nono infortunio mortale da inizio anno. Questa volta ancora più preoccupante perché avvenuto all'interno di una azienda manufatturiera dove gli standard di sicurezza dovrebbero essere elevati» spiegano i segretari confederali Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil). Per i sindacalisti, che esprimono le più sentite condoglianze alla famiglia di Ilario Valentini, il titolare della ditta di Cles, è la Giunta provinciale che deve approntare fin da subito un piano per scongiurare altre morti e altri feriti:

«Questo è l'ennesimo campanello di allarme. I morti sul lavoro sono in aumento rispetto al 2021. Non è possibile stare fermi di fronte a questi dati. Abbiamo chiesto più volte alla Giunta di aumentare l'organico dei servizi ispettivi, ma invano. Non è stato fatto e non sembra che ci sia intenzione di farlo».

Per Cgil, Cisl e Uil «solo con i controlli, con la prevenzione e con una cultura della sicurezza si può invertire questa tendenza»: «Un infortunio non è mai una fatalità. Ed è la stessa Provincia a sottolineare come siano tante le aziende che non mettono in atto tutti gli strumenti atti a prevenire gli infortuni, perché i dati delle attività ispettive sul settore edile denunciano un 20% di aziende con irregolarità».

I sindacati chiedono interventi immediati e strutturali, a partire dall'aumento degli organici ispettivi.

Cgil, Cisl e Uil intervengono anche per sottolineare «l'ennesimo coinvolgimento di uno studente in un infortunio grave»: «Non siamo contrari all'alternanza scuola-lavoro, ma all'azienda che ospita questi ragazzi dev'essere chiesto di dimostrare uno standard di sicurezza molto più elevato del minimo richiesto dalle normative. Su queste aziende servono controlli preventivi e supplettivi in modo che nessun giovane in tirocinio debba più correre rischi. Mettere in pericolo la salute di giovani che stanno ancora studiando è davvero inaccettabile». Se nulla accadrà, concludono, «non esiteremo a scendere in piazza per rivendicare un diritto fondamentale, quello della sicurezza e della salute. Perché - ripetono Grosselli, Bezzi e Alotti - non si può morire di lavoro».

Gli incidenti mortali sono l'apice dell'iceberg. Ma sotto ci sono numeri che restano impressionanti nonostante gli sforzi di tutti i soggetti coinvolti. Anzi, che peggiorano di anno in anno. Il tema infortuni sul lavoro è lontanissimo dall'essere risolto. E nonostante gli appelli dei sindacati - l'ultimo non più tardi della settimana scorsa - nonostante i controlli - è di pochi giorni fa la nota di carabinieri e Uopsal sull'attività nei cantieri edili - nonostante il grande lavoro sulla cultura della sicurezza, il problema è ancora e purtroppo d'attualità, nell'economia che prova a correre dopo il Covid.

Basti un banale confronto: nei primi sei mesi del 2021 si sono verificati 3.555 infortuni. Nei primi sei mesi di quest'anno le denunce all'Inail sono salite a 4.241.

Naturalmente non tutti tragici, ma il lavoro è costato la vita, in questo semestre, a ben 9 persone (erano state 6 nel 2021).Infortuni in crescita.

Degli infortuni accaduti in Trentino, solo una minima parte - 419 in tutto, di cui 232 con un mezzo di trasporto - si sono verificati in itinere, cioè andando o tornando dal lavoro. Tutto il resto è accaduto durante il lavoro vero e proprio.

A farsi male sono soprattutto gli uomini - 2.706 infortuni contro i 1.535 delle donne - ma questo è intuitivo, anche per via della maggior rappresentanza maschile in settori che tradizionalmente sono più esposti ad incidenti, più o meno gravi. Perché non tutti i lavori sono uguali. E le statistiche Inail lo confermano in pieno.

I settori più esposti. Sempre restando ai dati del primo semestre di quest'anno, è il macrosettore dell'industria, a veder il maggior numero di denunce, in termini assoluti ma anche in termini di maggior incremento, rispetto ai primi sei mesi del 2021. L'anno scorso nell'industria si erano feriti 673 lavoratori, quest'anno la cifra è schizzata a 798. Di questi, 528 sono occorsi a dipendenti di aziende manifatturiere (contro i 429 del 2021). Sono in particolare cresciuti gli infortuni nel mondo della produzione di macchinari e apparecchiatura (da 68 a 84 infortuni), nella produzione di apparecchiatura elettronica (da 25 a 42), nella fabbricazione di gomma e materie plastiche (da 26 a 38) e nella fabbricazione di prodotti chimici ( da 8 a 17), la lavorazione di metalli ( da 17 a 27).

Restano sempre tanti (e in crescita sensibile) gli infortuni nel mondo dell'edilizia: si è passati dai 215 de primo semestre 2021 ai 251 del primo semestre 2022, ma crescono gli incidenti anche in settori diversi, come il commercio all'ingrosso e riparazione dei veicoli (da 168 a 192).

Sul fronte servizi, invece, due impennate inattese: quella nel mondo dei trasporti e magazzino (da 160 a 297), forse per via della veloce espansione del settore, che non sempre ha lasciato il tempo al personale di specializzarsi e quella nel settore della ristorazione (da 219 a 255), forse dovuta all'ingresso di una percentuale più alta di personale nuovo nelle diverse aziende.Dal punto di vista dell'artigianato sono le imprese di costruzioni a pagare il prezzo più alto, con 122 infortuni sul totale di 288 del comparto, mentre l'agricoltura segna, in controtendenza, una diminuzione degli incidenti: si è passati da 287 a 243.

Le vittime. La maggior parte degli infortuni, fortunatamente, non ha esito gravissimo. Ma otto morti di lavoro in sei mesi sono comunque un prezzo inimmaginabile da pagare, per la società oltre che per le loro famiglie. Di questi, due si sono verificati con un mezzo di trasporto coinvolto, rispetto alla grandezza dell'azienda, 5 si sono verificate nel mondo dell'artigianato, uno nell'industria, uno nel terziario e uno in altre attività.

Età dei feriti. Dal punto di vista delle classi d'età, sono pressoché tutte rappresentate. Tanti i giovani: 311 da 15 a 19 anni (ma qui ricadono anche gli infortuni a scuola), 371 tra 20 e 24 anni.

La classe d'età più rappresentata resta quella degli over 50: sono 519 gli infortuni accaduti a lavoratori tra 50 e 54 anni e 477 quelli ai lavoratori tra 55 e 59 anni. Infine, non mancano gli anziani vittime di infortuni sul lavoro: sono stati 9 quelli accaduti a ultrasettantacinquenni, 19 quelli a persone d'età compresa tra 70 e 74 anni.

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