Agricoltura / Innovazione

In cantina: da "Pojer e Sandri" c'è la macchina che lava l'uva, gli inquinanti vengono rimossi

L'uva viene trattata "al pari di una persona che va in un centro benessere, come se stessimo parlando della jacuzzi dell'uva" spiega l’imprenditore

TRENTO. Se il grande incendio alla Ischia Podetti ha dato il via ad un effetto domino di controlli, analisi, monitoraggi e tracciamento dei possibili alimenti contaminati da una qualche sostanza inquinante - al momento comunque non c'è motivo di credere che sia così, ma i risultati arriveranno solo settimana prossima - qualcuno invece ha dormito fin da subito sonni molto tranquilli.

Si tratta di Mario Pojer dell'azienda "Pojer e Sandri" di Faedo, che nel 2007 ha inventato e brevettato un macchinario per lavare l'uva. Un'idea inizialmente molto criticata dai colleghi, ha spiegato l'uomo, dato che quella di risciacquare tutto il raccolto sembrava in effetti una proposta impensabile.

«Il tempo però ci ha dato ragione, soprattutto quando la Cà del Bosco di Franciacorta ha deciso di investire circa quattro milioni di euro per tre linee di lavaggio e poi, proprio da quest'anno, stanno realizzando la quarta - ha spiegato Mario. - Il nostro macchinario chiaramente non può essere applicato laddove avviene una vendemmia di tipo "meccanico". L'uva deve essere intera, nel nostro caso arriva in azienda e si "tuffa" in una sorta di piscina d'acqua. È un processo che offre molte garanzie rispetto alla qualità del prodotto».

Andiamo a capire come funziona il macchinario: grazie ad un atterraggio morbido in questa piscina, l'uva viene trattata "al pari di una persona che va in un centro benessere, come se stessimo parlando della jacuzzi dell'uva", ha spiegato Mario. Dopo questo primo passaggio, alcune micro-bolle (proprio come un idromassaggio) rimuovono tutti gli inquinanti del caso, dallo zolfo al rame, dall'alluminio a ciò che portano il vento e le condizioni atmosferiche. Addirittura i possibili residui di cherosene derivanti dagli aerei di passaggio sopra la coltivazione.

Inoltre, grazie all'1% di acido citrico, l'acqua svolge anche un ruolo di "sequestrante dei metalli", non lasciando scampo al più piccolo residuo e garantendo una pulizia del prodotto finale pari al 95%. Una volta finito il lavaggio, l'uva viene passata ad un piano vibrante che permette all'acqua di cadere, mentre tre turbine asciugano tutto.

Infine, il passaggio alla cantina, dove viene effettuata la lavorazione finale. «Mediamente facciamo circa 120-150 quintali al giorno di vendemmia - ha spiegato ancora Mario. - Nel corso della giornata successiva, dopo aver conservato l'uva in in frigo per una notte intera, partiamo con questa attività di lavaggio. Ma non è la nostra unica invenzione: nel 2002 abbiamo brevettato anche la lavorazione dell'uva in atmosfera controllata, un'idea che oggi oltre tremila cantine nel mondo usano. In tutte queste sperimentazioni e attività siamo seguiti dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele, che ci supporta con i propri esperti. Diciamo che abbiamo "spezzato un tabù", ma ne siamo felici».

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