La strage / La testimonianza

Marmolada, il racconto shock della coppia francese sopravvissuta: “Blocchi di ghiaccio grandi come un camper”

Mette davvero i brividi quanto spiegato dalla coppia francese sulla rivista del loro paese, “Montagnes magazine” e ripreso dal Gazzettino. La loro testimonianza è già agli atti dell’inchiesta sul disastro che il 3 luglio ha causato 11 morti e 8 feriti

LUTTO Il vescovo di Trento: torniamo a proteggere il creato
MESSAGGIO Alessandra: "Se sono viva è grazie a te"
BILANCIO Ritrovata l'undicesima vittima, non risultano altri dispersi
ESPERTO Perlotto: «In Marmolada non ci sono responsabilità»
ALLARME Dolomiti Bellunesi, crolla un pilastro del monte Moiazza

PARIGI. Il racconto shock di Christian e Patricia Chêne, i 2 alpinisti francesi usciti vivi dalla valanga del 3 luglio sulla Marmolada. Mette davvero i brividi quanto spiegato dalla coppia francese sulla rivista del loro paese, “Montagnes magazine” e ripreso dal Gazzettino. La loro testimonianza è già agli atti dell’inchiesta sul disastro che il 3 luglio ha causato 11 morti e 8 feriti.

«Mentre stiamo procedendo – racconta  Christian – c’è un rumore assordante sopra di noi. Patricia ha il tempo di chiedermi cos’è questo rumore. Non ho il tempo di risponderle che già l’enorme calotta di ghiaccio esplode 100 metri al di sopra di noi, nel punto in cui abbiamo messo i ramponi 5 minuti prima. Un enorme fascio di ghiaccio invade il cielo. Blocchi grandi come il nostro camper sfrecciano giù e volano su di noi a una velocità strabiliante. I blocchi si schiantano intorno a noi: un’atmosfera da apocalisse».

«A 10 metri da me – dichiara Chêne – vedo la coppia italiana ancora lì nonostante i tanti impatti. Ma all’improvviso, un enorme flusso di ghiaccio e fango scorre giù come un geyser nella gola in cui si trovano. Li vedo gettati nel vuoto, sento urlare e poi, all’improvviso, una calma da fine del mondo. Guardo sopra di me, Patricia è ancora lì, viva e vegeta. Un miracolo. Ho solo una mano insanguinata. Sotto, la giovane donna urla».

«Siamo storditi, vivi senza sapere davvero perché. Chiediamo aiuto. Un quarto d’ora dopo, gli elicotteri sono lì, evacuiamo la zona con l’aiuto del guardiano del rifugio che ci è venuto incontro».

Come si affronta un ghiacciaio? Dall’attrezzatura alle conoscenze: i consigli del Soccorso alpino

I vertici del Soccorso Alpino dell’Alto Adige ribadiscono che i pericoli sono sempre in agguato. Fondamentale è affidarsi all’esperienza di professionisti e valutare costantemente, ora dopo ora, l’evolversi delle condizioni meteo e della neve. Se il rischio diventa evidente, importante è avere la lucidità e freddezza di rinunciare e tornare a valle.

comments powered by Disqus