Rsa / Il caso

Riduzione di un terzo degli infermieri nelle case di riposo, Provincia sotto attacco

Cgil durissima:Dirigenti sempre più pagati per pensare soluzioni di così basso livello?”. Consulta Provinciale per la Salute, l’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento e l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri del Trentino esprimono congiuntamente e con forza grande preoccupazione

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TRENTO. La Consulta Provinciale per la Salute, l’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento e l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri del Trentino esprimono congiuntamente e con forza grande preoccupazione per la decisione della Provincia di ridurre lo standard di dotazioni infermieristiche nelle Rsa.

Pur nella consapevolezza della carenza di infermieri, ma anche di medici specialisti in altri servizi del nostro Sistema sanitario provinciale, le decisioni per il suo “governo” non possono perdere di vista il criterio guida fondamentale: garantire un’assistenza sicura e di qualità alle persone fragili che risiedono nelle RSA, portatrici di bisogni assistenziali e sanitari sempre più complessi.

Sorprende che la decisione della Provincia per far fronte ad un problema così complesso si limiti alla mera e pericolosa revisione al “ribasso” dello standard infermieristico nelle RSA. Una decisione che si basa su una logica burocratica di far “tornare i conti”, ponendo a forte rischio la sicurezza e la qualità delle cure.

Sorprende inoltre che, nonostante sia stato portato, in più occasioni, all’attenzione dell’Assessorato alla Salute, il grave sottodimensionamento delle dotazioni infermieristiche in RSA, congiuntamente a proposte e strategie a breve e medio-lungo termine, ad oggi inascoltate, la decisione di ridurre il parametro infermieristico sia stata presa senza il coinvolgimento delle rappresentanza dei cittadini e delle professioni sanitarie e altre parti interessate coinvolte.

Anziché un approccio “burocratico” al problema, considerato che si tratta di garantire un diritto fondamentale, sancito dalla Costituzione Italiana, quello della salute dei cittadini fragili, è necessario e urgente adottare un approccio politico orientato ad agire sulle cause del problema e con una visione sistemica e lungimirante mettendo a terra interventi condivisi, coordinati, incisivi, innovativi, coraggiosi che consentano, innanzitutto, di rivedere complessivamente i modelli organizzativi e professionali in RSA alla luce dei bisogni dei residenti a prevalenza sanitaria e prevedendo, tra le altre cose, migliori condizioni di lavoro e valorizzazione delle professionalità con percorsi di carriera: deve aumentare l’attrattività delle RSA nei confronti delle professioni sanitarie.

Quello che è necessario, con urgenza, è la costruzione condivisa di un nuovo orizzonte per le RSA che riporti al centro, in modo autentico e con progettualità, la sicurezza e la qualità dell’assistenza al cittadino e ai familiari, la capacità di pensare e introdurre nuovi modelli organizzativi e di valorizzare le professionalità a partire da quella infermieristica".

Cgil: “Dirigenti sempre più pagati per pensare soluzioni di così basso livello?”

Il segretario generale della Fp Cgil del Trentino, Luigi Diaspro, condanna con decisione la misura, di cui si apprende oggi dai quotidiani, dell’abbassamento dei requisiti minimi per l’assistenza infermieristica nelle case di riposo.

«La misura adottata dalla Provincia, con la riduzione di un terzo degli infermieri nelle case di riposo, è una totalmente sbagliata e altrettanto contraddittoria rispetto ai bisogni e alla qualità dell’assistenza agli utenti da un lato e di sostenibilità di carico di lavoro dei professionisti dall’altro. Per cui condanniamo il provvedimento in quanto tale.

Ma c’è di più: se questo è il livello delle scelte e delle strategie prodotte da dirigenti che, spesso e in maniera molto disinvolta, si aumentano gli stipendi, ebbene è proprio il caso di smettere di concedere questi generosi aumenti visto che le scelte sono le più banali, sbagliate e senza visione di lungo respiro che si possano prendere.

Terzo elemento: ancora una volta assistiamo all’ennesimo colpo di mano di Provincia e Azienda sanitaria che, di nuovo, evitano il confronto sindacale e, piuttosto, preferiscono qualche incontro con gli ordini professionali. Chiariamolo ancora una volta per chi finge di non saperlo: ordini e sindacato sono entità diverse e con funzioni diverse. È sempre più chiaro che questa giunta provinciale e il suo apparato amministrativo non hanno alcuna intenzione di affrontare con serietà, all’interno di un tavolo competente e che comprenda tutte le parti in gioco, il tema della sanità trentina.

Per cui condanniamo merito e metodo di questa sciagurata decisione e chiediamo un immediato confronto perché questa misura mina la qualità dell’assistenza e peggiora le condizioni di lavoro delle persone che, nonostante tutto e dopo due anni e mezzo di pandemia, continuano comunque ad assicurare i servizi”.

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