Economia / Occupazione

La ricca terra che non assume i lavoratori: il Trentino ha il record europeo di precarietà

La UilTemp fornisce i dati dell’anno 2021: i precari al 19,4% contro il 16,3% in Alto Adige, il 16,4% della media nazionale, il 15,6% del Nordest e il 15,2% dell'area euro

TRENTO. Storie di difficoltà, numeri che indicano un problema concreto. Nel giorno in cui UILTemp Trentino e la sua gemella altoatesina hanno deciso di fondersi per proseguire su un percorso condiviso, il quadro emerso rispetto agli occupati precari in provincia, quelli a tempo determinato, è preoccupante, anzi da record.

Lo indicano i dati e lo ribadiscono i racconti dei lavoratori. «Non c'è storia: il lavoro temporaneo presenta livelli da record in Trentino, sia che il dato sia raffrontato con il resto del Paese, sia che si guardi all'Europa».

È quanto emerso dalla relazione del segretario regionale UilTemp Trentino-Alto Adige Südtirol, Lorenzo Sighel, che ha poi fornito altri dati: alla fine del 2021 la percentuale di occupati a tempo determinato sul totale degli occupanti alle dipendenze era infatti pari al 19,4% contro il 16,3% in Alto Adige, il 16,4% della media nazionale, il 15,6% del Nordest e il 15,2% dell'area euro.

Percentuali, è stato sottolineato, che diventano ancora più alte per quanto riguarda le donne e che sono condizionate dall'andamento della pandemia. Ancora, il lavoro somministrato ha guadagnato 857 assunzioni per un totale di +38,5%, mentre quello a chiamata e a tempo determinato, i più utilizzati nel comparto turistico, sono cresciuti rispettivamente di 802 unità (+49,4%) e di 9.135 assunzioni (cioè +68,8%).

Nota positiva, hanno comunque aggiunto i rappresentanti del sindacato, è stata la forte crescita delle trasformazioni dei contratti a termine in tempo indeterminato: dalle 1.107 di un anno prima alle 1.870 del primo trimestre 2022 (una crescita del 68,9%).

Lavoratori in difficoltà: le storie.

Le persone coinvolte in questo sistema di contrattazione precaria sono quelle che purtroppo, spiegano i vertici del sindacato, spesso raccontano «le peggiori storie di vita lavorativa mai ascoltate». Da chi ha conosciuto realtà molto difficili come l'Ilva di Taranto, dove Sighel ha spiegato esserci stato «un abuso nella somministrazione, soprattutto negli anni prima del decreto Dignità», fino a chi, in generale, ribadisce la forte incertezza, le minacce velate legate a un possibile rinnovo, le difficoltà ad operare nel proprio lavoro con la consapevolezza che da una settimana all'altra potrebbe finire, per non parlare dei problemi di inquadramento.

Situazioni che alle volte portano ad atti estremi, come ribadito da un video che il segretario della UilTemp Alto Adige, Devid Olivotto, ha proposto all'inizio della propria relazione: la storia di un ragazzo trentenne che ha deciso di togliersi la vita quattro anni fa, divenuto emblema dell'insicurezza e dell'instabilità di tanti lavoratori come lui.L'analisi del sindacato.«Non so quanti si sarebbero aspettati che il lavoro temporaneo, negli anni, assumesse queste proporzioni - ha aggiunto Sighel nella propria relazione, - ma di sicuro tale fenomeno ha lasciato inizialmente il mondo sindacale in un'inedita e imbarazzante condizione di impotenza.

Ma trattare la UilTemp come sono stati trattati inizialmente questi lavoratori, come l'ultima ruota del carro, è solo un miope e spocchioso indugiare nell'attesa di fare i conti con la realtà, una realtà impietosa ma dinamica, ricca di flessibilità, resilienza e adattabilità».

Il problema del lavoro precario, ha aggiunto il segretario regionale, è inoltre quello di trovare la giusta collocazione in termini di rappresentanza: «Parliamo di numeri in continua evoluzione, difficili da conteggiare, ma sempre di precari con questa spada di Damocle della scadenza contrattuale, difficili da sindacalizzare e che, per questo, spesso non riescono a far sentire la propria voce rispetto ai loro diritti fondamentali».

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