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I novant'anni del dottor Dino Pedrotti, padre della neonatologia trentina (e li ha festeggiati andando al Brentei)

Assunto ai primi anni Sessanta, lottò per portare il reparto dall’Ospedalino al Santa Chiara. Poi anni di impegno creando l’Associazione, e preestando le sue conoscenze in Vietnam e in altre parti del mondo

di Leonardo Pontalti

TRENTO. Ha fatto nascere generazioni di trentini, e non, in più di trentacinque anni di carriera. Ma, soprattutto, Dino Pedrotti ha saputo "rinascere" costantemente, con il passare degli anni, rimanendo sempre al passo coi tempi senza mai stancarsi di dedicarsi agli altri.

Pedrotti, ieri ha compiuto 90 anni e a testimoniare la sua freschezza a dispetto della carta di identità c'è il luogo, in cui con i familiari ha festeggiato: il rifugio Brentei.

Non è stato solo un pediatra, Dino Pedrotti: ha rivoluzionato il modo di venire al mondo in Trentino, soprattutto per quel che riguarda i neonati "problematici": prematuri, con patologie, a rischio per i più svariati motivi. Fino al 1991, quasi trent'anni dopo essere stato assunto - era il 1962 - al Santa Chiara , dopo la laurea a Pavia, i piccoli pazienti venivano trasferiti all'Ospedalino, sopra port'Aquila. Separati dalle madri e con infinite difficoltà logistiche anche per personale medico e sanitario.

Fu Dino Pedrotti, fin dal 1970 come aiuto primario di pediatria e poi, dal 1985, come primario, a impegnarsi per trasferire tutto al Santa Chiara, non senza doversela vedere con opposizioni anche feroci e dettate dalle più svariate motivazioni. Tutte ben lontane da quelle cliniche e "umane", tanto che alla fine ce la fece. Ma non fu semplice.

Un impegno che più di altri descrive il modo, lo spirito, con cui Dino Pedrotti ha sempre vissuto il proprio mestiere: con la volontà di trasformare i neonati «da oggetto di cure a soggetto titolare di diritti», come ha sempre amato spiegare più volte negli anni.

Nel 1985 ha fondato anche l'Ant, l'associazione degli amici della neonatologia trentina: commosso il messaggio che l'ex presidente Paolo Bridi ha rivolto a Pedrotti: «Caro Dino, sei arrivato ai 90 anni e ancora sfrecci per Trento in bicicletta, sali in montagna dai il tuo contributo lucido ed appassionato all'Ant, prima associazione italiana che ha iniziato ad occuparsi di bambini prematuri. Una associazione di genitori, infermieri e medici al servizio dei prematuri trentini in primo luogo ma che ha saputo portare sollievo e aiuto in altri paesi del Mondo».

«È stato davvero anche un pioniere della cooperazione internazionale - conferma l'attuale vice presidente dell'Ant Giulia D'Amaro Valle, promuovendo interventi a favore di mamme, neonati e famiglie nei più svariati angoli del globo: dal Vietnam ad Hanoi, dal Laos alla Cambogia, dal Nepal alle Filippine, fino a Timor Est. Ha voluto curare personalmente la direzione anche del notiziario di Ant, fino all'anno scorso, prima di chiamarmi a sostituirlo. Un autentico vulcano, che è attivissimo anche nell'utilizzo delle nuove tecnologie, da grande comunicatore. Un innovatore, che ha sempre messo la salute e il benessere di neonati e mamme al primo posto, vivendo la sua professione come un servizio».

L'impegno nell'attività medica solidale nel mondo è stata ricordata ancora da Bridi: «Ho ancora ben impresso in mente il lavoro del primo progetto seguito da Ant a Bac Giang , a nord di Hanoi, nel Vietnam. Era il 1998. "Come primo passo insegnamo loro a lavarsi le mani", ci aveva raccomandato. Mi piace ricordare che quel primo nostro progetto era stato interamente finanziato dai donatori privati, genitori e parenti di bambini prematuri trentini ed ha rappresentato il primo reparto di neonatologia di quell'ospedale. E c'era anche Dino a inaugurarlo, all'epoca con l'ambasciatore italiano ad Hanoi, Zamboni. A quel progetto ne sono seguiti molti altri: vent'anni di impegno, non solo nei paesi asiatici, ma anche ad esempio in Tunisia. Un lavoro immane che ha coinvolto centinaia di medici e infermieri italiani e di quei Paesi migliorando le condizioni di vita dei prematuri in queste aree del mondo».

Ricordi sottolineati con amarezza da parte di Bridi: «Un lavoro interrotto dalla ingenerosità e dal poco rispetto dei nostri governanti attuali, che non rendono onore alla nostra tradizione di volontariato, al lavoro dei missionari laici e religiosi trentini che per anni ed anni hanno dato le loro energie per i poveri del mondo».

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