Salute / Querelle

La sanità veneta funziona: la replica dell'assessorato alla lettera della dottoressa Frigo, «quello che dice è falso, falso, falso, falso»

A Venezia controbattono all’articolo “Sanità. Il modello veneto e quello trentino coincidono e vanno verso i privati”. «Nell’ultima decina d'anni il budget e il numero di prestazioni erogate dalla sanità privata accreditata in Veneto è diminuito». E poi la dottoressa "è del PD"

CRITICA Sanità veneta e sanità trentina, coincidono

VENEZIA. In merito alla lettera della dottoressa Laura Frigo, pubblicata il 28 giugno 2022 sull’edizione on line dell’Adige con il titolo “Sanità. Il modello veneto e quello trentino coincidono e vanno verso i privati”, l’Assessorato alla Sanità della Regione del Veneto interviene al fine di una corretta informazione dei cittadini.

Laura Frigo, nel suo post, esordisce con un’asserzione contraria alla realtà: che stiamo passando da un sistema sanitario pubblico a uno privato.

Falso: Nell’ultima decina d'anni il budget e il numero di prestazioni erogate dalla sanità privata accreditata in Veneto è diminuito. Su 8,137 miliardi del 2010 la spesa per la sanità privata era del 9% (719 milioni); nel 2018, su un budget di 8,913 mld, 634 mln sono andati al privato accreditato, pari al 7%, e una diminuzione del 12% sul 2010. Se vogliamo fare un paragone con le altre regioni secondo i dati 2018, il Veneto è al decimo posto, 123 euro di spesa pro capite, dietro a regioni come Lazio, Lombardia, Campania, Puglia, Sicilia, Molise, Piemonte.

Entrando ancora più nello specifico il termine sanità privata convenzionata si può far riferimento a diverse tipologie di prestazioni e rapporti di convenzione di erogatori che lavorano per conto del SSN e che vengono di seguito riassunti con il valore dell’incidenza sul totale dei costi della produzione.

Anche con riferimento agli specifici ambiti della specialistica privata accreditata e della ospedaliera privata accreditata l’incidenza sul totale dei costi della produzione conferma anche per il triennio 2019-2021 una sostanziale stabilità, con valori percentuali ben al di sotto della media nazionale.

Laura Frigo accusa: Come si fa a chiudere i reparti facendo finta di non chiuderli come sta facendo Zaia? Obbligando i professionisti a pagarsi l’assicurazione da soli, così tagli la spesa.

Falso: Non è vero che il Sistema Sanitario Veneto non assicuri i propri medici. Come previsto dalla normativa nazionale il datore di lavoro è responsabile per i suoi dipendenti di eventuali danni a terzi che copre dal punto di vista assicurativo ad esclusione della colpa grave e dolo. Quindi solo per colpa grave o dolo il professionista è chiamato a risponderne in proprio. E non si tratta di una scelta regionale”

Laura Frigo accusa la Regione per la carenza di medici: I medici sono pochi perché un imbuto impedisce ai neolaureati di specializzarsi. Tra pensionamenti e licenziamenti non ci sono più medici e non si fa nulla.

Falso che la responsabilità sia della Regione. La carenza di medici, madre di molti dei mali che Laura Frigo ascrive invece ad una programmazione errata della Regione, è figlia di un sistema nazionale che ha sottostimato i fabbisogni di borse di specialità, creato paletti nell’accesso alla professione quali il numero chiuso.

Laura Frigo accusa la Regione di non assumere il personale dove serve

Falso. Nel 2019 abbiamo messo a concorso oltre 700 posti, 356 solo prima di Natale. Abbiamo stretto un accordo con le Università di Padova e Verona per l’inserimento negli ospedali degli specializzandi agli ultimi anni, nei casi di maggior tensione, abbiamo autorizzato i DG a trattenere in servizio con contratti ad hoc i medici pensionandi, abbiamo approvato due bandi (con 527 adesioni) per l’assunzione di medici laureati e abilitati, ma non specializzati, abbiamo realizzato con l’approvazione di tutte le Regioni italiane un documento in 16 punti, molti dei quali sono entrati nel nuovo Patto Nazionale per la Salute.

La Regione, tramite Azienda Zero ha bandito nel triennio 2019-2021 un numero di procedure concorsuali per l’assunzione di dirigenti medici pari a 152, per un numero crescente di posti messi a bando.

Le assunzioni a tempo indeterminato e determinato, nel biennio 2020-2021, sono state pari a 2.136, al netto di quello effettuate per l’emergenza COVID con forme contrattuali flessibili.

Il numero di medici dipendenti complessivamente in servizio al 30/4/2022 rispetto al 31/12/2019 si è incrementato di 188 unità. Le carenze di medici specialisti, specie in taluni ambiti persistono per l’errata programmazione ministeriale degli anni passata, ma si dovrebbe attenuare nei prossimi 3-5 anni stante l’incremento del contratti di formazione specialistica richiesti dalle Regioni, saliti lo scorso anno accademico a oltre 17.000 quando cinque anni fa erano scesi a 4.500.

Per il personale del comparto lo sforzo è stato ancora maggiore, con un incremento del personale in servizio al 30/4/2022 rispetto al 31/12/2019 di 3.500 unità, dei quali 1.844 infermieri e 1.281 operatori socio sanitari.

I dati testimoniano la determinazione di rafforzare il sistema sanitario pubblico e non, come asserito di indebolirlo.

Inoltre, con riferimento alle importanti criticità delle strutture di pronto soccorso causate dalla carenza di personale medico, al numero ridotto di giovani medici che intraprendono la specializzazione in medicina d’emergenza-urgenza e alle problematiche connesse ad un’attività stressante, di grande responsabilità e con un alto potenziale di rischio, correlato anche a comportamenti pericolosi o violenti dell’utenza, il Consiglio Regionale, su proposta dell’Assessore alla Sanità, ha approvato l’art.21 della LR 12/2022, recante disposizioni per la garanzia dei livelli essenziali di assistenza nel sistema dell’emergenza-urgenza che ha previsto un primo pacchetto di interventi.

Inoltre la Regione Veneto ha proposto la costituzione di un gruppo di lavoro nazionale per affrontare la questione, corredando la richiesta con un pacchetto di interventi urgenti, sia di natura economica che di natura organizzativa, che, approvato dalla Commissione Salute, è stato inviato ai Ministri della Salute e dell’Economia e delle Finanze.

Infine diverse sono state le azioni attivate dalla Regione per la valorizzazione dei professionisti. Tra le prime il Veneto ha definito i criteri di distribuzione delle risorse previste a favore della dirigenza sanitaria dai commi 435 e 435bis della legge n.205/2017, i criteri di distribuzione e utilizzo da parte delle aziende sanitarie della quota di risorse trasferite dall’INAIL al fondo sanitario nazionale e destinate ai medici dipendenti per l’attività di compilazione dei certificati di infortunio e malattia professionale ed ha dato indicazione alle aziende per l’incremento dei fondi contrattuali a seguito dell’incremento del personale in servizio.

Laura Frigo accusa la Regione di chiudere i reparti

Falso. La dottoressa Frigo, storico esponente del Pd padovano e figlia dell’ex Presidente della Regione Franco, dovrebbe conoscere la differenza tra riorganizzazione e taglio e dovrebbe saper leggere le schede ospedaliere discese dal nuovo Piano Sociosanitario. Pare non sia così. Si studi le schede e poi mi elenchi, se ne trova, reparti che non ci sono più.

Laura Frigo mette sotto accusa le tempistiche dell’assistenza per ogni singolo paziente dando direttive come in fabbrica.

Falso. Prima di tutto la temporizzazione è indicativa, perché nessuno si sogna di lasciare senza l’assistenza necessaria un paziente. L’indicazione delle tempistiche non è poi un dispetto della Regione a qualcuno, ma la trasposizioni in veneto di direttive internazionali emanate persino dall’Oms. Se non le conosce, s’informi.

Laura Frigo sostiene che le liste d’attesa si allungano.

Falso. In Veneto la media del rispetto dei tempi massimi è attorno al 90% ed è del 100% per le urgenze. Tra l’altro, il Piano Regionale per le Liste d’attesa è molto più rigido di quello nazionale e prevede tempi molto più stretti rispetto a quelli indicati in italia. La delibera relativa è pubblica. Se la prenda e la studi.

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