Natura / Flora

Il bostrico si mangia i boschi, infestati 5.300 ettari in Trentino, nuovo piano della Provincia

Numeri impressionanti soprattutto nei distretti di Cavalese, Primiero, Valsugana e Pergine: la stima è di 10 mila individui, l’estate calda e secca favorisce l’infestazione e indebolisce le piante

TRENTO. La devastazione dei boschi trentini è sotto gli occhi di tutti. La giunta provinciale ha predisposto un nuovo Piano per contenere la diffusione del bostrico tipografo, l'insetto dannoso per i boschi del Trentino ed in particolare per le foreste delle zone più colpite dalla tempesta Vaia dell'ottobre 2018.

A quattro anni dalla tempesta, il documento - approdato in Giunta su proposta dell'assessore Giulia Zanotelli - fornisce un riferimento tecnico-specialistico per la gestione dell'epidemia di bostrico. Secondo i dati del monitoraggio effettuato sul territorio nell'ultimo triennio il bostrico ha attaccato oltre 594 mila metri cubi di legname, pari al 15% dei danni provocati da Vaia, su una superficie complessiva di 5.300 ettari.

I distretti forestali più colpiti sono quelli di Cavalese, Primiero, Borgo e Pergine. Le 228 trappole installate sul territorio provinciale, in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach, rappresentano una preziosa fonte di informazioni per conoscere la diffusione e l'evoluzione del bostrico e per attivare in tempo adeguate misure di controllo e mitigazione

.Secondo le previsioni del servizio Foreste della Provincia, la diffusione del bostrico in Trentino è destinata a proseguire ancora qualche anno.

Le esperienze dei Paesi a nord delle Alpi, interessati in passato da estesi danneggiamenti dei boschi per schianti da vento, hanno dimostrato che queste fastidiose "pullulazioni" durano in media 5-6 anni, con la massima infestazione nel secondo e terzo anno e una riduzione progressiva in quelli successivi.

Nel 2021 le trappole che hanno segnalato il superamento della soglia "epidemica" delle catture, pari a 8.000 individui per ogni "casetta" ed indice di popolazioni in fase di rapida crescita, sono state il 77%.

Sulla base di tali risultati è plausibile un ulteriore aumento dei danni nel 2022, specialmente nel Trentino orientale, anche come conseguenza dell'inverno e della primavera appena trascorsi, che sono stati piuttosto caldi.

Nell'ultimo mese il volo degli insetti che hanno superato l'inverno è stato molto intenso e le catture medie per trappola a livello provinciale hanno superato i 10 mila individui, valore elevato se si considera la fase ancora precoce della stagione.

L'annata, da un punto di vista entomologico, si prospetta quindi difficile. Sulla durata effettiva dell'infestazione, e quindi sui danni complessivi, oltre alla velocità di asportazione delle piante contenenti gli insetti, incidono molto gli andamenti meteorologici più o meno favorevoli.

Estati fresche e piovose accrescono la resistenza delle piante, mentre un effetto contrario può derivare da periodi caldi e siccitosi, come quello attuale che fa temere ancora di più.

Anche gli antagonisti naturali del bostrico, come predatori (coleotteri e picchi), parassitoidi (vespe) e funghi contribuiscono a far rientrare le fasi di picco.

Comunque è l'individuazione precoce degli alberi infestati e il loro immediato abbattimento ed esbosco a costituire la forma più efficace di lotta contro il bostrico. Nel caso invece le chiome siano già arrossate o grigie può essere conveniente, in determinati casi, lasciare le piante in bosco a protezione di quelle ancora sane.

L'individuazione di nuovi focolai è assicurata dal personale forestale che garantisce la sorveglianza.Intanto, ad aprile è stata avviata una sperimentazione con la Fondazione Mach, per l'impiego del modello Phenips messo a punto e gestito dall'Istituto di Entomologia dell'Università di Vienna, con la quale è stato stipulato un accordo biennale.

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