Politica / Il caso

Fraccaro, il volto del Movimento 5 Stelle fermato dal limite di mandati

Anche lui, insieme a una settantina di parlamentari pentastellati, rischia di dover chiudere la sua esperienza romana alla fine di questa legislatura se, come vuole il padre politico Beppe Grillo e dovesse essere confermato in una consultazione degli iscritti, rimanesse in piedi il limite di due mandati per i "portavoce" eletti in Parlamento

di Luisa Maria Patruno

TRENTO. Riccardo Fraccaro in Trentino rappresenta il volto del Movimento 5 Stelle. Sicuramente è l'esponente più noto e colui che ha fatto più strada, da quando nel 2010 a 29 anni, senza aver mai fatto politica, fu tra i fondatori del primo Meetup del M5s a Trento, diventando uno dei big nazionali del partito: prima, come fedelissimo di Luigi Di Maio, e poi al fianco del premier Giuseppe Conte, di cui fu ministro per i rapporti con il Parlamento (Conte 1) e sottosegretario alla presidenza del Consiglio (Conte 2).

Ma ora anche lui, insieme a una settantina di parlamentari pentastellati, rischia di dover chiudere la sua esperienza romana alla fine di questa legislatura se, come vuole il padre politico Beppe Grillo e dovesse essere confermato in una consultazione degli iscritti, rimanesse in piedi il limite di due mandati per i "portavoce" eletti in Parlamento. Fraccaro, infatti, è stato eletto deputato la prima volta in Trentino nel 2013 ed è stato poi rieletto nel 2018, quindi l'anno prossimo, sempre che si vada a elezioni a scadenza naturale, avrà passato 10 anni a Montecitorio.

Del resto, lo stesso Fraccaro già due anni fa non metteva in discussione il fatto di trovarsi verso il capolinea: «Nel Movimento 5 stelle c'è la regola dei due mandati, io ho fatto due mandati, ho fatto la mia esperienza». Ciò non esclude, però, a Fraccaro, di rimettersi in gioco a livello locale alle prossime elezioni provinciali, qualora fosse interessato a tornare a fare politica e a vivere in Trentino.

Dalla caduta del secondo governo Conte e con l'arrivo di Mario Draghi, sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle, senza più un posto da ministro per il deputato eletto in Trentino, Fraccaro ha tenuto un profilo basso e un po' defilato, anche se non ha mancato in questo anno e mezzo di esprimersi con preoccupazione e in termini critici sul governo Draghi e sul futuro del Movimento 5 Stelle in preda a grosse difficoltà interne e ora a rischio concreto di scissione.

A febbraio, subito dopo la rielezione di Mattarella alla presidenza della Repubblica, Fraccaro aveva sostenuto: «Dobbiamo dirci che siamo diventati una forza politica di sinistra. Avevamo coltivato l'idea di essere una forza post-ideologica e oggi ci presentiamo come progressisti perché dire di sinistra sa di vecchio e stantio.

Parallelamente a questa auto definizione siamo entrati in una coalizione stabile con i partiti di centro-sinistra. In questa nuova area di appartenenza abbiamo deciso di condividere, anche a pena di rinunciarvi, le nostre proposte come è avvenuto per la scelta dei candidati alla Presidenza della Repubblica. Difficile immaginare in queste condizioni di avere la necessaria libertà di azione per indurre un reale cambiamento nel Paese».

Il deputato pentastellato, in questo anno particolarmente impegnato nella promozione del Superbonus 110%, ricorda come la partecipazione dei 5 Stelle al governo Draghi sia avvenuta «a condizione di portare avanti la transizione ecologica con un ministro dedicato» ma osserva «mi sembra evidente il fallimento su questo fronte a livello governativo». In seguito aveva espresso riserve anche sull'invio di armi in Ucraina, tema che ora sta dilaniando i 5 Stelle.

E sul futuro del partito l'auspicio di Fraccaro è riuscire a «presentarci come movimento ambientalista capace di un riformismo ecologista fattivo, l'unico oggi in grado di smuovere le migliori energie e coscienze dei giovani italiani».

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