Economia / Analisi

Cooperazione e giunta Fugatti, quel «patto» a un anno dalle elezioni: chi ci guadagna e in quali settori

Un accordo in 27 pagine, approvato dalla Provincia e presentato all’assemblea da Simoni: fra milioni di nuovi aiuti e nodo del credito cooperativo ecco tutte le partite aperte

PROTESTA Sindacati: "Pagina nera della Cooperazione"

di Domenico Sartori

TRENTO. Per qualcuno, ad una prima lettura superficiale, il "patto" tra la Provincia autonoma di Trento e la Federazione trentina della cooperazione – annunciato venerdì all’assemblea – potrebbe rappresentare solo la classica, ennesima lista di buone intenzioni e azioni per il "rilancio" del territorio. Uno dei tanti "protocolli" sottoscritti per dare un senso alla collaborazione istituzionale, che non può mancare, tra i due enti.

Altri potrebbero invece intravvedere una rinnovata sintonia politica tra il vertice di Federcoop e la giunta di centro-destra a trazione leghista.

Il fatto che, a latere dell'assemblea di Federcoop, sia il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, sia l'assessore con delega alla cooperazione, Mario Tonina, che in giunta rappresenta la vera anima democristiana, quella più vicina al movimento cooperativo, si siano esposti al punto di dire che l'accordo rappresenta un "programma di legislatura", non cambia la sostanza delle cose.

Il fatto che, alla base, la materia prima dell'intesa ha un nome: sano pragmatismo. Lo stesso che aveva portato alle due precedenti intese: nel giugno 2017, tra l'allora presidente pro-tempore di Federcoop, Mauro Fezzi, e il presidente della Provincia, Ugo Rossi, che guidava una giunta di centro-sinistra; nel gennaio 2020, tra una Marina Mattarei da mesi in forte difficoltà (fu fatta decadere dalla presidenza della Cooperazione nemmeno un mese dopo con le dimissioni della maggioranza del cda) e il nuovo presidente della Provincia, Maurizio Fugatti.

Non è però un caso che ora si parli di "Accordo di collaborazione istituzionale" e che l'intesa sia più corposa e dettagliata, nella sostanza, dei due precedenti protocolli.

L'accordo è maturato in un confronto tra Fugatti e il presidente di Federcoop, Roberto Simoni, a metà maggio. Il resto è stato un lavoro minuzioso di stesura e limatura: 27 pagine di accordo che la giunta ha approvato venerdì mattina, per poterlo poi presentare e sottoscrivere nella solennità dell'assemblea dei cooperatori.

Sano pragmatismo anche da un altro punto di vista. Se non proprio un "ora o mai più", poco ci manca. Perché Fugatti si avvia all'ultimo anno di governo. Perché Simoni, che è arrivato al vertice della Cooperazione nell'estate 2020, in piena emergenza pandemica, è pure all'ultimo anno di mandato (il rinnovo della presidenza sarà nel maggio 2023). E perché è prossimo l'assestamento di bilancio della Provincia. E se, per la Cooperazione, c'è da portare a casa qualcosa, il momento è adesso.

Vale, ad esempio, per i Sieg e i multiservizi che presidiano i territori di periferia e aiutano a contenere lo spopolamento dei paesi: in arrivo, dalla Provincia, un milione di euro in più, e la revisione dei criteri di finanziamento, con l'obiettivo di aumentare gli incentivi (nel rispetto della normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato).

Vale per il rafforzamento del Fondo partecipativo quale strumenti di sviluppo e innovazione che sostiene le cooperative nel loro fabbisogno finanziario: la Provincia attiverà un nuovo bando per almeno 20 milioni di euro.

È con il mondo del credito, segnatamente Cassa Centrale Banca, che nel 2018 Fugatti ebbe i suoi problemi. Non gli fu steso un tappeto rosso quando, da candidato alla presidenza della Provincia, bussò alla porta di Fracalossi e Sartori, la coppia allora al vertice del nuovo gruppo bancario del credito cooperativo. C'è invece sempre stato un dialogo aperto con Federcoop e con Simoni. Anche se nel 2021 le interlocuzioni non sono bastate a rimediare allo scontro che ha portato alla ridefinizione della governance di Mediocredito Trentino Alto Adige.

Nell'Accordo di collaborazione appena firmato, a Mediocredito non si fa cenno. Inevitabile perché, con l'estromissione di Cassa Centrale Banca, il dominus sono le Raiffeisen altoatesine. E la banca regionale corporate resta un nodo irrisolto tra i soci, Provincia e Cooperazione compresi.

C'è invece l'impegno a far rientrare i Confidi tra le aziende di credito e a definirne il carattere regionale. E c'è l'impegno politico della Provincia (come ha già fatto la Regione Emilia Romagna) a sostenere in tutte le sedi, a Roma come a Bruxellex, una riforma della riforma Renzi del credito cooperativo, per alleggerire i vincoli (vigilanza, patrimonio, gestione rischi) in capo alle Casse Rurali. Sulle comunità energetiche, fino ad ora (salvo poche esperienze) un concetto teorico, si misurerà nei prossimi mesi la collaborazione, già "benedetta" con l'accordo del 6 giugno che coinvolge anche i quattro Bim e Assoartigiani.

Le ambizioni della Cooperazione sono alte. Allo studio c'è la possibilità, per dare concretezza all'autoproduzione e all'autoconsumo di energia da fonti rinnovabili e affrontare i cambiamenti climatici, di concepire le cooperative esistenti, in primis le Famiglie cooperative, come comunità energetiche. E, quanto a "pragmatismo", concretissimo è l'impegno (in parte già recepito con la legge sulle semplificazioni approvata nei giorni scorsi) ad aggiornare l'elenco prezzi e a dare la possibilità ai Rup (responsabili unici del procedimento) di concedere proroghe e rivedere contratti, convenzioni e affidamenti, in ragione dell'eccezionale aumento dei costi delle materie prime e dell'energia. Le cooperative sono coinvolte soprattutto per gli affidamenti dei servizi.

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