Salute / Analisi

Radiografia della sanità trentina: male le vaccinazioni, alti i costi e drastico calo delle operazioni oncologiche

La Provincia ha aderito al monitoraggio del Sant’Anna: ecco tutti i punti deboli e quelli di eccellenza del nostro sistema, in Italia Veneto e Toscana al top per efficienza. Bene pediatria, cure palliative e sanità digitale

EMERGENZA Trento, medici privati in pronto soccorso
IOPPI «Deleterio il ricorso alle cooperative per il pronto soccorso»
DATI Pronto Soccorso, ecco tutti i numeri

di Patrizia Todesco

TRENTO. Costi pro capite elevati ed un'anomala riduzione degli interventi chirurgici per patologie oncologiche, soprattutto per i tumori alla mammella e all'utero. Sono questi i due indicatori "peggiori" della sanità trentina che emergono dall'analisi delle performance della sanità regionale promosso dal Laboratorio Management e Sanità dell'Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.

Il cosiddetto sistema "Bersagli", che ormai da anni valuta la performance dei sistemi sanitari regionali con l'obiettivo di cogliere appieno le opportunità di investimento e quelle di ridisegno dell'offerta dei servizi.Tra le dieci regioni e province che anche quest'anno hanno deciso di partecipare al sistema di monitoraggio su base volontaria delle performance dei servizi sanitari regionali c'è appunto anche il Trentino.

Tra le disparità regionali più evidenti c'è quello della spesa sanitaria. Trento ha sempre avuto livelli elevati. «Quest'anno il costo pro capite è di 2.531 euro. Un valore alto, cresciuto a causa del Covid, ma nel 2021 il Trentino è stata anche l'unica realtà a non aver registrato un aumento rispetto all'anno precedente», sottolinea Milena Vainieri, responsabile del Laboratorio Management e Sanità. (MeS) dell'Istituto di Management della Scuola Sant'Anna di Pisa.

La forbice dei costi pro capite è abbastanza ampia, si va dai 1.590 euro di spesa sanitaria pro-capite dell'Ausl 3 Genovese, ai 2.968 della provincia autonoma di Bolzano. Dai 12 bersagli realizzati dal Sant'Anna emerge chiaramente l'efficienza della sanità veneta e toscana rispetto alle altre regioni. Entrambe con 21 indicatori che centrano l'obiettivo e nessuno in zona rossa.

Anche il Trentino può ritenersi soddisfatto nonostante qualche criticità. «Il 42% degli indicatori è migliorato rispetto allo scorso anno, il 35% è peggiorato e il 22% è rimasto stabile», dice la ricercatrice. «Ci sono dunque buoni segnali che la situazione possa ulteriormente migliorare».

Ma quali sono i settori dove si sono registrate maggiori criticità, oltre a quello dei costi?

Primo fra tutti l'oncologia, ma non tanto per i tempi d'attesa quanto per i volumi d'attività. Sono stati paragonati i dati del l 2019, quindi in fase pre-pandemia, ed è emersa una forte riduzione degli interventi effettuati. «Non sappiamo se per una minore richiesta o per altro», puntualizzano al S. Anna.

Di fatto numeri in diminuzione sono stati segnalati per quanto riguarda i tumori al seno, l'analisi del linfonodo sentinella e i tumori all'utero. In questo caso, probabilmente , la risposta va ricercata nel trasferimento di molti interventi a Verona dopo il licenziamento del primario Tateo.

Non ottimale anche il dato sui controlli nei cantieri. «Questo è una criticità che accomuna molte realtà ed è dovuta al fatto che sono aumentati molto i cantieri ma non altrettanto le verifiche di sicurezza».

Bollino in zona completamente rossa anche per quanto riguarda le vaccinazioni Covid. Qui il motivo è da ricercare nel fatto che i dati analizzati sono quelli del dicembre 2021 quanto la nostra Provincia era leggermente in ritardo rispetto al resto d'Italia.

Soddisfacente invece il dato sulle altre vaccinazioni che nonostante il grande lavoro effettuato sul fronte Covid non risulta siano state trascurate.

Gli indicatori per i quali il Trentino ha conquistato semaforo completamente verde con indici più che soddisfacenti sono quelli legati alla pediatria, alle cure palliative, agli screening oncologici e alla sanità digitale. «Valorizzare i nostri professionisti e le migliori soluzioni organizzative emerse durante la pandemia, tenere alta la guardia rispetto ai rischi di un ritorno di fenomeni di inappropriatezza e avere il coraggio di accogliere la sfida del cambiamento organizzativo. Sono questi i tre pilastri», ha sottolineato Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant'Anna

comments powered by Disqus