Economia / Lavoro

Lavoratori stagionali extra Ue, le imprese trentine lanciano l’allarme

La preoccupazione del presidente dell’Associazione ristoratori del Trentino e vicepresidente di Confcommercio: «Troppa burocrazia e ritardi: abbiamo ricevuto garanzie che il problema è presidiato ma occorre accelerare i tempi»

TRENTO. L’incrocio tra un sistema complesso, una burocrazia pesante e alcuni disguidi tecnici rischiano di costare caro alle imprese turistiche trentine, in particolare della ristorazione ma in generale di tutto il settore. Il consueto fabbisogno di lavoratori stagionali extra Ue (Albania e Bangladesh, soprattutto) è compromesso a causa dei ritardi nel rilascio dei nulla osta previsti dal cosiddetto Decreto Flussi, ovvero il provvedimento governativo con cui vengono disciplinati gli ingressi di lavoratori stranieri.

«C’è molta apprensione - spiega Marco Fontanari, presidente dell’Associazione ristoratori del Trentino e vicepresidente di Confcommercio Trentino - tra le aziende perché temono di non riuscire ad iniziare la stagione estiva con un organico adeguato. Una procedura molto burocratica e complessa sommata ad alcuni disguidi ed allo stop della piattaforma ministeriale da fine aprile a metà maggio sta allungando di molto le procedure per il rilascio dei nulla osta.

Su 1.847 domande presentate in Trentino solo 765 sono concluse. Il rimanente è ancora in attesa di una soluzione. E se pensiamo che il nulla osta è solo una parte della trafila - poi ci sono gli incontri con le varie Ambasciate e l’organizzazione del viaggio - allora si comprende come il tema sia particolarmente sentito».

«Come associazione - prosegue Fontanari - ci siamo attivati sia a livello locale che nazionale, grazie all’azione di FIPE, e apprezziamo gli sforzi sia del Commissario del Governo, della Provincia e del Servizio Lavoro, ma ora c’è bisogno di un’accelerazione. Il rischio è duplice: da una parte molte aziende stanno già valutando di posticipare l’apertura stagionale, con tutte le conseguenze anche per il turismo trentino, dall’altra c’è il pericolo che venga perso un capitale di competenze qualificato che, di fronte a lungaggini e ostacoli, potrebbe optare verso altri impieghi».

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