Parità / Nodi

L'accusa delle donne: politiche di genere, il Trentino è al grado zero, «questa giunta vive fuori dal mondo»

Stereotipi e pregiudizi frenano le ragazze che vogliono studiare, e «il silenzio dell’assessora Segnana è assordante»: il duro atto di accusa della Consulta femminile

di Daniele Benfanti

TRENTO. «Qui in Trentino le politiche di genere sono inesistenti. E anche per la gestione del Pnrr (il Piano di ripresa e resilienza), che ridisegnerà il nostro paese, il coinvolgimento della popolazione e delle donne è purtroppo nullo». Non usa mezze misure il coordinamento degli Stati generali delle donne del Trentino (organismo nato nel 2014), che in una conferenza stampa ha messo in chiaro, punto per punto, tutte le perplessità rispetto a come la giunta Fugatti sta (o non sta) gestendo la partita dei fondi europei post-pandemia.

A cominciare dal tema trasversale delle politiche per la parità ed equità di genere. «La Provincia di Trento sembra fuori dal mondo. Pare che non sappia cosa si sta facendo a Roma per il Pnrr» è il severo giudizio di Donatella Conzatti, senatrice di Italia Viva. Il Pnrr punta al riassorbimento delle differenze territoriali, generazionali e di genere (in questo ambito l'Italia è solo al 63° posto su 165 Paesi).

«Al tavolo permanente di confronto sul Pnrr - spiegano le rappresentanti degli Stati generali delle donne, Donatella Conzatti, Laura Scalfi e Margherita Cogo - nemmeno la commissione provinciale pari opportunità è stata invitata. Chiediamo che ci sia trasparenza rispetto al lavoro di questo organismo e un vero coinvolgimento della popolazione». Laura Scalfi, che nella direzione nazionale di Azione (il partito di Carlo Calenda) è delegata per la scuola, nota come in una Provincia autonoma come il Trentino sia ora che i servizi di asilo nido (gratuiti) siano un diritto universale (che tutela l'apprendimento e non solo il welfare e la conciliazione): «Soprattutto nelle valli siamo ancora molto indietro».

Altro nodo da sciogliere: i pregiudizi e gli stereotipi che in Trentino, più che altrove, bloccano le ragazze che vogliono studiare, alle superiori e all'università, materie tecniche e scientifiche (in Trentino l'8%, rispetto al 13% nazionale). E anche l'imprenditoria femminile da noi è in ritardo e confinata nel campo dei servizi alla persona. «Ci sembra che il Trentino vada in direzione opposta, con passi indietro, a quella delle politiche di genere - ha osservato Margherita Cogo, ex vicepresidente della Provincia - e che il silenzio dell'assessora alle pari opportunità, Stefania Segnana, sia assordante. Stanno per arrivare in Trentino 1,3 miliardi con il Pnrr e altre centinaia di milioni di euro con i bandi dei fondi strutturali europei e noi siamo fermi».

La senatrice Conzatti elenca le priorità, che il Pnrr individua per superare le diseguaglianze di genere: piano asili nido; coinvolgimento dei talenti femminili nella transizione digitale ed ecologica-energetica; certificazioni alle aziende e agli enti virtuosi in tema di parità di genere come vincolo per accedere ai fondi europei; valorizzazione dei talenti femminili tecnico-scientifici; almeno il 40% di posti riservati a donne nelle società quotate e nelle authority; strategie di prevenzione, protezione e punizione per le azioni di violenza sulle donne; accelerazione dell'iter parlamentare (su impulso della Corte Costituzionale) per poter assegnare ai figli anche il cognome della madre.

«Sembra che ci sia ancora paura di raggiungere la parità di genere in Trentino - evidenzia Paola Maria Taufer, presidente della Commissione provinciale per le pari opportunità - quando invece è dimostrato che è vantaggioso per tutta la comunità. Ora stiamo per iniziare un intervento di un anno, in tutta la Provincia, per avvicinare le donne alla politica».

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