Alpini / Il caos

Molestie all’Adunata degli alpini, «Stefano Zecchi va subito rimosso dal Muse». Mozione in consiglio provinciale

Paolo Zanella (Futura), Lucia Coppola (Verdi) e la capogruppo del Pd, Sara Ferrari chiedono alla giunta Fugatti di rimuovere il presidente del Muse a seguito del suo intervento contro il «mondo femminile», che confonde il «sano cameratismo degli uomini» con il maschilismo»

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di Luisa Maria Patruno

TRENTO. E ora il professor Stefano Zecchi rischia il posto di presidente del Muse. I consiglieri provinciali di opposizione Paolo Zanella (Futura), Lucia Coppola (Verdi) e la capogruppo del Pd, Sara Ferrari, hanno infatti depositato una mozione con cui chiedono alla giunta Fugatti di rimuovere il presidente del Muse a seguito del suo intervento contro il «mondo femminile», che confonde il «sano cameratismo degli uomini» con il maschilismo», dopo le numerose denunce di molestie fisiche e verbali all'adunata degli alpini a Rimini.

«Chi insiste nel derubricare le molestie (quanto meno quelle verbali) - spiega Zanella nel motivare la richiesta di dimissioni - ad atti di goliardia legati alla tradizione dei camerati, sposando una cultura sessista, che legittima fischi e offese verso le donne, non può presiedere uno degli ente culturali più importanti della Provincia».

«La Convenzione di Istanbul - aggiunge il consigliere provinciale di Futura - è chiara nell'includere la violenza verbale verso le donne tra le molestia. Fischiare a una donna o esprimerle apprezzamenti non graditi, è una molestia e non sono previste deroghe per i camerati, con buona pace del professor Zecchi. La nostra legge sulle pari opportunità, inoltre, prevede che gli enti strumentali della Provincia promuovano una cultura di genere inclusiva. Per questo le uscite del prof Zecchi non sono compatibili con il ruolo che ricopre al Muse, una delle istituzioni culturali più importanti del nostro territorio».

«Il ragionamento di Zecchi - si legge nella mozione firmata da Zanella, Ferrari e Coppola - arriva di fatto a ribaltare i ruoli delle parti in causa: non hanno sbagliato quegli uomini che hanno agito violenza - fosse anche solo verbale - nei confronti delle donne, ma le donne che hanno avuto l'ardire di ribellarsi e di non accettare più la "tradizione".

Per Zecchi le numerose denunce pubbliche di aver subito molestie - fossero anche solo verbali - sono evidentemente atti di lesa maestà nei confronti dei camerati, nel cui dna sono incise, come un destino ineluttabile, le pratiche machiste, che vanno tollerate in silenzio».

I firmatari della mozione rispondono anche alla presa di posizione del professor Zecchi, che ha parlato di strumentalizzazioni e travisamenti delle sue parole, dopo le critiche ricevute dalla prorettrice Barbara Poggio e la protesta del Centro sociale Bruno davanti al Muse: «Quelle critiche non sono altro che reazioni comprensibili alla difesa d'ufficio di quel maschilismo tossico che ben si riconosce nel suo "elogio del cameratismo".

La legge provinciale n. 13/2012 (legge provinciale sulle pari opportunità) individua tra le misure per la promozione della cultura di genere l'eliminazione degli stereotipi di genere nella comunicazione pubblica, la diffusione e il radicamento della cultura di genere presso la Provincia, gli enti locali e gli enti pubblici strumentali. Le affermazioni del presidente del Muse, ente strumentale della Provincia, vanno in direzione contraria alle misure di promozione delle pari opportunità tra i generi e alimentano, invece di contrastarli, stereotipi che legittimano l'asimmetria di genere. Il sessismo non può trovare posto nel nostro Museo delle Scienze».

Dalle parole «personalissime» di Zecchi ha preso le distanze anche la vicepresidente del Muse, Laura Strada, secondo la quale il «cameratismo» non può essere utilizzato come «foglia di fico per nascondere molestie sessiste inaccettabili».

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