Lavoro / Lo studio

La paga di una donna vale il 30 per cento in meno: in Trentino divario con gli uomini rilevante

È quanto emerge dall'analisi sul Gender pay gap condotta dall'Istituto di statistica della Provincia sui redditi del 2019. Poche le eccezioni, concentrate in quei settori dove peraltro la presenza delle donne è molto contenuta

IL RAPPORTO Pandemia e discriminazione, pagano le donne

TRENTO - La retribuzione di una donna in Trentino è mediamente pari ai due terzi di quella di un uomo. È quanto emerge dall'analisi sul Gender pay gap condotta dall'Istituto di statistica della Provincia sui redditi del 2019. L'indicatore sul Gender pay gap è il differenziale salariale donna-uomo ed è utilizzato dalla Commissione europea per confrontare i salari percepiti da uomini e donne nei Paesi aderenti all'Unione.

A livello continentale, le statistiche fotografano una retribuzione media per ora lavorata dalle donne del 13,7% inferiore rispetto a quella degli uomini. In Italia il differenziale si posiziona invece al 4,7%. La brutta notizia è che in Trentino il divario tra uomini e donne è particolarmente rilevante: per i primi la retribuzione media giornaliera è di 101,6 euro, per le seconde di 70,1 euro con un gap quindi pari al 31,0%.

Le differenze nelle retribuzioni tra uomini e donne devono essere interpretate come il risultato di un confronto tra due popolazioni di lavoratori che presentano caratteristiche diverse. Il dato sul Gender pay gap cambia infatti notevolmente se si considera, ad esempio, il differenziale tra lavoratori a tempo pieno e lavoratori a tempo parziale.

Nel primo caso l'indicatore per il Trentino è pari al 15,9%, mentre nel secondo caso scende all'8,9% come risultato dell'elevata incidenza di donne impiegate a tempo parziale (il 54,6% contro il 16,5% degli uomini). L'analisi condotta per settore economico, considerando in questo caso i soli lavoratori e le sole lavoratrici a tempo pieno, conferma un differenziale retributivo quasi costantemente a favore della componente maschile.

Poche le eccezioni, concentrate in quei settori dove peraltro la presenza delle donne è molto contenuta. Nei settori in cui la retribuzione giornaliera media è minore si osserva parallelamente un valore del differenziale marcatamente più contenuto. Un esempio è rappresentato dal comparto dei servizi di alloggio e ristorazione, dove il valore scende al 15,3%, che presenta una retribuzione, sia maschile che femminile, fra le più basse tra i settori economici. Viceversa, nei settori dove la retribuzione è elevata, anche la differenza risulta generalmente maggiore.

Un esempio è rappresentato in questo caso dai comparti immobiliare e finanziario-assicurativo che presentano un Gender pay gap superiore al 35%.Il differenziale retributivo di genere aumenta tendenzialmente con l'età. Infatti, la retribuzione media giornaliera per le donne passa da 57,9 euro nella fascia di età fino a 19 anni al picco massimo di 101,3 euro nella classe 50-54 anni per poi ridursi fino a 90,9 euro della classe 65 anni e oltre.

Per gli uomini la retribuzione nella classe fino a 19 anni è pari a 61,8 euro, cresce nelle classi quinquennali fino a raggiungere il suo massimo, pari a 140,9 euro, nella classe 60-64 anni per poi ridursi a 108,2 euro nella classe 65 anni e oltre.

Secondo la qualifica professionale, escludendo gli "apprendisti", non si osservano particolari differenze nei livelli del Gender pay gap: la distanza fra uomini e donne è pari al 22,9% per gli operai, al 25,3% per gli impiegati, al 17,5% per i quadri e del 20,6% per i dirigenti.

Secondo la tipologia contrattuale, le differenze retributive si confermano evidenti: se per i lavoratori a tempo indeterminato il livello medio del differenziale è pari al 16,4%, il valore si contrae in modo significativo per i lavoratori a tempo determinato (11,8%).

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