Occupazione / Il caso

Hotel e ristoranti cercano disperatamente personale, ma al «Career Day», su 50 candidati, si presentano solo in 14 (quasi solo stranieri)

Un flop all’Agenzia del Lavoro, i gestori sconsolati: «con la pandemia la gente ha capito che è bello stare a casa con la famiglia e finché ha qualche risparmio va avanti così»

di Daniele Battistel

TRENTO.  Al Centro per l'impiego di Trento si erano applicati con la diligenza delle grandi occasioni: 400 curricula visionati estrapolandoli dalle banche dati di chi cerca lavoro; altrettante telefonate con prima scrematura; selezione di un numero chiuso di 50 candidati potenzialmente ideali per le posizioni ricercate; ulteriore chiamata di conferma l'altra sera.

Ieri pomeriggio, però, l'amara sorpresa: dei 50 che avevano assicurato la loro presenza al Career Day organizzato ieri pomeriggio in via Maccani per il settore del turismo se ne sono presentati soltanto la metà.

I 14 tra ristoratori e albergatori di Andalo/Molveno e della zona dei laghi di Levico e Caldonazzo che speravano nei colloqui di ieri di completare le brigate di cucina e le squadre di sala se ne sono tornati in hotel con parecchie caselle ancora da sistemare.

Perché? Interpretare un dato non è mai semplice, ma di botta verrebbe da dire che tutta questa grande fame di lavoro non c'è. «Anni fa, quando si organizzavano eventi simili i risultati erano del tutto diversi» spiega Simona Scolamiero, referente dell'Ufficio "Incontro Domanda & Offerta" del Centro per l'impiego di Trento. «Abbiamo notato che da un paio d'anni a questa parte c'è stato un calo drastico di disponibilità al lavoro, specialmente del personale più qualificato come cuochi, camerieri di sala e receptionist» continua Scolamiero. Evidentemente di queste figure ce ne sono poche sul mercato di lavoro e nessuno ha problemi a trovare un posto di lavoro. Anzi, può giocare le proprie carte al rialzo.

Il problema, semmai, è di chi il lavoro lo offre, come albergatori e ristoratori. «La mia impressione - spiega Michela Vicenzi dell'Hotel Daniela di Levico Terme - è che con la pandemia la gente ha capito che è bello stare a casa con la famiglia e finché ha qualche risparmio va avanti così».

La signora Vicenzi ieri era al Career Day per cercare uno chef: «Ho visto 5 persone, ma nessun cuoco. Trovo disponibilità dei ventenni, ma tra i 25 e i 40 anni vedo poca voglia di lavorare».

Gianluca D'Alba, direttore dell'hotel Nevada di Folgaria, di aiuti-cuoco ne cercava due. «Tra i tre che si sono presentati alla mia postazione solo uno aveva le caratteristiche che cerco».

«L'evento è organizzato benissimo - continua - ma l'interesse da parte dei lavoratori è evidentemente scarso». Perché? «Io trovo disponibilità e spirito di adattamento soprattutto tra gli stranieri, mentre gli italiani, pur offrendo un lavoro secondo il contratto nazionale, sono molto più rigidi».

In effetti tra la ventina di persone in cerca di lavoro che incrociamo in via Maccani, la maggior parte è di origine straniera. Come Mian Sarir Ahmed, pakistano che da 4 anni lavora come stagionale in Trentino. «Cerco qualsiasi tipo di lavoro anche se preferirei in hotel, visto che ho esperienza da aiuto cuoco, ma va bene tutto dato che ho una famiglia da mantenere».

Dai colloqui esce soddisfatto, evidentemente la sua ampia disponibilità non è passata inosservata tra i potenziali datori di lavoro.

«Per la mia professionalità - spiega invece Lorena Longo, pianista e cantante - sono tempi duri: dopo il Covid gli hotel stanno tagliando sugli extra e l'accompagnamento musicale durante la cena è tra questi».

«Sto cercando camerieri e tutto fare in cucina - racconta Stefano Sartori che ha un ristorante a Molveno -, ma quanta fatica! Ai giovani lavorare nel turismo non interessa perché impegna anche i sabati e le domeniche».

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