Aiuti / Il caso

Bonus bebé negato ai non residenti da 10 anni: Provincia battuta in tribunale a Rovereto

Nuova sentenza che sconfessa la norma della giunta, l’annunciano i sindacati: «Fugatti e la sua Giunta si sono macchiati di condotta discriminatoria, questa volta - ed è un’aggravante - verso i bambini nati in Trentino da figli di cittadini stranieri»

ROVERETO. Nuova batosta giudiziaria per la giunta provinciale. Il tribunale di Rovereto ha accolto il ricorso di un cittadino pakistano che si era visto respingere la domanda di assegno provinciale di natalità perché privo del requisito dei 10 anni di residenza in Italia. Lo comunicano Cgil, Cisl e Uil: «Ancora una volta - scrivono i sindacati - Fugatti e la sua Giunta si sono macchiati di condotta discriminatoria, questa volta - ed è un’aggravante - verso i bambini nati in Trentino da figli di cittadini stranieri».

Il giudice Michele Cuccaro ha applicato la recente sentenza del Corte costituzionale che ha ritenuto illegittimi i vincoli di residenza decennale ma anche il possesso del permesso per lungo soggiornanti concesso da chi vive e lavora in Italia da almeno cinque anni.
La Provincia ora deve eliminare questi requisiti discriminatori nel suo regolamento altrimenti dovrà pagare, oltre alle spese legali di oltre 4mila euro, 50 euro al giorno di sanzione al ricorrente, in questo caso l’Associazione Asgi, per il mancato rispetto dell’ordinanza.

«Con questa ordinanza del Tribunale di Rovereto tutti i bambini e le bambine nate in Trentino potranno chiedere l’assegno di natalità a prescindere dalla nazionalità dei loro genitori e anche se hanno solo un permesso di soggiorno biennale. Si tratta dell’ennesima onta per la Provincia di Trento che ha perseguito politiche discriminatorie come nessun altro territorio italiano. Né il Veneto, né il Friuli per esempio hanno adottato questi criteri, mentre tutto il Parlamento italiano aveva votato a marzo del 2021 il requisito massimo di due anni di residenza per l’accesso al nuovo Assegno unico universale statale».
«Avevamo avvertito la Provincia che sarebbe andata così. Sono due anni che facciamo una campagna di sensibilizzazione contro questi provvedimenti discriminatori. Ma Fugatti, nel solco dei suoi riferimenti politici di estrema destra e sovranisti a partire da Trump, non ha voluto sentire ragioni. Per fortuna nel nostro Paese vige lo stato di diritto e il tribunale ha riconosciuto la condotta discriminatoria della Provincia perché viola i trattati dell’Unione Europea.
Spiace solo perché questa figuraccia il Trentino poteva risparmiarsela. Il prezioso lavoro fatto dall’Agenzia della Famiglia o dal Family Audit viene spazzato via in un attimo: ora in tutta Italia passeremo per quelli che discriminano i bambini fin dalla culla. La miopia e l’ottusità della giunta Fugatti su questi temi è pericolosa e controproducente: non mette solo in discussione anni di integrazione come quando ha restituito all’Unione Europea 1,5 milioni di euro utili all’insegnamento della lingua italiana agli stranieri indispensabile per il loro inserimento nel mercato del lavoro, ma rende meno attrattivo il Trentino nel momento in cui le nostre imprese hanno assoluto bisogno di manodopera. Tafazzi non avrebbe saputo fare di meglio», concludono i sindacati.

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