Ambiente / Il caso

Fanno ombra all'hotel, abeti rossi da tagliare in Val di Fassa, lo ordina una sentenza

Piantati nel 2014 dal vicino confinante, a distanza regolare, danno fastidio all’albergo: la sentenza dopo una battaglia legale a suon di periti, perché sono radicati a tre metri come per legge, ma i rami sono cresciuti

VAL DI FASSA. Dovranno essere abbattuti, o rimossi e messi a dimora altrove, alcuni abeti rossi piantati e cresciuti rigogliosi ma troppo vicini ad un albergo a Vigo di Fassa.

I titolari dell'hotel, un quattro stelle con vista sulle Dolomiti, invano avevano chiesto ai confinanti di arretrare gli abeti rossi. E così la vicenda è finita davanti al giudice di pace di Cavalese, che a conclusione della causa civile - con tanto di perizia per stabilire se il verde della discordia sia da considerare siepe o alberi - ha accolto le ragioni dell'albergo, difeso dall'avvocato Andrea Dalponte.

La società proprietaria del terreno su cui insistono gli alberi è stata condannata «all'estirpazione degli alberi, come individuati da atto di citazione, ai sensi dell'articolo 894 del codice civile».

La parte convenuta dovrà anche provvedere alle spese di lite in favore della parte attrice (cioè l'albergo) che liquida in euro 1.300 per compenso ed euro 1.386 per spese. Inoltre, ovviamente, il confinante dovrà accollarsi le spese per estirpare gli abeti rossi della discordia.

La sentenza è immediatamente esecutiva salvo il ricorso in appello della parte soccombente.

Il destino della dozzina di abeti rossi pare essere segnato. Dunque se si piantano alberi ad alto fusto è bene misurare con attenzione le distanze dal confine tenendo presente che negli anni gli abeti sono destinati a crescere.

«Va osservato - scrive il giudice in sentenza - come in materia di distanza piantamento alberi, a norma dell'articolo 894 del codice civile, il vicino può esigere che vengano estirpati gli alberi piantati a distanza minore di quelle indicate. L'articolo 892 indica nella distanza di 3 metri dal confine quella prevista per gli alberi ad alto fusto, individuando questi negli alberi il cui fusto sorge ad altezza notevole.

Nella consulenza tecnica d'ufficio, inoltre, il ctu ha stabilito che le piante in questione sono state piantate tra il 2013 e il 2014 e appartengono al tipo conifere-resinose, "abete-rosso", da ritenersi piante ad alto fusto per le quali, quindi, è prevista la distanza di 3 metri dal confine e che la loro conformazione non può ritenersi siepe, come invece sostenuto da parte convenuta».

Il consulente di parte convenuta ha obiettato come l'altezza vada determinata sulla base del fusto, posto che i rami sono soggetti alla normale potatura.

«Sul punto - conclude il giudice di pace di Cavalese - la giurisprudenza ritiene che il concetto di "fusto", nella distinzione di alberi ad alto e medio fusto, non ricomprende solo il tronco ma anche le branche principali, quindi le parti aeree. Pertanto, le valutazioni del ctu circa l'altezza delle piante sono condivisibili, avendo le stesse un fusto che raggiunge i 2 metri, mentre la ramificazione si sviluppa in altezza superando i 3 metri».

Troppo grandi e troppo vicini all'albergo di Vigo di Fassa.

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