Salute / Il caso

Ospedali di valle a rischio stop: mancano radiologi a Cavalese e Borgo

Continua la fuga verso le cliniche private, dopo l’addio del primario «osteggiato» per aver criticato la Provincia sugli orsi, si va avanti a «gettonisti», da 1500 euro a turno

LO STUDIO Medici, in Trentino la fuga dagli ospedali

TRENTO. La fuga prosegue: gli ospedali di valle (ma non solo, Trento e Rovereto non se la passano meglio) sono in grossa difficoltà e mese dopo mese i reparti a rischio chiusura, o comunque con problemi nel garantire i servizi, aumentano.

L'ex assessore Luca Zeni, numeri alla mano, ha spiegato che anche la Radiologia degli ospedali di Cavalese e Borgo Valsugana è a forte rischio chiusura. «Ho chiesto a Fugatti e Segnana il punto della situazione sul reparto e quanti esami sono stati svolti dalla nuova risonanza magnetica di Cavalese rispetto al suo potenziale.

Poi sarebbe interessante capire, al netto degli slogan, quali sono i progetti per rendere nuovamente attrattivo quel reparto».

Zeni spiega nel dettaglio la situazione: «Uno dei servizi che ha sempre funzionato sugli ospedali di Cavalese e Borgo, è quello di radiologia, con la presenza di un primario molto attivo e presente, e di una squadra di medici affiatata. Anche per questo negli anni scorsi la Provincia aveva scelto di investire risorse per rinnovare l'attrezzatura tecnologica, con nuovi macchinari. Purtroppo l'attuale Giunta provinciale ha scelto di ostacolare il lavoro del primario, reo di averne criticato le (discutibili) scelte nella gestione degli orsi, nella desolante fase delle ripetute fughe di M49: Fugatti ha scelto di richiedere provvedimenti disciplinari e di procedere con querele nei confronti del professionista non allineato. Come previsto e prevedibile tutto è stato archiviato, rientrando nella manifestazione della libertà di pensiero. Ma il primario si dimise e da allora, quando su Borgo e Cavalese lavorava un'equipe di sei medici radiologi, è iniziato un velocissimo declino. Risulta che ad oggi già due medici abbiano deciso di andare a lavorare altrove, e quindi siano rimasti quattro medici in servizio, ma altri due sono in procinto di pensionamento o prepensionamento.

Sappiamo che il ricorso come tampone alla libera professione, oltre ad essere molto onerosa in quel contesto (le cifre possono essere intorno ai 1.500 euro a turno, per 8 ore di lavoro), non garantisce progettualità e continuità del servizio».

Il caso citato dal consigliere è quello del dottor Maurizio Centonze, trentino, per anni alla guida dei reparti di radiologia di Borgo e Cavalese. Poi, come accennato, a gennaio 2020, le critiche sulla gestione del caso orso: «Nel mio post in questione - dichiarò allora Centonze - ho espresso solo la mia opinione. Non ho mai offeso né il presidente e nemmeno i suoi assessori e mi sono subito scusato per i toni usati».

Due anni fa lo stesso primario, intervistato sul suo caso, disse anche che «tanti medici e dirigenti stanno lasciando il Trentino. Una serie di professionisti di altissimo profilo sono finiti in altre realtà sanitarie. Rafforzandole. Mi fermo qui». Se le sue considerazioni si "fermarono lì", così non è evidentemente per gli addii alla sanità trentina. Che continuano.

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