Femminicidio / La storia

Viviana, uccisa dal marito, apicoltrice appassionata che ha «salvato» il ceppo di api trentine autentiche

Fin da bambina attratta dal mondo degli alveari, era una imprenditrice e grande esperta: dobbiamo a lei il salvataggio della «razza pura», che poi ha ceduto alla Fem per metterla a disposizione di tutti. Oggi i funerali

ESEQUIE La scelta di un funerale insieme

di Chiara Zomer e Patrizia Todesco

CASTELLO MOLINA DI FIEMME. Per capire quanto Viviana amasse il suo lavoro e le sue api basta dare un'occhiata al sito dell'azienda "Dolci sapori del bosco" che lei aveva creato. «Mi chiamo Viviana - scrive - mamma di tre splendidi figli. Tutti i giorni le api ed il mio mestiere, mi danno la possibilità di far capire a loro cos'è la natura e qual è il modo migliore di viverla. Ricordo all'età di 6-7 anni quando prendevo in mano api e bombi e provavo a portarli in piccole cassette. Giorno dopo giorno continuo ad approfondire e migliorare le mie conoscenze in apicoltura, mettendole in pratica nella mia azienda con la voglia di mantenere quell'ape forte, sana e autonoma come madre natura l'aveva creata. Le api sono un patrimonio da coccolare e difendere».Dalla passione per le api a farne una vera e propria professione per Viviana è stato quasi automatico. Ragioniera, dopo 12 anni di lavoro nel privato e nel pubblico, si era infatti licenziata. A quel punto aveva già tre bambini e un sogno nel cassetto che coltivava fin dall'infanzia.

Quei piccoli insetti che lei maneggiava con amore quando era bambina erano diventati la sua vita. All'inizio si era concentrata sulla genetica delle api, con particolare attenzione a quelle del ceppo trentino.

«Ho avuto la fortuna di conoscere un anziano apicoltore che aveva conservato gelosamente questo ceppo», aveva raccontato. Questa scoperta l'aveva portata a fare degli stage presso l'università di Praga per studiare le tecniche dell'inseminazione strumentale delle api. L'anziano regalò a Viviana le api dietro la promessa che lei avrebbe mantenuto il ceppo trentino proprio grazie all'inseminazione artificiale. La convenzione con le Foreste Demaniali di Cadino e Paneveggio che misero a disposizione sei mila ettari di territorio geneticamente incontaminato permise di portare avanti il progetto. Viviana Micheluzzi cedette poi l'ecotipo trentino all'istituto di San Michele.

«Nessun poteva aspettarsi una simile tragedia. Li conoscevamo perché la nostra azienda è vicino alla loro e non potevamo assolutamente prevedere una simile cosa tanto che, quando abbiamo visto i pompieri e gli altri mezzi, abbiamo pensato ad un incendio, non certo ad un omicidio» dice Beatrice Nones, dell'Azienda agricola Maso Pertica, provata per quanto accaduto. A Castello Molina di Fiemme si conoscono tutti ma Viviana e Mauro erano proprio i suoi vicini. Eppure quel giorno  non ha sentito nulla e ha saputo della tragedia dalle notizie che le sono apparse sul telefonino. «Lei è sempre stata una persona molta attiva nel suo lavoro, un'entusiasta che traeva soddisfazione da ciò che faceva. Ma anche per il marito era così. Noi li vedevamo sempre insieme».

Castello di Fiemme, uccide la moglie e si suicida: tutte le tappe della tragedia

La tragedia a Castello di Fiemme, con l’ennesimo caso di femminicidio (e suicidio). Ecco cosa è successo.

Beatrice aveva visto Viviana appena pochi giorni fa. «Ci siamo salutate, parlate del più o del meno come spesso capitava, ma lei non mi aveva mai fatto capire di avere dei problemi e men che meno una situazione familiare difficile. Per questo nessuno di noi poteva immaginare una cosa del genere. Per quello che vedevamo noi sembravano lavorare bene insieme. Anche la loro attività richiede tanto impegno e fatica e per questo da anni lavoravano sempre l'uno accanto all'altro».

«Di apicoltrice capace e innovativa», parla il presidente dell'associazione apicoltori del Trentino, Marco Facchinelli. «Aveva iniziato lei l'attività e lui l'ha poi seguita. Era una persona capace di fare il suo lavoro e ultimamente era stata anche brava a stringere accordi con alcune catene alimentari. Si dava da fare, era una appassionata».

In passato lei era stata anche consigliera dell'associazione, ma poi aveva preferito dedicarsi totalmente al lavoro ed era rimasta socia.

Paolo Fontana, della Fondazione Mach: «Con Viviana avevamo collaborato anni fa, perché portavamo avanti un progetto di selezione delle api a Paneveggio. Era un'apicoltrice estremamente preparata. Era andata anche in Polonia, a fare dei corsi per l'inseminazione strumentale, aveva messo in piedi un piano di selezione. Aveva una bellissima azienda. E lui le dava una grande mano».

Beniamino Rizzoli, ex presidente Apicoltori val di Fiemme ricorda: «Aveva aperto l'attività da almeno 15 anni, era partita da zero anche lei, come tanti di noi, e si era fatta un po' alla volta. Aveva partecipato a corsi all'estero, in Polonia, a Praga. Aveva una grande passione». Sconcertato anche Marco Vettori, presidente Apicoltori Fiemme: «Queste sono cose che lasciano sbigottiti. Certo che la conoscevo, era molto preparata. Ho spesso visto anche lui, che lavorava nell'azienda di famiglia. Ci sono rimasto male. Quella dei femminicidi è ormai una mattanza che non finisce mai. Domenica avremo la nostra assemblea, la apriremo con una riflessione su questa vicenda. Stiamo vivendo tempi difficili da vivere a da capire».

 

comments powered by Disqus