Guerra / La solidarietà

Aiuti ai profughi: il magazzino di Lavis si riempie, ma mancano i camion per il trasporto verso l'Ucraina

Il nuovo deposito messo a disposizione dalla Pejo Pallet, con tanto di muletto, rende più snelle le operazioni di raccolta e stoccaggio: il problema è la disponibilità di mezzi e di autisti e poi c'è il costo crescente dei carburanti, per un carico spese alle stelle

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di Chiara Zomer

TRENTO. Basta andare in via Sant'Antonio per vederlo. L'onda di solidarietà dei trentini si è alzata subito. Alta, potente.

Cibo, medicinali, nelle prime ore anche vestiario: è arrivato di tutto all'associazione Rasom. Solo che l'onda va indirizzata, altrimenti sotto ci si annega. E adesso sono due le emergenze. Quella logistica, per lo stoccaggio della merce in attesa di partire per l'Ucraina.

Da giovedì scorso i volontari hanno un nuovo spazio: un magazzino a Lavis, con tanto di elettricità, pallet, muletto, messo a disposizione dalla Pejo Pallet Snc, grazie ad un passa parola tra piccoli imprenditori ed ex imprenditori. «In pochissime ore abbiamo trovato questa soluzione» annunciava ieri Gabriella Maffioletti.

Ma l'emergenza vera, quanto ad aiuti, è quello dei trasporti. Perché tutto questo materiale raccolto va portato là. E non è facile. «Finora abbiamo mandato sei tir - spiega Olesyia Linetska, dell'associazione Rasom - ma si trattava di camion ucraini che tornavano là. Una volta dentro, non sono più tornati indietro».

Il problema è duplice. Da una parte ci sono i costi: i primi partiti non hanno chiesto nulla, ma ora si apre il tema gasolio. Servono tra i 1.500 e i 2mila euro solo di rifornimento, ovvio che vada aiutato chi parte. Se si conta tutto, invece, un viaggio può arrivare a 4 mila euro. Le cifre in ballo cominciano ad essere alte. Non solo. Il problema ancora più grave è quello della penuria di mezzi e persone disponibili. Tir ce ne sono pochi, dall'Ucraina poi esce ormai pochissimo. Meno ancora sono gli autisti.

Per questo si stanno moltiplicando gli incontri tra associazione, Provincia e Comune. Perché è evidente che l'associazione Rasom non ha le forze, nell'immediato, di inviare gli aiuti. Ecco perché si è rivolta alle istituzioni. Che poi significa Provincia e protezione civile: se servono mezzi e risorse, lì si va a parare. Il mondo del volontariato si aspetta in effetti di essere mobilitato anche in questo senso. Solo gli alpini della val di Non, per dirne una, hanno raccolto qualcosa come 280 bancali di materiale che aspetta solo di arrivare ai destinatari.

«Stiamo valutando, e stiamo facendo il possibile» si limita a dire il dirigente della protezione civile Raffaele De Col. Ma le poche parole fanno intendere bene che la cosa è meno semplice di come può apparire in un primo momento. Nell'attesa di capire come far arrivare là gli aiuti, l'associazione Rasom non si ferma. «E come facciamo? Ci è stato chiesto di stoppare la raccolta fino a che non inviamo gli aiuti, ma come si fa - osserva Alessia Linetska - noi inviamo su richiesta di enti precisi: ospedali, orfanotrofi, municipi, a volte centri di smistamento di volontari. Come fai a fermarti, quando un orfanotrofio ti dice che serve cibo?».

Lo raccogli e vedi di stoccarlo da qualche parte. In questo senso è arrivato giusto in tempo l'aiuto della Pejo Pallet, che ha messo a disposizione un magazzino. «Io volevo fare qualcosa, parlando con conoscenti ucraini mi hanno messo in contatto con l'associazione, che mi ha detto che serviva un magazzino - ricostruisce Gabriella Maffioletti - allora ho contattato subito qualche amico».Il primo a rendersi utile è stato Paolo Demozzi, ex imprenditore oltre che volontario della Misericordia, si è messo al telefono. E ha trovato Matteo Daprà, della Pejo Pallet Snc. «Io già volevo fare qualche cosa per questa situazione. Purtroppo non ho tempo e questo mi pesa. Ma posso fare qualcosa per rendere più facile il lavoro di chi riesce a ritagliarsi del tempo. Lo faccio volentieri e credo che dovrebbe essere un esempio. Come associazione - lui è presidente della filiera Legno, nell'associazione Artigiani - cercheremo di fare qualche cosa di concreto. Il presidente degli artigiani Marco Segatta è stato già contattato, si vedrà.

Nel frattempo, l'associazione non può che salutare con un certo entusiasmo il regalo della famiglia Daprà. «Per noi fa tanto la differenza, anche perché qui ci sono i pallet e c'è il muletto. Questo significa che potremo caricare velocemente. Finora abbiamo caricato tutto a mano, così sarà diverso. Anche se l'ultimo camion, per la verità, sono arrivati gli alpini: ho chiesto una mano, sono arrivati in 150. Ma con l'attrezzatura sarà tutto più facile».

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