Salute / Il problema

Infermieri in Trentino: un terzo in pensione nei prossimi anni, è emergenza ricambio

Un lavoro difficile, spesso stressante, e il trattamento economico va migliorato: «Abbiamo chiesto un tavolo di confronto, necessario inserire benefit come asilo nido e alloggio» dice Nursing Up

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di Patrizia Todesco

TRENTO. Infermieri stremati dopo turni massacranti. Infermieri che rivendicano premi e l'aggiornamento dei salari senza ottenere risposte soddisfacenti. Infermieri che devono saltare ferie e turni di riposo e che per l'esercizio del loro lavoro finiscono per essere al centro di procedimenti giudiziari. Storie raccontate ogni giorno in questo periodo di Covid. Molti li anno definiti "eroi", sono ammirati, ma il loro lavoro non è invidiato tanto che quella dell'infermiere è una professione che sta perdendo attrattività, soprattutto in Italia.

Anche in Trentino è così. «Nei prossimi otto anni, secondo uno studio dell'Ordine, saranno 1.200 gli infermieri che andranno in pensione nella nostra provincia - ricorda Cesare Hoffer, segretario del Nursing up - e molti di questi stanno lavorando negli ospedali di valle. Sostituirli non sarà affatto facile. Per questo noi stessi abbiamo proposto un tavolo di lavoro per rendere maggiormente attrattiva la professione. Stiamo attendendo che ci chiamino. Noi abbiamo già individuato alcune priorità come il riconoscimento della carriera, ovviamente l'aspetto economico e poi benefit come asili nido e alloggi».

La carenza di questi professionisti si fa già sentire, tanto che in alcune realtà è stato chiesto aiuto a professionisti provenienti dall'estero. «Ma questa non può essere la soluzione - riflette Hoffer - É come curare un malato terminale con l'Aspirina. Se crediamo nella nostra sanità dobbiamo agire diversamente, puntando prima di tutto anche sui riconoscimenti economici. Ci sono 10 milioni per il Covi e 15 milioni per il contratto fermi».

L'impressione è che gli infermieri vengano lodati ma poi, quando c'è da riconoscere economicamente, il loro lavoro, si registrano ritardi inaccettabili. Ecco allora che i giovani preferiscono guardare altrove, nonostante le professioni sanitarie rimangano tra quelle che più di tutte garantiscono un lavoro sicuro al termine degli studi.

«I corsi di laurea sono aumentati e ora molti giovani sono orientati al clima, al verde, ad altri aspetti - spiega Anna Brugnolli, direttrice del Polo universitario delle professioni sanitarie - Soprattutto in alcune zone del Trentino più vocate al turismo trovare studenti non è facile. Stiamo anche vivendo gli effetti della riduzione della natalità e quindi il target dei possibili interessati sta diminuendo. Sicuramente, con l'ampliamento dell'offerta, l'attrattività delle professioni sanitaria è diminuita, anche se qui da noi meno che altrove. Poi forse sono anche rimasti dei preconcetti su questa figura professionale che invece come competenze è cresciuta enormemente negli anni».

Proprio per illustrare cosa vuol dire diventare infermiere oggi nei prossimi giorni sono stati organizzati dei Webinar (2, 3 e 8 marzo) per gli studenti delle superiori e in generale per tutti coloro che sono interessati ai corsi di laurea triennali delle professioni sanitarie.

Per partecipare ai webinar è necessario iscriversi (la locandina con i link o i QR code è a questo indirizzo) e, successivamente, verrà inviato con email un link per collegarsi alla stanza virtuale «Proprio per far fronte alle esigenze di professionisti, quest'anno c'è un aumento di posti - spiega Anna Brugnolli - e per la laurea in infermieristica saranno a disposizione 160 posti».

Le iscrizioni come ogni anno saranno a luglio e a settembre verrà effettuato il test di ingresso che sarà unico per tutti i corsi di laurea delle professioni sanitarie, con possibilità di indicare le proprie preferenze. «Lo scorso anno avevamo avuto il doppio delle richieste rispetto ai posti disponibili - spiega la direttrice - e ora attendiamo le iscrizioni di quest'anno, mentre ad aprile ci sarà la laurea di una cinquantina di nuovi infermieri».

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