Femminicidio / Il caso

Fondo di solidarietà per Agitu: raccolti 106mila euro, ma c'è il problema dei debiti contratti dall'azienda

Il notaio Piccoli fa il punto: «I soldi spesi per il rimpatrio della salma, per il viaggio della famiglia e per la cura del gregge. Ora dovremmo contattare tutti donatori e chiedere cosa si può fare»

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FIEROZZO. Ad oltre un anno dall'omicidio di Agitu Ideo Gudeta, massacrata a colpi di martello, è più che mai vivo il ricordo della pastora diventata simbolo di integrazione. Il processo di primo grado si è concluso con la condanna del suo assassino, Suleiman Adams a 20 anni di reclusione per omicidio volontario e violenza sessuale.

Le sue "capre felici" stanno superando bene anche il secondo inverno, collocate presso alcuni allevatori trentini. Questo in attesa di una soluzione definitiva che salvaguardi l'unitarietà del gregge e la prosecuzione dell'attività di Agitu come imprenditrice agricola.

Suleiman Adams condannato a 20 anni per l’omicidio di Agitu: la lettura della sentenza

È stato condannato a 20 anni di reclusione Suleiman Adams, il ghanese di 33 anni reo confesso che il 29 dicembre del 2020 ha ucciso a Frassilongo, in Trentino, Agitu Ideo Gudeta, la pastora 42enne di origine etiope.

Per ricordare la figura di Agitu era stata avviata una raccolta fondi su una piattaforma di crowdfunding: in poche settimane vennero raccolti 106.753 euro. Che fine hanno fatto le donazioni?

I fondi sono custoditi dal comitato di gestione per Agitu di cui fanno parte padre Mussie Zerai Yosief, sacerdote cattolico eritreo designato dalla famiglia, Elisabetta Nardelli, un'amica di Agitu, e Paolo Piccoli, notaio e presidente del Consiglio comunale di Trento.

«Circa 4.000 euro - precisa Paolo Piccoli - sono stati spesi per il viaggio della famiglia in Italia e per il trasferimento della salma di Agitu in Etiopia. Poi, su proposta della curatrice dell'eredità, l'avvocato Annarosa Molinari, abbiamo dato un sostegno economico agli allevatori che si sono presi in carico il gregge di Agitu. Rimangono così circa 90 mila euro».

Questo denaro è vincolato. Non può essere utilizzato per ripianare i debiti contratti da Agitu per lanciare le sue attività imprenditoriali, tra cui un bed & breakfast. «Il suo gregge di capre non deve essere smantellato, le terre che lei aveva affittato non devono tornare ad essere abbandonate», questo era l'obiettivo, molto chiaro, della raccolta fondi.

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Prima di muoversi il comitato dei garanti deve attendere il lavoro, complesso e delicato, della curatrice dell'eredità giacente. L'avvocato Molinari deve in sostanza inventariare tutti i beni e verificare quali sono i debiti a cui far fronte o eventuali crediti da recuperare.

Pare che l'eredità di Agitu sia negativa, ma questa prospettiva non positiva per gli eredi (che non hanno ancora dichiarato se accettano o meno l'eredità) non dovrebbe impedire la prosecuzione del sogno di Agitu, obiettivo della raccolta fondi. «Conclusa la parte istruttoria - spiega Piccoli - l'avvocato Molinari vaglierà le possibili soluzioni. Si valuterà se sarà possibile, come richiesto anche dalla famiglia di Agitu, trovare un allevatore che mantenga il gregge unito in Trentino».

Ma c'è anche un "piano B2" qualora il primo obiettivo dovesse essere mancato: immaginare altre iniziative che vadano nel segno di ricordare l'impegno di Agitu. «In questo caso - precisa Piccoli - dovremmo contattare attraverso la piattaforma tutti i donatori per verificare se aderiscono alla nuova iniziativa o se invece preferiscono ritirarsi, nel qual caso dovremmo prevedere un rimborso».

Intanto le capre di Agitu pare siano davvero felici: ci avviciniamo alla stagione in cui nascono gli agnelli, un momento delicato ma che Agitu affrontava ogni anno con rinnovato entusiasmo, anche lei felice.

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