Giustizia / Il caso

Abusi sessuali sulla bambina della sua compagna: cinquantenne trentino condannato a 5 anni e 8 mesi

Il primo episodio quando la piccola aveva 11 anni, ma non venne creduta. Ma quando l’uomo ci ha riprovato la seconda volta lei aveva 16 anni, e l’ha denunciato: pesante sentenza di condanna

TRENTO. Per due volte ha subito atti sessuali da parte del compagno della madre. Il primo episodio accadde quando la vittima era poco più di una bambina: aveva appena 11 anni, e forse non venne creduta fino in fondo; la violenza sessuale venne "dimenticata" (non certo però dalla minorenne).

Anni dopo, quando la bambina era diventata una ragazza di 16 anni, il compagno della madre tornò a fare pesanti approcci sessuali. Questa volta però venne denunciato, processato e condannato.

La Corte d'appello ha infatti confermato la sentenza di primo grado, salvo una lieve riduzione della pena passata da 6 anni a 5 anni e 8 mesi.

Una pena severa, ma il linea con la gravità delle condotte contestate ad un 56enne residente in un paese a sud di Trento. L'imputato deve risarcire il danno alla parte civile: i giudici hanno disposto il sequestro conservativo della casa di proprietà dell'imputato, così da garantire il pagamento di quanto dovuto alla parte lesa.

La vittima degli abusi aveva solo 11 anni quando il fidanzato della mamma la palpeggiò nella parti intime e la obbligò a "toccarlo" come se quell'atto sessuale fosse un gioco. La ragazzina si era accorta che c'era qualcosa di strano nell'atteggiamento morboso dell'uomo, ma solo dopo diversi mesi ebbe la forza di confidarsi con la madre. Ne parlò, ma l'episodio all'epoca venne poi "dimenticato".

Ma una violenza sessuale non si cancella. La ferita rimaneva. La memoria di quei terribili momenti tornò a galla quando lo stesso uomo, anni dopo, la strinse a se baciandola sul collo. Ma la ragazza a quel punto era in grado di sottrarsi all'abbraccio dell'orco. Era a casa del fidanzato della madre quando l'uomo si era avvicinato a lei e l'aveva molestata. La violenza era accaduta durante l'inverno, ma solo l'estate successiva, durante una vacanza sola con la madre, era riuscita a raccontare l'accaduto, a spiegare che l'uomo - che la madre frequentava da anni e quindi era "di famiglia" - aveva approfittato di lei.

La vicenda si era risolta con uno scontro verbale tra la madre e il compagno: l'uomo si era giustificato parlando di "amore paterno" e dicendo che mai avrebbe fatto male alla piccola, salvo poi sostenere che la ragazzina aveva avuto un atteggiamento provocatorio.

La donna, nonostante lo shock per la situazione, stretta tra la necessità di proteggere la figlia e il sentimento che ancora riusciva a provare per il compagno, non sarebbe mai riuscita ad allontanare del tutto quell'individuo. Così, anni dopo, lo stesso uomo diede appuntamento alla ragazzina di sera e, con la scusa di un passaggio in auto, cercò di baciarla sul collo nonostante la resistenza della giovane, all'epoca diciassettenne. È stato questo l'episodio a far riemergere dalla memoria della ragazza la violenza di sei anni prima. Tutto il dolore represso per anni è ricomparso: di qui la decisione di denunciare l'uomo, raccontando alle forze dell'ordine anche il gravissimo episodio precedente. L'odierno imputato di fatto ha fornito lui stesso prova della sua colpevolezza: ha consegnato due foto, in atteggiamenti inequivocabili, di quando la bambina aveva solo 11 anni.

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