Sanità / Il caso

La famiglia Pedri: «Sara fragile? È forse un reato? Ma a Catanzaro nessun problema, a Trento sì»

Dopo la nota dell'avvocato difensore dell'ex primario Saverio Tateo, intervengono i parenti della ginecologa scomparsa dal 4 marzo 2021

LA DIFESA “Dal primario Tateo nessun mobbing. Sara Pedri a disagio in ogni contesto lavorativo in cui si è trovata”
LA PERIZIA «Sono un morto che cammina», depositato lo studio di parte
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TRENTO. Questa mattina i familiari di Sara Pedri hanno pubblicato un post in Fb rilanciando le accuse nei riguardi del clima nel reparto di ginecologia a Trento, dove lavorava la giovane romagnola.

Il post arriva dopo un intervento dell'avvocato Salvatore Scuto, legale di Saverio Tateo, l'ex primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Trento, dove lavorava Sara Pedri, scomparsa dal 4 marzo 2021.

L'avvocato face riferimento, in particolare, ai contenuti di una perizia psicologica di parte prodotta dai legali della famiglia Pedri: il difensore del primario respinge le accuse di mobbing nei riguardi del suo assistito e parla di "un sentimento di personale insoddisfazione che accompagna la dottoressa Pedri in ogni contesto lavorativo in cui si è trovata".

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La giovane ginecologa è scomparsa lo scorso 4 marzo 2021. Da allora molte cose sono successe. Ma di lei, ancora nessuna traccia.

Parole che evidentemente hanno fatto reagire i parenti della ginecologa.

«Noi famigliari di Sara - replica la famiglia Pedri - non abbiamo paura di nessuno, non ci siamo mai nascosti dietro ad un dito, ci abbiamo sempre messo la faccia mostrando il bello e il brutto e così continueremo a comportarci.
 
Ciò che conta sono i fatti accaduti e dimostrati da tempo, sono loro che parlano per noi e per Sara che oggi non si può difendere.
 
Le fragilità e le debolezze di Sara facevano parte della sua persona così come i pregi e i difetti. Perchè chi è che non li ha?
 
Essere fragile è un reato?
 
Le sue fragilità però a Catanzaro non le hanno impedito di vivere e di procedere verso i suoi sogni, non l'hanno fatta sentire come un "una morta che cammina", invece a Trento, in quell'ambiente tossico e dispotico, le fragilità di Sara si sono trasformate in un "grande mostro" che l'ha annientata fino a depersonalizzarla.
 
Questo è successo e questo è stato testimoniato e dimostrato in maniera inequivocabile», conclude il post, pubblicato nella pagina Facebook "Verità per Sara Pedri".
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