Sanità / La storia

La felicità di Chiara Agnoletto: “Grazie Trento, così un intervento mi ha salvato la vita”

La fortuna della farmacista 34enne di Arzignano è stata quella di incontrare il dottor Silvio Sarubbo, primario di neurochirurgia all'ospedale Santa Chiara di Trento
 

di Patrizia Todesco

TRENTO. Trent'anni di visite e accertamenti effettuati negli ospedali del Nord Italia. Trent'anni vissuti convivendo con fortissimi mal di testa e negli ultimi anni anche con problemi di equilibrio, vista e deglutizione. La salvezza di Chiara Agnoletto, farmacista 34enne di Arzignano, nel vicentino, è stata quella di incontrare il dottor Silvio Sarubbo, primario di neurochirurgia all'ospedale Santa Chiara di Trento.

Insieme alla sua equipe, grazie ad un intervento durato più di otto ore, questo professionista ha riportato il sole nella vita di Chiara. «Dal giorno dell'intervento - racconta - non ho più avuto mal di testa e ora posso camminare, scalare, mangiare, vivere».

Non solo. A Trento, Chiara ha trovato un reparto con professionisti che in un momento delicatissimo della sua vita sono diventati la sua seconda famiglia. Una storia di bella sanità, che porta alla luce il lavoro silenzioso, ma sempre preziosissimo, di chi è costantemente in prima linea, e non solo sul fronte del Covid.

Come è arrivata a farsi operare a Trento?

Ero in cura a Verona, ma erano cure fittizie. Complice anche il Covid, ero un po' abbandonata a me stessa. Un mio amico mi ha parlato di questo medico e sono venuta. Da alcuni anni avevo già una diagnosi, una malattia rara chiamata sindrome di Arnold Chiari, causata da una malformazione della fossa cranica posteriore. Sembrava però non ci fosse nulla da fare: avrei dovuto convivere per sempre con il dolore. Come accade a molti malati di patologie rare si ha il nome della malattia ma non la cura. E invece a Trento mi hanno subito prospettato la possibilità di un intervento.

Lei ha convissuto 30 anni con il dolore. Come ci è riuscita?

Da piccola i miei genitori avevano consultato diversi specialisti. Avevo fortissimi mal di testa, tanto che svenivo sul piatto, ma tutti dicevano che era la crescita. Poi in adolescenza pensavano a cefalee tipiche dell'età. Nessuno faceva però indagini approfondite. Nessuno mi aveva prescritto una risonanza magnetica. A 25 anni ho iniziato a fare fatica a studiare e a perdere l'equilibrio. Lì ho capito che c'era altro. A 30 anni mi hanno diagnosticato la sindrome ma senza cure. Mi sono licenziata dal lavoro in farmacia e non potevo fare più nulla. La mia vita era pesantemente compromessa. Avevo un dolore meccanico che mi trafiggeva ad ogni movimento. Degli aghi che non mi davano tregua.

A Trento cosa hanno fatto?

Ho fatto una prima visita a metà maggio del 2021. Mi hanno subito prescritto altri accertamenti e mi hanno poi spiegato che l'unica strada era l'intervento. Ci ho pensato tanto, ma alla fine ho capito che volevo riprendere in mano la mia vita. La risonanza pre intervento, poi, aveva evidenziato che la situazione stava peggiorando. Infatti, non riuscivo più a deglutire cibi solidi. E non era una questione di testa, come diceva qualcuno. Era la pressione della malformazione. L'intervento doveva durare sei ore e invece sono uscita dalla sala operatoria dopo otto ore e mezza. Da quel giorno non ho più avuto mal di testa e questo ha cambiato la mia vita. Alcuni dicono che ho anche cambiato fisionomia. Che ho gli occhi più grandi, ma è perchè sto bene. Il dolore ti cambia dentro e fuori.

A sei mesi di distanza come è cambiata la sua vita?

Ho ripreso a camminare e a scalare in montagna. Vengo spesso in Trentino, proprio nei giorni scorsi ero a Paneveggio. Poi ho ripreso a vedere bene. Sono rinata. Devo fare periodicamente dei controlli. Il primo è andato bene e sono molto fiduciosa. Ho trovato a Trento un reparto fantastico. Sono rimasta ricoverata sette giorni in un periodo in cui i miei familiari non potevano starmi vicino per via del Covid ma tutto il personale è diventato per me una seconda famiglia. Non mi hanno mai lasciata sola. Sono andata in tanti ospedali e alcuni erano scatole vuote e questo mi aveva sempre spaventato. A Trento è stato tutto diverso. Anche nei giorni in cui ero allettata mi hanno accudito senza mai farmi sentire a disagio.

Ed ora quali sono i suoi progetti per il 2022?

Mi godo la mia salute e voglio solo continuare a stare bene. È il mio unico desiderio. Quando si sta male per tanto tempo cambiano le priorità e gli obiettivi. Ho perso tante opportunità in questi anni, occasioni ed esperienze che non torneranno, ma ora cerco di recuperare. Purtroppo il dolore mi ha impedito di fare tante cose, ma ora voglio guardare avanti.

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